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Adozioni: Prestigiacomo replica alle interrogazioni punto per punto
"Non risponde al vero che novemila famiglie vengono dichiarate ogni anno idonee all'adozione" ha precisato. Presto la banca dati dei minori e una campagna di sensibilizzazione
“Ringrazio la collega, onorevole Dorina Bianchi, che con la sua interpellanza mi permette di delineare un bilancio sui primi tre anni di operatività del nuovo sistema delle adozioni internazionali che, com’è noto, è stato completamente ridefinito dalla legge di ratifica della Convenzione de L’Aja”. Dopo l’interpellanza di Marco Zacchera (An) e l’interrogazione di Dorina Bianchi (Udc), il ministro per le Pari Opportunità, Stefania Prestigiacomo, è intervenuta sulla questione adozioni e ha fatto chiarezza sulle polemiche e le richieste di deregulation circolate nei giorni scorsi.
“La legge del 1998 ha segnato per l’Italia, in materia di adozioni, la fine di un sistema improntato sulla iniziativa personale, comunemente definito come il «fai da te». Al tempo, i coniugi che desideravano adottare un bambino dovevano prendere personalmente i contatti nel paese straniero ed erano esposti continuamente al rischio di cadere nella rete del traffico dei minori” ha sottolineato il ministro. “Accadeva di tutto: che venissero indicati come abbandonati e adottabili bambini lasciati negli istituti per estrema povertà dei genitori, che venissero falsificati i documenti anagrafici e contraffatte le schede sanitarie. Unico controllo sugli atti era quello della nostra rappresentanza diplomatica all’estero. Soltanto successivamente, una volta che il bambino era stato introdotto in Italia, il giudice minorile rilevava eventualmente l’irregolarità della procedura e, spesso, si rendeva conto che, sotto il profilo giuridico, lo stato di abbandono del bambino era dubbio”.
“Oggi, la situazione è ben diversa” ha proseguito la Prestigiacomo. “la Convenzione de L’Aja, principale accordo internazionale sulla tutela dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale, ha imposto agli Stati ratificanti, leggo testualmente, «di prevedere misure atte a garantire che le adozioni internazionali si facciano nell’interesse superiore del bambino e nel rispetto dei suoi diritti fondamentali».
Per assolvere a questo impegno, il legislatore italiano ha delineato una procedura di adozione sicuramente molto articolata, perché scandita in fasi ben distinte e perché prevede l’interazione di più soggetti, altamente specializzati, ma, al contempo, sicura, trasparente e lineare. Credo che, per avere una chiara visione dell’intera procedura, sia necessario partire dai dati statistici, ben diversi da quelli che l’interpellante pone a fondamento dell’atto ispettivo”.
Dopo questa premessa, il ministro è passato ai dati. Che smentiscono l’allarme sollevato dai due parlamentari: “Secondo le rilevazioni effettuate dalla commissione per le adozioni internazionali, autorità centrale cui è attribuita dalla legge la delicata funzione di controllo e garanzia del sistema, non risponde al vero che novemila famiglie vengono dichiarate ogni anno idonee all’adozione. Infatti, i decreti di idoneità emessi nel 2002 sono stati 5.711 e, nel 2003, 5.407. Non è neanche vero che il numero dei bambini adottati è pari solo a duemila l’anno. In base ad un trend di crescita continuo, si è registrato un incremento costante: infatti, i bambini adottati nel 2002 sono stati ben 2.225 e, nel 2003, ben 2.759”.
“Da quanto affermato, emerge l’inattendibilità anche del terzo dato denunciato dall’interpellante relativo a circa settemila famiglie insoddisfatte, in quanto non sono riuscite a realizzare il loro desiderio di avere un bambino” conclude la Prestigiacomo. “Del resto, considero di notevole rilevanza un ulteriore fattore: per verificare quante siano le coppie che realmente desiderano adottare un bambino straniero non bisogna considerare il numero dei decreti di idoneità emessi, bensì quello delle coppie che, dichiarate idonee all’adozione internazionale dai tribunali per i minorenni, danno poi, concretamente, incarico agli enti autorizzati di avviare la procedura di adozione. Accade, spesso, infatti, che molte coppie, dopo aver ottenuto il decreto, ne fanno scadere l’efficacia, lasciandone trascorrere invano l’intero anno di validità, senza dare mandato all’ente”.
“Per evidenziare l’incidenza concreta di questo fattore ricorrerò ancora una volta ai numeri” ha sottolineato il ministro. “Ho già detto che i decreti di idoneità emessi nel 2002 sono stati 5.711 e, nel 2003, 5.407: a fronte di tali dati, è significativo notare che sia nel 2002 sia nel 2003 gli incarichi conferiti agli enti sono stati mediamente il 60 per cento del numero dei decreti di idoneità emessi. Quindi, poco più della metà delle coppie che hanno avuto nell’anno il decreto di idoneità proseguono il percorso di adozione e tale tendenza è stata confermata nell’ultimo biennio”.
“I dati dimostrano, pertanto, che non è vero, come sostiene l’interpellante, che il numero delle famiglie che attendono un bambino da adottare cresce vertiginosamente. Dopo aver fornito questa descrizione analitica, mi preme, ancora una volta, ricordare che il principio informatore della Convenzione de L’Aja, recepito dal nostro legislatore, è quello dell’interesse superiore del bambino ad avere una famiglia e non il contrario. Alla luce di questo principio, deve essere fortemente ridimensionata la critica – peraltro infondata – circa il gran numero di famiglie che rimangono insoddisfatte. Ritengo comunque che, nonostante la legislazione italiana sulla materia sia all’avanguardia e sia considerata un modello per molti paesi, la procedura di adozione internazionale possa essere sensibilmente migliorata, sia con provvedimenti di natura amministrativa sia con interventi a livello normativo”.
Riguardo alle disfunzioni operative legate alla legge, il ministro ha inoltre dichiarato: “Ho affrontato il problema dei costi delle procedure. È stata infatti predisposta, su mia iniziativa, la direttiva, adottata dal Presidente del Consiglio dei ministri nel 2003, che sottolinea l’importanza di determinare, attraverso l’elaborazione di apposite tabelle, i tetti di spesa dei servizi resi nel corso delle procedure, sia in Italia sia all’estero, dagli enti autorizzati. Dette tabelle, stabilite in collaborazione dalla commissione e dagli enti autorizzati e già consultabili via Internet, sono sottoposte ad una revisione periodica, anche allo scopo di consentire alla stessa Commissione di verificarne la puntuale osservanza. Questo nostro intervento permette alle coppie di conoscere preventivamente l’impegno economico che dovranno affrontare scegliendo, anche sulla base di tali dati, il paese da cui far provenire il bambino. Ricordo inoltre che la legge garantisce la deducibilità per il 50 per cento delle spese sostenute dai genitori adottivi, tra le quali sono riconducibili anche quelle – cui fa riferimento l’interpellante – sostenute per il trasferimento e il soggiorno nel paese straniero. Ad esempio, la legge sulle adozioni internazionali del Brasile prevede che la coppia debba rimanere in tale paese per 40 giorni, affinché vi sia il migliore incontro con il bambino. Dunque, ciò prescinde dalla nostra volontà, trattandosi di regole alle quali dobbiamo attenerci nel momento in cui ci rivolgiamo al Brasile per intraprendere con lo stesso una collaborazione”.
“Al fine di rispondere ad un altro rilievo evidenziato dalla collega interpellante, in merito ai viaggi che, in alcuni casi, le coppie hanno compiuto all’estero per constatare poi che i bambini indicati dagli enti non sono adottabili o neanche esistono, ritengo opportuno far presente in primo luogo che episodi di questo genere accadevano nella vigenza del vecchio sistema, privo di regole e di controlli” ha specificato la Prestigiacomo. “Diventata operativa la nuova procedura, solo in Ucraina abbiamo riscontrato che le prassi in vigore non apparivano chiare e lineari. Dunque, nel 2002, abbiamo adottato la drastica decisione di sospendere le adozioni con questo paese. Ora i rapporti sono stati ripresi, in quanto l’Ucraina sta compiendo gli adempimenti necessari per la ratifica della Convenzione de l’Aja. Questo passo rappresenta per noi una garanzia che le procedure, in futuro, potranno essere compiute nella legalità, nella trasparenza e nell’interesse del minore”.
“Con riferimento ad un’altra osservazione dell’interpellante, si fa presente che tra le spese che la coppia sostiene all’inizio della procedura non è assolutamente previsto il pagamento anticipato all’interlocutore all’estero autorizzato, ma solo le spese per le traduzioni dei documenti, le loro legalizzazioni ed eventuali tasse e bolli”.
In merito ai corsi di formazione, “Si sottolinea che gli enti autorizzati hanno il compito, per legge, di informare e accompagnare la coppia nel percorso intrapreso” ha detto il ministro. “Pur condividendo l’intento del legislatore di favorire il migliore incontro fra gli aspiranti all’adozione e il bambino da adottare attraverso un’adeguata preparazione, ritengo che il momento della formazione debba essere garantito nei suoi elementi essenziali, senza per questo costituire un inutile appesantimento della procedura in termini sia di costi sia di tempi.
Mi preme sottolineare che la commissione per le adozioni internazionali ha emanato nel 2003 e aggiornato nel 2004 le linee guida indirizzate agli enti autorizzati, con la finalità di assicurare, sul territorio nazionale e all’estero, una uniformità dei loro comportamenti e la omogeneità dei servizi da loro resi”.
“Del resto, ai fini dello svolgimento della attività di vigilanza che l’autorità centrale deve compiere, per legge, sia in Italia sia all’estero, è necessario che gli enti conoscano gli standard cui devono attenersi per un’organizzazione e una gestione corretta e trasparente delle attività che sono chiamate a svolgere. La legge prevede che la commissione disponga verifiche, anche all’estero, sull’attività degli enti almeno ogni tre anni. È stato garantito, pertanto, un periodo di sperimentazione del nuovo sistema al fine di consentire agli enti, soprattutto a quelli di nuova formazione, di adeguarsi agli standard richiesti dalla legge e dalla Convenzione de L’Aja. Ormai i tempi sono maturi. La commissione in questi primi tre anni di attività ha operato in modo da precostituire le condizioni e gli strumenti per l’attuazione di un’attività di verifica omogenea e soprattutto fondata su parametri obiettivi di riferimento”.
“L’anno 2004 vedrà svolgersi in maniera sistematica e pianificata l’attività di vigilanza, svoltasi finora sulla base solo di segnalazioni puntuali. Il programma prevede il compimento del controllo ispettivo entro il 31 dicembre 2004. L’attività di verifica sarà diretta ad accertare la permanenza nell’ente dei requisiti valutati al momento del rilascio dell’autorizzazione e a verificare che l’attività sia conforme alla normativa di settore. Nell’ambito delle modifiche normative, che intendo apportare al quadro vigente, interverrò al fine di rendere più frequenti e sistematici gli interventi ispettivi sull’attività degli enti. Credo che l’attività di vigilanza rivesta una particolare importanza non solo per garantire, come chiede l’interpellante, l’operatività di soggetti altamente affidabili in un settore così delicato, ma anche per consentire di individuare eventuali lacune o disfunzioni del sistema che rendono necessario un intervento”.
“Desidero rassicurare gli onorevoli colleghi sul mio impegno concreto per far sì che la procedura sia realmente sicura, lineare, trasparente. Per questo intendo avviare la promozione di una campagna che si chiamerà «Adozioni pulite». Tale iniziativa si baserà, da un lato, sulla istituzione di un numero verde, presso la Presidenza del Consiglio, al quale le famiglie potranno rivolgersi per segnalare le eventuali disfunzioni del sistema e, dall’altro, sul rafforzamento dell’attività di vigilanza della commissione attraverso la costituzione di apposite unità ispettive.
Ritengo, inoltre, di dare grande rilievo all’attività di informazione e sensibilizzazione. Essendo una convinta sostenitrice dei processi di informatizzazione della pubblica amministrazione, penso che l’applicazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione anche all’attività della commissione rivolta al pubblico possa consentire di conferirle una dimensione più informale e trasparente che servirà ad avvicinare di più il pubblico alla materia delle adozioni. A tal fine, sto provvedendo a sviluppare ulteriormente l’operatività del portale Internet della commissione per istituire una sorta di sportello informatico per le relazioni con il pubblico che garantisca una gestione del rapporto con l’utenza improntata a criteri della tempestività, dell’efficacia e della continuità”.
“Infine, mi è stato comunicato dal Ministero della giustizia che sta per essere definitivamente approvato il regolamento che disciplina la costituzione della banca dati di cui alla legge n. 149 del 2001, che permetterà il monitoraggio di tutti i dati relativi ai minori dichiarati adottabili ed ai coniugi aspiranti all’adozione nazionale e internazionale.
In conclusione, voglio ribadire che nella materia delle adozioni internazionali esiste da parte del Governo la massima attenzione e vigilanza. È necessario stabilire regole e introdurre meccanismi di controllo che, senza alterare la semplicità e la spontaneità del gesto dell’adozione, consentano di garantire trasparenza a questo nobile istituto”.
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