Mondo

Adozioni: l’Italia debutta ad Haiti

Le adozioni nell'isola erano ferme dal terremoto del 2010. Nelle prossime settimana l'Italia avvierà la sua attività

di Sara De Carli

«Negli ultimi giorni, dopo il drammatico terremoto che ha devastato Haiti, giungono alla CAI numerose telefonate ed e-mail di coppie che chiedono informazioni circa la possibilità di adottare minori provenienti da quel Paese. In generale, si sottolinea che i cataclismi, così come le emergenze belliche, sono situazioni in cui occorre particolare prudenza nell’avviare procedure adottive. In tali circostanze è sempre necessario attendere che, nelle zone colpite dalla calamità, la situazione rientri nella normalità, affinché siano ristabilite le condizioni per accertare l’effettivo stato di abbandono dei minori residenti nelle aree colpite (le cui famiglie potrebbero essere solo temporaneamente disperse) e le procedure di adozione degli orfani possano essere realizzate nel pieno rispetto delle norme nazionali e internazionali»: così un comunicato della Commissione adozioni internazionali in data 15 gennaio 2010, pochissimi giorni dopo il grande terremoto che aveva devastato l’isola, frenava il desiderio delle famiglie italiane di adottare un bambino haitiano.
L’attesa è durata ben più di quanto ci si potesse aspettare. Ma finalmente nelle prossime settimane partiranno le adozioni italiane ad Haiti, con Enzo B ultimo ente autorizzato e unico accreditato. In mezzo l’adesione di Haiti alla Convenzione dell’Aja, avvenuta il 2 marzo 2011. Le adozioni erano sospese fin dal terremoto, anche se di fatto l’Italia non ha mai avuto un rapporto forte con questo paese: in tutto i minori haitiani adottati in Italia sono stati – dice il rapporto statistico della Cai – fino ad oggi 39, tutti fra il 2000 e il 2007. Proprio oggi è invece a Roma una delegazione dell’autorità locale. «Finalmente si parte», dice Stefano Bernardi, direttore di Enzo B. «I bambini sono in condizioni disperate e questi tre anni di limbo certo non li hanno aiutati».
 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA