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Adozioni: la Russia condanna un’italiana per pratiche irregolari

La corte regionale di Volgograd (Russia meridionale) ha condannato oggi a sette anni la cittadina italiana Nadia Fratti, coinvolta in un processo per adozioni irregolari

di Redazione

La corte regionale di Volgograd (Russia meridionale) ha condannato oggi a sette anni la cittadina italiana Nadia Fratti, coinvolta in un processo per adozioni irregolari tra Russia e Italia, ma le ha risparmiato il carcere concedendo la sospensione condizionale della pena. La corte ha riconosciuto Fratti colpevole di aver corrotto alcuni funzionari pubblici locali e di aver falsificato diversi documenti per accelerare le pratiche di affidamento a famiglie italiane di 558 orfani russi, dati in adozione tra il ’93 e il 2000 da un istituto della regione di Volgograd. Nello stesso processo – riferisce l’agenzia Interfax – sono state condannate anche due funzionarie russe e la medico capo dell’orfanotrofio in questione, accusate di aver incassato tangenti. Anche a loro, incensurate come Nadia Fratti, e’ stata concessa tuttavia la sospensione condizionale della pena. Il pubblico ministero Aleksandr Melikhov si e’ detto soddisfatto della sentenza. Fratti, che si e’ sempre definita innocente, era stata in precedenza assolta da un altro tribunale, nell’aprile scorso, ma l’assoluzione era stata successivamente annullata dalla Corte suprema regionale. Ex cittadina sovietica, divenuta italiana in seguito a un matrimonio a fine anni ’80, Nadia Fratti si e’ occupata a lungo di adozioni dalla Russia (un percorso irto di ostacoli burocratici per gli stranieri), guadagnandosi la stima di varie associazioni di famiglie affidatarie, soprattutto in Emilia. La stessa stampa russa, dopo aver indagato sul caso, ha riconosciuto dell’ottimo trattamento riservato ai bambini di Volgograd rintracciati in Italia. Il pm Melikhov, da parte sua, ha fatto sapere oggi che finora la magistratura russa ha potuto verificare il buon esito di un centinaio di adozioni – tra le 558 gestite da Nadia Fratti – e che continua a indagare sulle voci relative alla presunta destinazione di alcuni orfani russi in una imprecisata ”clinica italiana specializzata in trapianti d’organo”. Voci che d’altro canto non hanno trovato al momento alcuna conferma concreta.


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