Famiglia

Adozioni internazionali, salvarle è ancora possibile?

I numeri dimostrano che la crisi dell'adozione internazionale è sistemica. C'è bisogno di ripensare enti autorizzati e Commissione. Le proposte del coordinamento Ola, l'unico rimasto (e anche questo è un sintomo)

di Sara De Carli

Alla fine ne è rimasto solamente uno. Accanto ai numeri in caduta libera dei bambini adottati, al moltiplicarsi dei Paesi con situazioni “critiche”, alle crescenti difficoltà degli enti autorizzati a far quadrare i conti, giusto per dire alcuni indicatori più macroscopici, c’è un altro indicatore che dice la criticità del sistema adozioni in questo (lungo) momento: dei coordinamenti fra enti autorizzati ne è rimasto solo uno, il Coordinamento Oltre l’Adozione-OLA, che riunisce da tempo dieci enti. Gli altri si sono sciolti. 

A darne la notizia è Beatrice Belli, avvocato, portavoce del coordinamento Ola e presidente di International Action in un’intervista che ha preso spunto dalla recente pubblicazione da parte della Cai del report sull’andamento delle adozioni nel primo semestre del 2024. Le adozioni internazionali concluse al 30 giugno 2024 sono state 234, in calo del 5,6% rispetto allo stesso periodo del 2023: anno che, nel suo complesso, è stato il peggiore di sempre dal punto di vista del numero degli ingressi. 

Già l’anno scorso, dopo la pubblicazione del report semestrale della Cai, il coordinamento Ola aveva affermato che il rilancio delle adozioni internazionali ormai è impossibile, presentando un documento con alcune idee per rinnovare dalle fondamenta il sistema, puntando ad innescare processi virtuosi per continuare a tutelare il diritto alla famiglia di tutti i bambini e le bambine. Ad aprile 2024, poi, tramite l’onorevole Giovanna Iacono (Pd), componente della Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza, aveva presentato una interrogazione parlamentare per chiedere al governo quali interventi fossero previsti per affrontare la perdurante crisi delle adozioni. L’interrogazione è stata sostenuta anche da Michela Di Biase, Mauro Berruto e Marianna Madia (tutti Pd) ma ad oggi non ha avuto risposta. 

Avvocato, la domanda su come si voglia affrontare la perdurante crisi delle adozioni internazionali resta valida. Anzi, più passa il tempo e più diventa radicale. Viene quasi da chiedersi se le adozioni internazionali si possano ancora salvare.

Da un lato i nuovi dati confermano i nostri timori, che sono gli stessi che avevamo un anno fa. L’ulteriore calo dei numeri ci conferma che le difficoltà che hanno investito ormai da tempo le adozioni internazionali non sono più qualcosa di temporaneo o di legato a specifici eventi: si tratta di una crisi strutturale. Questa cosa dobbiamo dirla con franchezza. Questa è la premessa. Come coordinamento Ola abbiamo cominciato ad avviare una riflessione ulteriore che parte dal documento che abbiamo elaborato l’anno scorso ma che vorrebbe ora arrivare a una dimensione più concreta e propositiva. Prendendo atto di questa situazione strutturale, che cosa possiamo fare?Quali cambiamenti possono essere pensati? Crediamo che il primo obiettivo debba essere la consapevolezza che le cose devono essere affrontate in modo nuovo. La Cai deve essere ripensata e gli enti autorizzati devono essere ripensati: non possono più essere gli stessi enti autorizzati disegnati dalla legge che li ha istituiti, oltre vent’anni fa. Gli enti devono mettersi in discussione, reimmaginarsi. 

Come? 

Nessuno ha la bacchetta magica per rispondere a questa domanda. Nel mondo delle adozioni internazionali e tra gli enti ci sono tante sensibilità, pensando a Ola per esempio devo dire che la strada è sempre stata quella del confronto. In questo modo siamo più lenti? Sì, ma guardando indietro devo dire che è stato il nostro punto di forza. La voglia di fare riflessioni strategiche c’è, e pure la consapevolezza che a questo punto occorre fare un “salto” per rendere più concrete e più manifeste le idee che abbiamo. Dall’altra parte dobbiamo dirci anche la verità: le persone sono sempre le stesse e la fatica del quotidiano, negli enti autorizzati, rallenta questi tipi di percorsi. 

Quanto alla possibilità che l’adozione internazionale si possa ancora salvare? 

Noi enti ci crediamo ancora tanto e come unico coordinamento rimasto sentiamo la responsabilità di tenere il punto, di dire che gli enti ci sono, ci vogliono credere. Certamente l’adozione internazionale non tornerà più quella di prima: non ci sarà e non ci può essere un “come prima”, ma che l’adozione internazionale continuerà ad esistere come strumento… questo sì. Perché i bambini che hanno bisogno di una famiglia ci sono e il desiderio di far sì che la possono avere ci muove ancora tanto come enti. 

Che ne è stato in questi mesi del vostro documento di proposta?

Noi lo chiamiamo “Idee per il futuro”. Abbiamo cercato di portarlo all’attenzione delle Istituzioni e della politica. In un certo senso ci ripetiamo, ma il problema è esattamente questo: in un anno non è successo praticamente nulla. Le adozioni internazionali sono ormai cadute nella indifferenza e nell’oblio da parte delle istituzioni e della politica, come dimostra per esempio il fatto che all’interrogazione presentata dalla onorevole Iacono non c’è stata risposta.

Avete presentato il documento in Cai? 

Lo abbiamo presentato in un incontro del tavolo permanente con i rappresentanti degli enti, credo sia stato tra l’altro l’ultima volta che il tavolo è stato riunito. Avremmo desiderato condividerlo con la ministra Eugenia Roccella, che della Cai è la presidente, ma purtroppo non è stato possibile. Ovviamente ne abbiamo parlato con il vicepresidente Vincenzo Starita. Il fatto è che istituzioni e enti hanno bisogno uno dell’altro per rendere concreti i diritti dei bambini: se uno dei due manca, anche l’altro cade. Sul fronte politico, le interlocuzioni sono difficoltose, a parte questa interrogazione: diciamo che l’adozione internazionale non è certamente una priorità per nessuno, in questo momento.

Quali sono quindi i prossimi passi?

L’obiettivo è arrivare all’autunno con una proposta “evoluta” del nostro documento. Intendo soprattutto che vorremmo arrivare a condividere delle proposte più concrete. Non su tutti i temi, ma almeno su alcuni. 

Il Coordinamento Ola è composto dai seguenti dieci enti autorizzati: Ami-Amici Missioni Indiane; Avsi; Azione per famiglie nuove; Ciai-Centro Italiano Aiuti all’Infanzia; Il Conventino; International Action; La Casa; La Maloca; Mehala; Nova-Nuovi Orizzonti per vivere l’Adozione. Foto di Kindel Media su Pexels.


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