Mondo
Adozioni internazionali, qualcosa si muove
Un accordo bilaterale con la Cambogia, la Slovacchia che riapre le adozioni, un incontro con la Repubblica Democratica del Congo... dalla Commissione Adozioni Internazionali arrivano notizie della ripresa di incontri con i Paesi d’origine. «È importante ma ancora non è abbastanza», dice la vicepresidente Laura Laera. Che da pochi giorni è in pensione ma proseguirà il suo incarico «fino alla sua scadenza naturale, nel maggio 2020»
Qualcosa (finalmente) si muove. Nell’ultimo mese sul sito della Commissione Adozioni Internazionali sono apparse diverse comunicazioni che riferivano di visite e incontri con delegazioni di alcuni Paesi d’origine: il Vietnam che ha presentato il nuovo decreto governativo sulle adozioni internazionali del marzo 2019, la Cambogia che ha riavviato la cooperazione bilaterale con l’Italia, la Slovacchia con cui abbiamo firmato un nuovo protocollo d'intesa e che riapre le adozioni chiuse nel 2012, ora un primissimo incontro con la Repubblica Democratica del Congo… Timidi segnali positivi. Ne parliamo con Laura Laera, vicepresidente della CAI.
Quanto è importante aver ripreso i contatti con i Paesi d’origine?
È evidentemente molto importante se vogliamo andare avanti con l’adozione internazionale. È importante ma ancora non è abbastanza, bisogna proseguire. Anche se ho capito che i tempi sono lunghissimi, mi piacerebbe fossero diversi ma non è così. Occorre proseguire e anche augurarsi che nei Paesi che hanno alle spalle un passato di scarsa trasparenza nelle adozioni, i nodi siano stati risolti. Per questo, per le riaperture, il mio invito è di muoversi con molta cautela.
Parliamo della Cambogia, da cui in passato sono stati adottati moltissimi bambini. L’accordo che avete firmato non è ancora una “riapertura” delle adozioni, ma una premessa importante. Fra l’altro un anno fa si parlava di una riapertura con soli due enti autorizzati, mentre la Cambogia ha confermato l’accreditamento per tutti gli otto enti italiani storicamente operativi nel Paese.
Questa è stata una sorpresa, perché negli accordi che si erano sviluppati nel corso dell’anno, per emendare l’accordo in vigore, la Cambogia aveva sempre chiesto che gli enti operativi nel Paese fossero solo due. Ora la Cambogia si è detta disponibile a far lavorare tutti gli 8 enti, ma parla di “raggruppamenti” e “cordate” e questo punto non è ancora ben definito. Quel che voglio dire è che l’Italia sarà il primo Paese ad adottare in Cambogia, si tratta di un Paese che riparte dopo una chiusura dovuta a problemi seri, con un nuovo sistema e nuove procedure… dovrà essere considerato come se fosse un Paese nuovo, la cautela è d’obbligo. Inizialmente ci saranno dei limiti in modo da poter seguire da vicino ogni pratica adottiva. Non possiamo pensare di partire con grandi numeri, l’inizio inevitabilmente sarà controllato.
È di pochi giorni fa la notizia di un incontro, a Roma, con una delegazione di funzionari della Repubblica Democratica del Congo per riprendere la collaborazione. Anche la RDC riapre?
Si tratta di una fase molto iniziale delle trattative, un po’ come eravamo un anno fa con la Cambogia. Il Paese si è dotato nel 2016 di un nuovo Codice della famiglia che prevede l’istituzione di una autorità centrale per le adozioni internazionali, che però non c’è ancora. Bisognerà anche qui capire quando istituiranno l’autorità centrale e come si potrà lavorare, ci vorrà tempo. Noi abbiamo già predisposto e presentato alla delegazione una prima bozza di accordo bilaterale, ora la invieremo anche per via diplomatica, con l’auspicio di dare avvio a una costruttiva collaborazione.
Si era parlato anche di contatti con il Sudafrica…
Per il momento non sono interessanti. Il Nepal, anch’esso, deve ancora istituire la sua autorità centrale… ci sono molti paesi in fase di rinnovamento, che è positivo. Purtroppo i tempi sono lenti. Il mondo in definitiva è piccolo, anche se di bambini in stao di abbandono ce ne sono tanti. Francamente penso che qualche Paese che sta chiudendo le adozioni internazionali dovrà riaprirle, ma non saprei dire quando e come.
E l’Etiopia?
È chiusa, silenzio totale. Torneremo fra un po’.
Alcune famiglie ancora di recente ci hanno scritto per chiedere maggiore supporto istituzionale…
Si tratta di coppie istradate, non c’erano abbinamenti…
Gira voce di un suo pensionamento a giugno…
Sono in pensione dalla Giustizia dall’8 giugno, ma il Presidente del Consiglio a novembre ha confermato il mio mandato fino alla sua scadenza naturale, che sarà il 9 maggio 2020. Il mio incarico quindi prosegue, solo non retribuito.
Photo by Brandi Ibrao on Unsplash
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