Mondo
Adozioni in Romania: 21 famiglie si appellano a Ciampi
Sono le coppie che avevano ottenuto l'abbinamento prima e durante la moratoria ed ora non possono portare in Italia i bambini
Si chiamano Alexandru, Corina, Livia, Barna, Dalma. Sono alcuni dei 23 bambini rumeni adottati da circa un anno e mezzo da 21 coppie italiane, che pero’ restano bloccati ancora nel loro paese.
Un gruppo di mamme e papà, che stanno vivendo il dramma di non poter concludere un iter che permettera’, ai bambini (molti dei quali ancora in istituto), di cominciare una nuova vita in famiglia, hanno creato una sorta di coordinamento e hanno scritto – lanciando un appello ”accorato” per l’esito positivo della vicenda – al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, al ministro per le Pari Ppportunita’, Stefania Prestigiacomo (che ha la delega dal governo in materia di adozioni), alla commissione per le adozioni internazionali.
Il governo italiano si interesso’ gia’ nel 2003 alle famiglie italiane che avevano adottato bimbi rumeni e che non riuscivano, nonostante l’abbinamento avvenuto ma per via di un blocco delle adozioni internazionali in quel paese, a portare a termine l’ adozione.
A fine 2003, erano 141 i bambini ancora in attesa di giungere in Italia. Il ministro Prestigiacomo si reco’ personalmente a Bucarest per incontrare il premier Nastase e il risultato fu che ben 105 bambini poterono abbracciare i loro nuovi genitori.
Tuttavia, ancora oggi 21 famiglie italiane si trovano in questa situazione di attesa (pratiche concluse, abbinamento effettuato, incontri e contatti realizzati) e i loro figli, con i quali hanno continui contatti, ancora in istituto. ”Il governo rumeno – affermano i due portavoci del coordinamento Vincenzo Macaluso e Guido Misasi – ci ha fatto conoscere i nostri figli nel 2003. Dopo un’immensa gioia, sono sopravvenuti sconforto e disperazione. Ad oggi, nessuno di noi ha potuto coronare il sogno di una vita”.
Fra l’altro – sottolineano – la nuova legge sulle adozioni in vigore in Romania dal gennaio di quest’anno prevede esplicitamente che le adozioni in fase avanzata di definizione devono trovare compimento: ”Noi ci troviamo proprio in questa situazione. Quotidianamente telefoniamo ai nostri bambini ma logiche sconosciute ci impediscono di dare loro un presente ed un futuro sicuramente migliori di quelli che possono essere garantiti dalle attenzioni istituzionali non paragonabili all’amore familiare”.
”Cio’ che ci meraviglia – osserva Macaluso che vive con sua moglia a Monreale, Palermo – e’ che non riusciamo ad avere alcuna risposta, ci dicono solo di aspettare. Molti di noi sono andati piu’ volte a trovare i bambini ma e’ una situazione angosciante e frustrante. Siamo disposti a tutto, per avere i nostri figli a casa. Non si tratta di accelerare i tempi per noi ma per i bambini che non so fino a che punto capiscano le questioni burocratiche e si chiederanno perche’ mamma e papa’ non li portano a casa. Viviamo in uno stato di profonda impotenza e frustrazione – conclude – ma non ci rassegniamo a non avere i nostri figli”.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.