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Adozioni in Bielorussia: «le famiglie non saranno abbandonate»

Lo dice il capo di gabinetto Cabras. Mentre la Cai lavora sul piano tecnico

di Sara De Carli

«Le coppie con una domanda di adozione in corso non saranno abbandonate». È una delle poche certezze di Daniele Cabras, capo di gabinetto del Ministero per la Famiglia, che insime a Daniela Bacchetta, vicepresidente della CAI, sta lavorando al nodo Bielorussia. «La situazione impone di non accettare nuove pratiche, sarebbe ingiusto nei confronti delle famiglie e dei bambini, ma si cercherà in ogni modo di salvaguardare i legami affettivi già esistenti».
Le affermazioni di Cabras arrivano dopo della riunione della CAI con gli enti autorizzati e il coordinamento delle famiglie adottanti, riunione in cui il Governo avrebbe dovuto presentare la risposta ufficiale dell’Italia al mancato rispetto del protocollo da parte bielorussa, con la debacle della missione tecnica a Minsk della settimana scorsa. Il momento, chiaramente, dal punto di vista politico non è dei migliori. Cabras non scioglie la riserva («non spetta a me», dice) ma pare confermata l’intenzione di fermezza che traspariva dal comunicato ufficiale dei giorni scorsi: «Ci saranno dei passi graduali, senza nessun colpo di scena», annuncia.

Questa la parte politica. Ma altre fonti ci dicono che nella riunione di mercoledì si è lavorato soprattutto sul piano tecnico. Certamente si pretenderà che la Bielorussia risponda alle pratiche ancora non esaminate. Per quelle respinte, si può fare ricorso, ma servirebbe? Le famiglie sono abbastanza disincantate e molto sconfortate. Gli enti che operano in Bielorussia invece si sono divisi su due posizioni: qualcuno è intenzionato a riprovare, altri vogliono rimettere l’aurorizzazione a operare nel Paese. E allora si apre un’altra questione: come gestire le pratiche di chi vuole chiudere? A chi passano?

Nessuno ha certezze. La chiusura ufficiale delle adozioni da parte della Bielorussia infatti ci sarebbe solo nel momento in cui il Paese ritirasse le autorizzazioni agli enti, cosa che finora non ha fatto. L’impressione è che qualche adozione sporadica continuerà comunque ad essere fatta, soprattutto con bambini più grandi o con problemi di salute. Per questo, dal punto di vista affettivo, sembra sciocco rinunciare qui in Italia. Quel che si sa è che a giugno scadono gli accreditamenti degli enti autorizzati; quel che si cerca di capire è se sarà possibile riaccreditarsi.


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