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Adozioni, e Rosy fa una bella rivoluzione

Il governo ha dato il primo via libera a un provvedimento che rivoluziona l’organo preposto all’accoglienza di minori stranieri. Le reazioni di enti e famiglie

di Benedetta Verrini

Èfinita l?era dei presidenti-tecnici selezionati nell?ambito della magistratura minorile. Per la Cai, la Commissione adozioni internazionali, inizia una fase di svolta. A cominciare da chi terrà le redini del massimo organo preposto a sovrintendere l?accoglienza dei minori stranieri: un ministro.

Nello specifico, il ministro per la Famiglia Rosy Bindi che con il regolamento approvato il 1°dicembre dal Consiglio dei ministri nel mondo delle adozioni, si prepara a fare una vera rivoluzione. Una di quelle attese da tutti: «Durante la campagna elettorale avevamo chiesto a entrambi gli schieramenti di darci un segnale impegnandosi ad attribuire a un sottosegretario la competenza sulla materia. Ora abbiamo ben di più di quanto speravamo, un ministro al vertice della Cai», riassume Marco Griffino, presidente di AiBi. La sua soddisfazione è condivisa da gran parte degli enti autorizzati.

Perché il restyling introdotto con il nuovo regolamento (ora in lettura al Consiglio di Stato) non si limita a ridefinire la composizione della Cai (sono confermate le attuali presenze dei ministeri di Solidarietà sociale, Esteri, Interno, Giustizia, Salute, Economia, Pubblica istruzione e dei tre rappresentanti della Conferenza unificata; salgono a due i rappresentanti della Presidenza del Consiglio), ma interviene su più fronti, come ha spiegato la stessa Bindi, per «rendere più efficaci e sicure le adozioni internazionali » e «rafforzare il profilo politico e amministrativo della Cai».

In essa, dunque, entrano anche tre esperti, nominati dal presidente, di «comprovata esperienza nella materia delle adozioni internazionali». Ma soprattutto, entra la voce dell?associazionismo familiare: tre nuovi rappresentanti delle associazioni a carattere nazionale (che non potranno essere espressione degli enti autorizzati).

«Una novità assolutamente favorevole », commenta Antonio Faticati, presidente dell?associazione Genitori si diventa, ente costituito da genitori adottivi, che con la sua presenza in sei regioni si candida a far parte di questa rappresentanza. «Mi auguro», prosegue Fatigati, «che questa apertura alle famiglie si traduca in una concreta partecipazione di quanti, fino ad ora, nel sistema delle adozioni non hanno avuto voce».

L?introduzione dei tre esperti e dei rappresentanti delle famiglie sollevano qualche considerazione, d?altra parte, anche tra gli enti: «Dispiace solo che non ci sia stata la lungimiranza di inserire anche una rappresentanza degli enti autorizzati », riflette Griffini. «Dove trovare, infatti, qualcuno più esperto di questo settore?». E Gianfranco Arnoletti, del Cifa, ricorda che «i maggiori enti autorizzati sono associazioni di volontariato formate da famiglie adottive che sperano di vedersi così rappresentate».

Un altro fronte ?caldo?, quello gestionale e di controllo, vedrà una drastica razionalizzazione: dovranno essere stabiliti i criteri in base ai quali concedere le autorizzazioni; sarà possibile revocare gli enti le cui attività sono state scarsamente efficaci; sarà favorita la fusione tra enti. E, soprattutto, saranno esaminate e accolte le segnalazioni e le istanze da parte di Tribunali, enti e associazioni e singole coppie. Sono previsti incontri periodici con gli enti autorizzati, ma anche, ogni sei mesi, la consultazione delle associazioni familiari a carattere nazionale.

«Ci auguriamo che, nel rispetto del principio di sussidiarietà, la Cai voglia proseguire nell?impegno a promuovere, in collaborazione con gli enti autorizzati, progetti di cooperazione che sappiano davvero rispondere ai bisogni dei bambini in difficoltà, delle loro famiglie e delle comunità in cui vivono», ha sottolineato Valeria Rossi Dragone, presidente del Ciai. La caratura ?politica? della Commissione (in linea con gli altri Paesi Aja, dove il vertice è stato fin dall?inizio governativo), risponde anche a un bisogno di rafforzare il dialogo e le intese bilaterali con i Paesi stranieri, in questi anni avvenuti a un ritmo faticosissimo.

Un cambiamento a 360°, insomma, che si riflette con la volontà, espressa dalla stessa Bindi, di chiedere una delega al Parlamento per una riforma delle adozioni di bambini stranieri che preveda anche l?affido internazionale. Su questo punto, però, c?è chi, come Griffini, pensa che «far applicare la legge che abbiamo sarebbe già l?optimum. Perché il grosso problema delle adozioni, oggi, non sta nelle legislazioni, ma in un drastico cambiamento culturale, dove la tutela dei minori diventi finalmente il solo obiettivo dell?adozione internazionale, oggi troppo a rischio di scivolare in un mercato».

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