Famiglia

Adozioni e affidi, i buchi neri del sistema

Minori/ Un convegno della bicamerale per l’infanzia

di Maurizio Regosa

Si è svolto a Roma un convegno sui punti critici delle leggi che riguardano adozioni e affidi. Molti i nodi da risolvere: dai servizi che non dialogano ai costi troppo alti delle adozioni, dalla dimuzione degli enti al loro coinvolgimento nelle decisioni della Cai. Mentre ancora troppi minori stanno in ?istituti smagriti?.

Si è svolto a Roma il 16 luglio il seminario Adozione e affidamento: proposte a confronto, organizzato dalla Commissione parlamentare per l?infanzia. Sul tappeto la convinzione – dichiarata nella relazione d?apertura dalla presidente della Commissione, la senatrice Anna Serafini – della necessità di arrivare a un atto di indirizzo il più possibile condiviso, per affrontare e risolvere le molte questioni aperte. Vediamole una per una.

Anzitutto i servizi. Sono pochi, non specializzati, non sempre efficaci in relazione all?obiettivo che dovrebbe essere quello di accompagnare, semplificare, sostenere i percorsi dell?adozione. La realtà continua a essere diversa: servizi che non dialogano, mancanza di coordinamento e di assistenza. Con conseguenze pesanti, anche in termini economici, tutte (o quasi) a carico delle famiglie. Ne deriva che solo chi può ?investire? alcune decine di migliaia di euro (specie nel caso dell?adozione internazionale) raggiungerà il suo obiettivo. «Non si tratta solo di accorciare i tempi, cosa possibile anche senza un intervento legislativo – ha precisato la Serafini – ma soprattutto far sì che l?adozione sia possibile per tutti, senza discriminazioni di censo, e di creare servizi dedicati capaci di seguire la fase pre-adozione ma anche il dopo, sia per le nazionali che le internazionali, di facilitare l?incontro fra culture diverse, nonché di realizzare centri informativi come viene fatto in altri Paesi europei. In questo senso servono maggiori investimenti che speriamo saranno possibili grazie all?istituzione, nella prossima Finanziaria, di un apposito Fondo».

Altra questione: il ruolo della Commissione adozione internazionali (il cui nuovo regolamento sarà in Gazzetta Ufficiale il 25 luglio), la necessità di un maggior coordinamento e la funzione pubblica svolta dagli enti. Come ha spiegato Marco Griffini, presidente di Aibi e membro del coordinamento di enti Oltre l?adozione, è necessaria una svolta strategica. Bisognerebbe rendere territoriale l?operatività degli enti e più in generare «azzerare il sistema e ripartire da zero. È il presupposto indispensabile per rimettere in moto le adozioni internazionali. Quanto agli enti autorizzati, devono poter partecipare di più alle decisioni della Cai». Altro capitolo, il coinvolgimento del Ministero degli Affari Esteri, che deve essere potenziato per meglio supportare l?adozione.

D?altro lato, il nodo non ancora sciolto degli affidi. La legge non ha funzionato e se è vero che i grandi orfanotrofi al 31 dicembre 2006 risultavano chiusi, è pur vero che molti non hanno cambiato pelle, sono semplicemente dimagriti, e che non è stato sufficientemente sostenuto il percorso dell?affido. «Occorrerà mettere mano anche a questo: troppi bambini sono ancora in istituto», avverte Serafini. Occorre potenziare l?affido rimanendo fedeli all?impostazione iniziale, che cioè il primo diritto del bambini è vivere in famiglia. Ma tutti i soggetti devono collaborare».

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