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Adozioni appese a un filo. Di speranza
Stefania Prestigiacomo, che era riuscita a sbloccare 100 adozioni a Bucarest, è realista. "Dobbiamo rispettare la decisione rumena. La soluzione non è vicina".
Del ?caso Romania? si è occupata con partecipazione e sensibilità, Stefania Prestigiacomo. Grazie alla delega sulle adozioni internazionali, il ministro per le Pari opportunità è persino intervenuta, mesi fa, a sbloccare la situazione di un centinaio di bambini per i quali si era già perfezionato l?abbinamento adottivo, ma che non potevano giungere in Italia a causa della moratoria in atto. Ora il ministro valuta con preoccupazione la chiusura delle adozioni internazionali, sancita da Bucarest il 15 giugno scorso, e ha espresso le sue riserve anche alla collega Elena Dumitru, ministro rumeno per gli Affari sociali, che ha incontrato a Rotterdam il 7 luglio. In questa intervista esclusiva ha accettato di raccontare le sue considerazioni sulla vicenda e sugli spiragli che ancora restano aperti.
Vita: Dopo essere stata in Romania si aspettava una svolta così negativa in tema di adozioni internazionali?
Stefania Prestigiacomo: A me era parso di cogliere un clima costruttivo e una grande volontà di collaborazione con l?Europa, in direzione di una normativa che mettesse ordine in un settore al centro, in passato, di aspre critiche e denunce di abusi. Credevo che si stesse andando verso una normativa che, recependo lo spirito e la lettera del trattato dell?Aja, ponesse al centro l?interesse del minore e prevedesse l?adozione internazionale come soluzione sussidiaria, da prendere in considerazione dopo aver esperito tutti i tentativi di dare una famiglia ai minori abbandonati all?interno del Paese.
Vita: E invece?
Prestigiacomo: Credo che in Romania negli ultimi mesi si sia sviluppato un clima di sospetto derivante da denunce che parlavano di bambini adottati all?estero, ovviamente non in Italia, usati addirittura per il traffico di organi. Dinanzi a ipotesi così atroci, forse anche avanzate strumentalmente, comprendo che sia prevalsa in seno al parlamento la linea più restrittiva, che finisce per rendere di fatto impossibili le adozioni internazionali.
Vita: Nessuna speranza, quindi?
Prestigiacomo: No, spero che in futuro ci sia modo di rivedere questa scelta, ammorbidendola e consentendo così alle decine di migliaia di minori ricoverati negli istituti rumeni di avere la speranza di un futuro sereno con una famiglia all?estero.
Vita: La sua missione in Romania ha permesso di far arrivare in Italia un centinaio di bambini. Come era venuta a conoscenza del problema delle famiglie?
Prestigiacomo: I problemi con le adozioni rumene erano noti dopo la moratoria europea che aveva ?chiuso le frontiere?. Esistevano tuttavia alcuni casi, 105 in particolare, per i quali l?istruttoria era completa perché avviata prima della moratoria o perché rientrava nelle eccezioni previste dalla moratoria stessa. Di questo aveva parlato il presidente Berlusconi al premier rumeno Nastase, a Roma, nell?autunno scorso, strappando una promessa di intervento. A dicembre si sono create le condizioni per un ulteriore passo internazionale. Da qui il mio viaggio a Bucarest, conclusosi positivamente.
Vita: Quali sentimenti conserva di quella esperienza?
Prestigiacomo: Di quella giornata a Bucarest e dei contatti avuti con l?autorità per le adozioni e con il presidente Nastase, conservo l?impressione di un Paese che sta facendo sforzi per adeguarsi agli standard europei e che ha anche grande orgoglio nazionale. Certamente le condizioni economiche della popolazione incidono negativamente su questo percorso, ma l?impressione complessiva era di una grande volontà di sviluppo anche civile.
Vita: C?è modo, adesso, di fare pressione sul governo di Bucarest per risolvere almeno le altre situazioni rimaste ?sospese?? Sarebbe disponibile a fare anche un nuovo viaggio diplomatico?
Prestigiacomo: Io sono sempre con la valigia in mano quando si tratta di far qualcosa per aiutare dei bambini. Ovviamente oggi, con la nuova legge appena varata, la situazione è delicata anche sotto il profilo diplomatico, perché bisogna avere il massimo rispetto per una legge votata dal parlamento di uno Stato sovrano. Tuttavia abbiamo iniziato a lavorare per avere se non altro una prospettiva diversa. Nei giorni scorsi, a margine di un consiglio dei ministri dell?Unione europea, ho incontrato la collega rumena Elena Dumitru, ministro degli Affari sociali, alla quale ho manifestato il rammarico del nostro Paese e di centinaia di famiglie che speravano di adottare in Romania. Il ministro Dumitru, nel sottolineare che oggi la situazione è quella definita dalla nuova normativa, ha auspicato che possa giungere dal Consiglio d?Europa una risoluzione che inviti i Paesi membri a uniformare le normative in materia di adozioni internazionali. C?è insomma uno spiraglio e l?Europa deve fare la sua parte.
Vita: Cosa pensa del ruolo svolto dalla rapporteur Emma Nicholson nei confronti della Romania?
Prestigiacomo: Sono molto perplessa. A un certo punto è sembrato che fosse proprio l?Europa, con la Nicholson in prima linea, a spingere per una normativa rigida. Un comportamento inspiegabile visto che obiettivo dev?essere non che i bambini abbandonati restino negli istituti ma che trovino, con tutte le garanzie, in Romania se è possibile, all?estero in subordine, una famiglia che li accolga con affetto. Non mi pare che il ruolo della Nicholson sia stato pienamente in sintonia con questo obiettivo e mi sorprende che da parte della Commissione europea, e di Prodi in particolare, non siano state apportate le necessarie correzioni.
Vita: Cosa direbbe alle coppie in angoscia per la sorte della loro adozione?
Prestigiacomo: È difficile prevedere a breve uno sblocco della situazione rumena. Forse oggi la scelta, difficile e amara, da compiere è quella di guardare a un altro Paese. Da parte nostra, glielo assicuro, la situazione rumena sarà seguita con attenzione nella speranza di poter consentire al più presto la ripresa delle adozioni internazionali.
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