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Adozioni. An critica gli enti autorizzati. Tiro all’associazione

Un’interrogazione di Zacchera sui costi e i tempi d’attesa. "Ma il sistema funziona bene", risponde Melita Cavallo.

di Benedetta Verrini

Le adozioni internazionali diventano un caso politico. Lo spunto giunge da un?interrogazione parlamentare, proposta il 16 gennaio scorso da Marco Zacchera, responsabile per gli Esteri di Alleanza Nazionale. Il deputato si è rivolto ai ministri delle Pari opportunità, Welfare, Giustizia e Affari esteri sottolineando l?onerosità del percorso delle famiglie italiane che vogliono accedere alle adozioni internazionali. “Devono iscriversi agli enti autorizzati che chiedono una quota di iscrizione e altri versamenti di non trascurabile importo”, sottolinea Zacchera, “e, al termine della trafila, le famiglie restano nella più totale incertezza sui tempi di adozione, che non viene mai garantita”.
A sollecitare l?interessamento di Zacchera, peraltro, è stato il promotore del portale www.loretobambino.it, Alessandro Maria Fucili. Fucili lavora in una comunità di accoglienza di tipo familiare, ma non si occupa direttamente di adozioni internazionali e non fa capo ad alcun ente autorizzato. “Ritengo ingiusto che chi ha già ottenuto l?idoneità debba pagare questo balzello di corsi, carte bollate e documenti” spiega, e annuncia di aver perfezionato “una piattaforma informatica per mettere in rete tutti i bambini adottabili esistenti all?estero”. Il sistema, assicura, permetterebbe di abbattere i costi.
Per il 3 febbraio, intanto, Zacchera annuncia una conferenza stampa a Montecitorio: si profila una proposta di modifica alle legge sulle adozioni internazionali. “Per quello che mi compete, posso dire che il sistema italiano, seppur perfettibile, sta funzionando bene”, dice Melita Cavallo, presidente Cai. “Lo scarto tra le coppie in attesa e quelle che hanno adottato si è molto ridotto: nel 2003, su 5.500 domande, le adozioni sono state 2.759, il 25% in più dell?anno prima”. Sulla questione costi, la Cavallo ricorda che i tetti massimi sono “predeterminati e certificati”. E se il percorso non va a buon fine? “L?adozione non deve essere garantita”, avverte. “Finora, tutte le coppie che hanno saputo adeguarsi al bambino che gli è stato presentato, con la sua età e i suoi problemi, hanno potuto coronare il loro sogno”.

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