Mondo

Adozioni: AiBi propone un “redditometro”

Aiuterà a valutare i tetti di spesa massimi per un'adozione internazionale

di Gabriella Meroni

Un ”redditometro” per i costi delle adozioni internazionali. Ad attivare il provvedimento per i costi da sostenere in Italia e’ l’Ai.Bi. (Associazione Amici dei Bambini) che ha chiuso a Folgarida i lavori del convegno internazionale ”Come e’ cambiata l’adozione internazionale”. Da domani una coppia italiana disponibile ad adottare, a seconda del reddito familiare, paghera’ da un milione e mezzo, per un reddito annuale di 28 milioni, ad un massimo di otto milioni e mezzo, con un reddito annuo di almeno 130 milioni. E’ uno strumento, spiega l’associazione, che permettera’ ai genitori adottivi di pagare in proporzione alle proprie entrate economiche. In questo modo non vi saranno piu’ ostacoli economici per aiutare dei genitori disponibili ad accogliere un bambino. Ma anche all’estero, sostiene ancora l’Ai.Bi. e’ necessario un cambiamento: le autorita’ straniere di Albania, Bulgaria, Colombia, Federazione Russa, Peru’ ed Ucraina, presenti a Folgarida, hanno proposto di fissare dei tetti di spesa, da concordare con gli Enti Autorizzati e la Commissione italiana per le Adozioni Internazionali, in base al costo della vita nei diversi paesi. La proposta, annuncia l’Aibi, e’ stata accettata dalla Commissione italiana per le Adozioni internazionali. ”Un figlio -afferma il presidente dell’Associazione, Marco Griffini- non ha prezzo, ma specularci sopra no. L’adozione internazionale ancora oggi, pero’, porta con se questa possibilita’: i costi sono variabili, ogni ente stabilisce arbitrariamente quanto far pagare ad una coppia di genitori adottivi. da qui lo spettro di un mercato dove ogni bambino ha il suo prezzo: da paese a paese le differenze ‘tariffarie’ sono notevoli, da ente ad ente il conto ha delle variabili estreme. Insieme al 50% delle spese detraibili, previsto dalla nuova legge, il redditometro rendera’ l’adozione internazionale alla portata di tutte le coppie, non solo quelle piu’ ricche. Questa e’ la proposta per dire basta al mercato dei bambini”.


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