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ADOZIONI. AiBi autorizzata a operare negli States

La Cai ha dato il via libera all'ente italiano, che da New York si occuperà dell'accoglienza di minori abbandonati. Quanti sono? Almeno mezzo milione

di Benedetta Verrini

Stati Uniti, terra di primati e di contrasti. Hanno inventato l’adozione internazionale moderna. Sono il primo paese nel mondo ad accogliere bambini stranieri, con il 45% del totale delle adozioni mondiali. Eppure, gli States sono anche un paese di provenienza di minori abbandonati.

Pare impossibile, ma è così: la prima democrazia del mondo conta 513mila minori sotto protezione statale, ospiti di una famiglia affidataria (foster care family); 114mila i bambini e adolescenti dichiarati in stato di abbandono, oltre a un numero imprecisato di neonati che passa direttamente in “adozione privata”, ovvero da madre biologica a famiglia adottiva.

Per questo motivo una delle maggiori realtà italiane impegnate nell’adozione internazionale, AiBi-Amici dei bambini, lavorerà anche in Usa. Come in Cina e Bolivia, come in Moldavia e in Nepal, anche negli Stati Uniti sarà possibile adottare un minore abbandonato.
Dopo un percorso iniziato nel 2004 (e, soprattutto, dopo la ratifica della Convenzione Aja da parte di Washington, nell’aprile dell’anno scorso) AiBi è stata riconosciuta dalla Commissione per le Adozioni Internazionali come ente accreditato per operare con le adozioni internazionali negli Stati Uniti.
Il riconoscimento ufficiale della Cai è avvenuto lo scorso 30 luglio. Dal 2007 l’associazione italiana è presente nella città di New York con volontari espatriati. Nel corso di questi mesi ha sviluppato protocolli di collaborazione con partner americani (prima fra tutte è VIDA-Voices for International Development and Adoption dello stato di New York, agenzia che lavora da anni nel settore, che ha ricevuto l’accreditamento Aja sia per casi di minori ‘in entrata’ nel paese che nei casi di minori ‘in uscita’, e che in passato ha già portato avanti alcuni casi di adozioni di minori americani fuori dal paese) per l’abbinamento tra minori in stato di abbandono e coppie italiane disponibili. Autorità centrale per le adozioni negli Usa è il Dipartimento di Stato.
“In uno scenario così variegato AiBi intende dare una possibilità in più ai minori americani di diventare figli attraverso tre strade principali: l’adozione di bambini che vivono sotto la protezione di foster care family, l’adozione di figli adottivi che vengono nuovamente abbandonati dai genitori adottivi e l’adozione come alternativa all’aborto”, spiega il presidente dell’associazione, Marco Griffini.

Per i minori che vivono in foster care, circa 500mila, l’adozione internazionale può rappresentare una vera e propria salvezza. Si tratta infatti di bambini considerati dalle aspiranti famiglie americane adottive troppo grandi per essere adottati, minori di origine afro-americana o appartenenti a gruppi etnici di minoranza,  o ancora con problemi di salute; molti di loro presentano disturbi comportamentali a causa di lunghi trascorsi di abbandono, comunque superabili grazie all’affetto di una famiglia.
AiBi intende lavorare anche per i bambini adottati e rifiutati nuovamente dai genitori adottivi negli Stati Uniti: si tratta di casi molto delicati, in cui il minore che ha già vissuto il dramma dell’abbandono dai genitori biologici si trova ancora una volta nella condizione di essere rifiutato.
Altro fronte è quello dell’adozione come forma di prevenzione dell’aborto. Negli Stati Uniti esistono diverse organizzazioni impegnate da anni nell’assistenza alle madri incinte in difficoltà che scelgono di dare in adozione il proprio figlio anziché fare ricorso all’aborto. Sono le stesse organizzazioni a mettere in contatto le madri con l’aspirante famiglia adottiva, seguendone l’iter adottivo. In questo senso, “il caso degli Stati Uniti è emblematico – conclude Griffini – e dimostra che l’abbandono si può risolvere con una serie di interventi che vedono nella famiglia e nelle associazioni familiari le uniche risorse per i minori abbandonati. Come hanno dimostrato gli Stati Uniti, l’adozione può essere un’importante forma di prevenzione dell’aborto, per questo intendiamo portare in Italia l’esperienza e il know how americano a sostegno della campagna contro l’aborto e pro-adozione di cui si è fatto portavoce il Sottosegretario Carlo Giovanardi.”
Info: www.aibi.it

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