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Adozioni: AiBi, a Roma discriminati i bambini disabili

L'ente autorizzato rende noto quanto afferma un decreto d’idoneità del Tribunale per i Minorenni di Roma nei confronti di una coppia, idonea all'adozione solo di "un bambino perfettamente sano". Ora l'associazione chiama in causa la Suprema Corte per violazione dell'articolo 3 della Costituzione, che vieta le discriminazioni

di Gabriella Meroni

La coppia è idonea ad adottare un bambino straniero, purché sia “perfettamente sano”. E’ questo lo sconcertante principio di diritto introdotto da un decreto d’idoneità emesso dal Tribunale per i Minorenni di Roma nei confronti di una coppia adottiva, secondo la denuncia dell'associazione Amici dei Bambini. AiBi, appresa la notizia, ha deciso di contestare il provvedimento tramite esposto alla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione in cui denuncia "in primo luogo, una palese discriminazione sulla base delle condizioni personali, e in particolare sullo stato di salute, nei confronti dei minori non perfettamente sani”.
L'ente autorizzato si chiede inoltre in una nota "chi può considerarsi perfettamente sano? E sulla base di quali requisiti medici? E se il bambino, disgraziatamente, avesse qualche diottria in meno da un occhio? O la pelle delicata? La perfezione non è di questo mondo". In punta di diritto, poi, secondo AiBi il giudice dei minori di Roma avrebbe fornito un’interpretazione delle norme in materia di adozione contraria alla legge stessa, ovvero al principio di non discriminazione espresso dall’articolo 3 della Costituzione.
"Non bastasse, la decisione contestata viola la stessa normativa italiana in materia di adozioni internazionali", continua il comunicato di AiBi, "laddove il nostro ordinamento recepisce i principi fondamentali di trattati come la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo o la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità”. Su questi e su altri rilievi si fonda dunque l’esposto di Amici dei Bambini, che mira a ottenere una pronuncia della Suprema Corte sull’illegittimità di provvedimenti come quello preso in esame.
 

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