Mondo

Adozioni: a proposito di un articolo di Repubblica…

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

di Gabriella Meroni

Genova, 16 novembre 2007

A proposito dell?articolo ?Adozioni, boom di richieste ma i bimbi sono pochi? di Concita Di Gregorio pubblicato su La Repubblica il 15 novembre 2007

Spesso i mass media si occupano di problemi di attualità e di costume attraverso inchieste più o meno documentate e, purtroppo, accade che ci siano giornalisti che si lasciano prendere la mano dall?enfasi o dal desiderio di fare un pezzo sensazionale. L?argomento trattato da Concita De Gregorio (La Repubblica del 15/11/2007) rientra fra quelli di grande attualità e, forse, la giornalista non è stata correttamente informata delle situazioni o, probabilmente, appartiene al tipo di professionista citato più sopra. Certamente il titolo ci azzecca e l?attenzione del lettore è subito catturata portandolo a cercare di capire di più e meglio. Ci rendiamo conto che, in quanto genitori adottivi, siamo forse portati a vedere criticamente tutto ciò che riguarda un mondo che ben conosciamo personalmente ma, mai e poi mai, ci saremmo aspettati di leggere su un quotidiano che ?La fabbrica delle adozioni ???. costruisce famiglie?.

Le nostre famiglie non sono state certamente costruite dall?adozione o in vista dell?adozione come dice l?articolo, ma esistevano, erano vive ed aperte ai problemi della società, erano sensibili alle necessità del prossimo ed in particolare dei bambini ed hanno fatto la scelta dell?adozione non per soddisfare un proprio bisogno ma per rispondere al bisogno di una bambina o di un bambino. Siamo certi che la giornalista non pensa che i figli siano oggetti volti solo al soddisfacimento di un bisogno egoistico da parte dei genitori tant?è che, timidamente, accenna a questo quando scrive ??è del tutto superfluo chiarire che né le persone né le famiglie sono merci? ma, purtroppo, il suo ?pezzo? si presta ad essere frainteso. Abbiamo letto attentamente tutto l?articolo e non intendiamo mettermi ad elencare le imprecisioni o gli errori di interpretazione, ne citiamo solo due, ad esempio.

Quando Concita De Gregorio scrive ?In Italia nel dopoguerra c’erano molti pregiudizi ad adottare: non ci si mettevano volentieri in casa figli di prostitute, figli di nessuno con chissà quale carattere scritto nel dna? rende una grave ingiustizia agli Italiani. Il fatto che non ci fossero molte adozioni fino al 1967 era dovuto al fatto che la Legge in allora vigente consentiva l?adozione solo alle persone che non erano più in grado di avere un figlio biologico (la differenza minima di età fra adottante e adottato era 45 anni mentre oggi tale differenza di età è quella massima). L?adozione, appunto fino al 1967, era considerata lo strumento per dare un figlio a chi non era riuscito a generarlo biologicamente. Quando poi scrive che, secondo lei, ?Le pratiche per definire l’adottabilità sono giustamente lunghe (deve essere chiaro che nessun reclamerà quel bambino, che sia effettivamente solo al mondo), meticolose e a volte estenuanti le verifiche di compatibilità fra la coppia e il futuro figlio.? ci auguriamo che lo abbia fatto perché è stata male informata. Le pratiche sono lunghe non perché deve essere accertato che nessun reclamerà quel bambino ma per essere certi che sia in stato di definitivo abbandono materiale e morale; sono meticolose perché il Tribunale deve accertarsi che chi presenta domanda di adozione sia effettivamente idoneo a diventare genitore perché quel bambino ha già subito una volta il trauma dell?abbandono; non ci sono, infine, verifiche di compatibilità fra la coppia e il futuro figlio perché l?abbinamento figlio/genitori viene fatto sulla base dei bisogni del bambino e delle caratteristiche dei genitori (in questa fase già note) ed è, a questo punto, molto veloce.

Ma, di tutto l?articolo, quello che colpisce (o forse urta) maggiormente chi l?adozione la conosce sulla propria pelle e non per sentito dire è il ?provocatorio? raffronto fra l?accoglienza di un bambino ed un rapporto commerciale o di mercato. Molti amici, che ci hanno telefonato oggi, hanno giudicato molto negativamente l?articolo ritenendolo frutto delle sbagliate convinzioni della giornalista. Non la pensiamo così anche noi. Riteniamo piuttosto che la Di Gregorio abbia voluto fare un ?pezzo? allineato ad una cultura che ha al centro solamente l?io, il successo, il ben-avere e non il ben-essere dell?uomo contemporaneo; un articolo che voleva essere una ?provocazione? e non un ?giudizio? ma, riteniamo anche che, quando si affrontano argomenti delicati quale quello dell?adozione occorra prestare una maggiore attenzione verso le persone (e ci riferiamo anche ai nostri figli) che ne vengono coinvolte.

Firmato: Giovanni Battista Minuto, Maurizio Galbiati, Sandro Borghesan
soci di Batya, Associazione per l?accoglienza, l?affidamento e l?adozione di Genova
www.batya.it

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