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Adozione mite così la famiglia d’origine rimane

Questa forma rappresenta la soluzione per gran parte dei minori in istituto.

di Benedetta Verrini

Io e mio marito saremmo interessati a un?esperienza di accoglienza di un minore in difficoltà. Di recente ho sentito dire che oltre all?affidamento esiste un?ulteriore possibilità, quella dell?adozione mite. Che cos?è esattamente?

Elena R. (email)

L?adozione mite è una forma di adozione prevista dalla legge ma ancora poco diffusa nella pratica dei tribunali. Essa è prevista nella quarta ipotesi dell?articolo 44 della legge 184/1983, riformato dalla legge 149 del 2001. I giuristi spiegano che questa quarta ipotesi si applica in due casi specifici: quando c?è un rifiuto generale a prendere in affidamento preadottivo un minore abbandonato, che presenti difficoltà d?inserimento per la sua età (preadolescenti o adolescenti) o per le deprivazioni subite o per gli handicap di cui è portatore. Oppure, quando il minore abbandonato si trova già presso un?altra famiglia, a cui è legato da un rapporto affettivo solido, tanto che un allontanamento determinerebbe per lui un serio pregiudizio. Questa seconda possibilità, in particolare, va ora estendendosi ai casi di affidamento familiare nei quali risulti impossibile il rientro del minore nella famiglia d?origine. Mentre l?adozione tradizionale (legittimante o ?forte?) prevede che quando un bambino viene dichiarato adottabile ed entra nella nuova famiglia adottiva debba interrompere ogni rapporto con la propria famiglia di origine, l?adozione mite non recide tale legame e anzi permette di conservare un fievole rapporto con la famiglia d?origine. Questa è la risposta per molti minori presenti negli istituti italiani, che non sono in stato di abbandono totale da parte della famiglia d?origine ma il loro rientro in essa è comunque impossibile. Di qui, l?ipotesi dell?adozione mite, in cui la famiglia d?origine potrà continuare ad avere notizie del minore ed eventualmente a vederlo con modalità protette. La diffusione di questo strumento è uno degli obiettivi fissati dal Piano infanzia 2002-2004. E in alcuni tribunali italiani è già una realtà: ne ha parlato Franco Occhiogrosso, presidente del tribunale per i minorenni di Bari, al convegno Tutti i bambini hanno diritto a una famiglia, tenutosi a Torino il 22 marzo scorso: “Questo istituto esige una grande disponibilità in chi la richiede: la capacità di voler effettuare dapprima un affidamento familiare, collaborando in modo leale al mantenimento dei rapporti del piccolo con la sua famiglia secondo il programma del servizio sociale, e poi essere disponibili, ove la situazione familiare del piccolo risulti negativa, ad accoglierlo in adozione mite”. Suo convinto sostenitore, Occhiogrosso ha fatto avviare una sperimentazione, in coordinamento tra tribunale e servizi, per diffondere l?adozione mite. “In otto mesi a Bari”, ha spiegato, “siamo riusciti a togliere oltre 30 ragazzi da istituti”.

Il punto

L?adozione mite è prevista dalla quarta ipotesi dell?art. 44 della legge 184/1983 sulle adozioni. Rispetto alla tradizionale adozione legittimante o ?forte?, evita la recisione totale dei rapporti con la famiglia d?origine. E rappresenta la soluzione per gran parte dei minori in istituto.

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