La sentenza della Corte costituzionale/5

Adozione aperta, una sentenza win-win: ma alle famiglie chi ci pensa?

La sentenza della Corte costituzionale, che apre al mantenimento delle relazioni significative del minore adottato con alcuni componenti della sua famiglia di origine, sembra accontentare tutti. Queste famiglie però avranno bisogno di un supporto e un accompagnamento: che oggi troppo spesso non c'è

di Monya Ferritti*

La sentenza della Corte costituzionale era attesa dall’associazionismo familiare con un misto di inquietudine e di interesse. Di fatto, l’adozione aperta è già realtà concreta per molti e, sebbene siano condivisibili le motivazioni che conducono i Tribunali per i minorenni a questa scelta, le difficoltà e le incertezze vissute dalle famiglie continuano a non essere tema di confronto. Il Coordinamento Care, nel convegno autunnale del 2022 (Territori di confine fra affido e adozione: il punto di vista dell’associazionismo familiare), aveva già lanciato un’allerta, segnalando che, a fronte della richiesta di disponibilità da parte dei Tribunali, le famiglie si sentono spesso smarrite, non preparate e lasciate sole ad affrontare una esperienza come quella dei contatti ravvicinati tra i loro figli e le famiglie genetiche che invece avrebbe bisogno di formazione, consapevolezza e accompagnamento.

Oggi, con la sentenza attesa della Corte costituzionale sembra che abbiano “vinto” tutti, chi chiedeva che la legge 184/83 non fosse alterata modificando l’articolo 27 e chi voleva un aggiornamento nella direzione del riconoscimento dell’importanza dell’identità personale.

Ma adesso, concretamente, cosa vivranno le famiglie?

Continuerà a esserci una disomogeneità territoriale perché ci saranno Tribunali per i minorenni che si avvarranno più o meno intensamente di questa sentenza e con diverse sfumature: chi chiederà incontri non con nonni, non con fratelli ma con madri e/o padri dei bambini e dei ragazzi e chi disporrà contatti meno complessi come l’invio periodico di lettere di aggiornamento al familiare genetico. In tutto ciò è fondamentale che i servizi territoriali siano messi nelle condizioni di poter governare questo cambiamento, sia per ciò che riguarda la formazione delle coppie pre-adottive, affinché abbiano chiari i nuovi confini fluidi dell’adozione piena, sia per ciò che concerne l’accompagnamento delle famiglie in questa terra di frontiera, in cui la nuova geometria variabile delle relazioni familiari e dei legami prenderà strade inattese e impreviste.

Ci saranno Tribunali per i minorenni che chiederanno incontri non con nonni o fratelli ma con madri e/o padri e altri che disporranno contatti meno complessi come l’invio periodico di lettere di aggiornamento

Monya Ferritti, presidente coordinamento Care

Garantire al bambino o al ragazzo la continuità della propria storia attraverso il mantenimento di incontri con un familiare con cui ha avuto un legame significativo, ribadisce anche la Corte costituzionale, è importante per la costruzione della sua identità individuale. Affinché questo passaggio sia davvero efficace e positivo è essenziale che la famiglia adottiva sia sostenuta nel nuovo equilibrio da raggiungere, sicuramente meno esplorato dell’adozione piena così come l’abbiamo conosciuta fino a qualche anno fa.

Sono numerose le interferenze volontarie o involontarie, anche educative, della famiglia genetica sulla quotidianità della famiglia adottiva, che hanno bisogno di essere gestite

Monya Ferritti

Sono, difatti, numerose le interferenze volontarie o involontarie, anche educative, della famiglia genetica sulla quotidianità della famiglia adottiva che hanno bisogno di essere gestite. A queste si può aggiungere anche la paura che non si inneschi il processo di appartenenza del figlio alla nuova famiglia fintanto che la famiglia genetica continuerà a essere presente; la necessità di un supporto rispetto alle emozioni genitoriali relative alla storia del figlio, soprattutto negli aspetti più  critici, che resiste e si alimenta anche nel presente; la gestione degli impatti degli incontri protetti (o meno) sul minore e le aspettative – anche disattese – sul figlio (mancati incontri, trasformazioni familiari, trasferimenti, nascite, ecc.); la complessità della gestione degli incontri protetti e la garanzia di una effettiva non rintracciabilità della famiglia adottiva; la regolazione dei rapporti fra le fratrie che possono aver avuto sorti diverse (in adozione, in comunità o affido, con la famiglia di origine); la gestione delle spese per consentire gli incontri quando sono realizzati su province o regioni differenti. Infine, osservare e accompagnare l’incontro simbolico, attraverso il figlio, di due famiglie diverse per valori, rete di prossimità, ambiente socio-culturale e imparare ad accogliere le emozioni dei bambini e dei ragazzi in questa nuova configurazione familiare dovrà necessariamente tenere conto di tutti gli aspetti di concretezza anche rispetto al principio di lealtà, per poi fornire nuovi strumenti alla famiglie per narrare la storia al figlio. 

Guardando a ciò che già accade, non si può non constatare quanto spesso non si tenga conto del bisogno dell’accompagnamento (pubblico, gratuito e competente) che queste nuove configurazioni familiari necessitano

Monya Ferritti


Pertanto, se è vero che la recente sentenza della Corte costituzionale non modifica sostanzialmente le prassi già in uso presso determinati Tribunali per i minorenni, guardando ciò che già accade alle famiglie quando le loro sentenze di adozione prevedono il mantenimento dei rapporti con almeno un familiare significativo precedente, non si può non constatare quanto spesso non si tenga conto del bisogno dell’accompagnamento (pubblico, gratuito e competente) che queste nuove configurazioni familiari necessitano per il benessere emotivo dei vari soggetti coinvolti. 

Qui i contributi già pubblicati sul tema da VITA:

La Corte costituzionale dice sì all’adozione aperta

Adozione aperta: ogni relazione buona in più è una ricchezza, non un problema, intervista a Elisabetta Lamarque

Adozione aperta: la legge resta, vince il “caso per caso”, intervista a Joëlle Long

Cosa cambia con l’adozione aperta? Il punto di vista dei bambini, di Marta Casonato

Adozione aperta: nessun bambino, sugli affetti, è una tabula rasa

*Monya Ferritti è la presidente del coordinamento Care

Foto di Luemen Rutkowski su Unsplash

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