Famiglia

Adottare si può ma non per sostegno

Dovrebbero esserci "pregiudizi" nei confronti delle coppie che hanno figli disabili?

di Marco Griffini

Sono rimasto molto colpito da una recente sentenza del Tribunale per i minorenni, di cui molti giornali hanno parlato, relativa al rifiuto di dare in adozione un bambino a una coppia che aveva già un figlio disabile. Come se questo significasse, a priori, poter dedicare meno tempo e attenzioni al bimbo appena arrivato. Anche se, come si può intuire, il desiderio di adozione fosse per i genitori una ?voglia di normalità? ,non me la sentirei di biasimarli e, in ogni caso, penso che ci voglia una grande forza e un grande amore per pensare di dare un fratello a un figlio portatore di handicap. Voi cosa ne pensate?

Livio Volsci, Roma

Risponde Marco Griffini
Non conoscendo la vicenda nei suoi aspetti giuridici, diventa difficile esprimere un giudizio su questo caso specifico. Bisognerebbe entrare nel merito della sentenza, al di là di quello che abbiamo sentito in televisione o di quello che abbiamo letto sui giornali, per capire le ragioni che hanno portato il Tribunale dei minorenni ad emettere parere sfavorevole all?idoneità nei confronti dei coniugi che hanno già un figlio handicappato.
Non dovrebbero esserci ?pregiudizi? nei confronti delle coppie che hanno figli disabili e si rendono disponibili ad accogliere un altro bambino in famiglia, a patto però che abbiano maturato in modo consapevole la decisione di voler adottare un bambino. Un bambino adottato è un bambino che ha già subito l?abbandono da parte dei suoi genitori naturali, che ha bisogno di essere amato e seguito, tenendo presente che parte in svantaggio rispetto ai suoi coetanei.
Le motivazioni dell?accoglienza, soprattutto in casi particolari come questo, non possono essere la ?voglia di normalità? o il desiderio di offrire un sostegno al proprio figlio. Occorre quindi essere sicuri che la coppia che ha un figlio disabile non voglia adottarne un altro per dare un supporto, uno stimolo, un aiuto a chi c?è già.
La sofferenza per il figlio presente, con i suoi problemi, deve lasciare spazio alla gioia per l?arrivo del nuovo ?figlio-fratello?. Con grande sincerità, marito e moglie devono guardarsi dentro per ritrovare l?entusiasmo necessario per educare e crescere un bambino non generato da loro, ma che ha tutti i diritti di vivere e crescere nella serenità e nell?amore familiare.
Se la coppia ha percorso un cammino di maturazione e di consapevolezza adeguato, allora potremmo essere certi che possiede tutti i requisiti necessari per adottare un bambino, che crescerà accanto ad un fratello in parte ?diverso? da lui. In questo caso sicuramente non sarebbe giusto porre un veto ad un ?sano? desiderio di diventare padre e madre di un altro bambino.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.