Mondo

Adottare a 40 anni? Si può fare. Ecco come.

Molti pensano che dopo una certa età non si possa più accogliere un bambino. In realtà, diventare papà e mamma adottivi è possibile fino a 57 anni.

di Gabriella Meroni

La notizia ha fatto rapidamente il giro delle redazioni, poi delle televisioni, infine è rimbalzata alle associazioni, prese d?assalto per tre giorni. La Cassazione – così molti avevano capito – ha innalzato la differenza d?età utile per adottare. Non più i fatidici 40, ma 48 anni. E così migliaia di coppie italiane che la diga degli ?anta? l?hanno già superata hanno tempestato di telefonate gli enti autorizzati all?adozione, i tribunali per i minori, le redazioni dei giornali per saperne di più, proporre la propria candidatura, cercare un bambino da amare. Una bagarre inutile (la Cassazione non ha cambiato proprio niente, come vedremo) che però ha fatto emergere due fatti non trascurabili: da una parte l?assoluto vuoto di informazione sulla normativa delle adozioni, per cui in moltissimi sono convinti che compiuti i 40 anni ci si debba rassegnare a non avere più figli adottivi; dall?altra la voglia sempre più prepotente che ha preso migliaia di italiani: adottare a 40 anni. Diventare genitori all?età in cui cinquant?anni fa ci si preparava a diventare nonni, e venti o trent?anni fa si era già chiuso il capitolo figlioli. Un fatto normale in quasi tutta Europa (tranne che in Spagna, dove le cose vanno come da noi): in Germania non esiste differenza d?età massima, in Belgio si adotta fino a 60 anni, in Francia basta avere 15 anni più dell?adottato. Negli Stati Uniti, poi, l?adozione è aperta a tutti i maggiorenni, senza altri limiti precostituiti. In Italia, nonostante molti siano convinti del contrario, adottare ?a una certa età? si può: precisamente fino a 57 anni. Basta rinunciare a un neonato e prepararsi ad attendere qualche tempo. Un anno, due anni. Magari tre. Troppo? Molti dicono di sì. Perché il tempo passa e i bambini crescono. E adottare un robusto tredicenne, inutile nasconderselo, è molto più complicato che prendere con sé un bimbetto di due.

Due coppie su tre non ce la fanno
Il dibattito è aperto. E mentre tutte le principali associazioni che si occupano di adozioni sono contrarie ad aumentare la differenza d?età tra genitori e figli («un?idea assurda e inaccettabile» la definisce l?Anfaa, che propone di abbassare il limite a 35 anni), l?età delle coppie che bussano alla porta delle associazioni per avere un figlio adottivo continua a crescere. Secondo un nostro sondaggio tra gli enti autorizzati, oggi la fascia d?età più rappresentata va dai 37 ai 42 anni, mentre gli under 30 sono quasi spariti. Un dato confermato dall?età dei bambini che arrivano in Italia per essere adottati: uno su tre ha già più di 5 anni, e solo il 17% meno di due. Un fatto che si spiega certamente con la lentezza delle procedure in paesi poco efficienti, dove i passaggi dalla famiglia all?orfanotrofio ai servizi sociali e quindi al tribunale sono spesso appesantiti da inefficienze varie, ma anche con la maturità degli aspiranti genitori. Intanto, nei tribunali, le nuove richieste di adozione aumentano del 10% l?anno: 5768 nel 1996, 6217 nel 1997, 6926 nel 1998; i bambini che hanno trovato una famiglia, invece, sempre nel 1998 sono stati appena 2615. In pratica, per due coppie su tre il sogno di diventare mamme e papà rimane un sogno. Ecco perché ogni stormir di fronde della Cassazione suscita tanto clamore. D?altronde la Corte non è nuova a sentenze del genere. Dal 1994 ad oggi le richieste di deroga al limite dei 40 anni si sono moltiplicate, risolvendosi sempre a favore dei genitori; uno di questi pronunciamenti, in particolare, ha stabilito che nel caso di adozione di più fratelli, anche se il maggiore infrange la differenza dei 40 anni l?adozione può comunque avere luogo. Una sentenza che ha influenzato la procedura generale: oggi infatti si preferisce tenere uniti i fratellini nella famiglia adottiva piuttosto che uniti in istituto. «La Cassazione non fa altro che ribadire principi già contenuti nelle leggi» tiene a precisare Marco Griffini, presidente dell?Ai.Bi., uno dei più organizzati enti per l?adozione. «Quindi nonostante molti non capiscano o facciano finta di non capire, le deroghe al limite dei 40 anni ci sono. Basta non abusarne e soprattutto motivarle quando le si usa». Deroghe possibili, dunque. Ma frequenti? «Assolutamente no», smorza gli entusiasmi Daniela Bertolusso dell?associazione Amici di don Bosco di Torino. «Anzi, i tribunali sono rigidissimi, perfino spietati. Ho in mente il caso di una coppia a cui è stato rifiutato l?abbinamento con un bambino perché tra il padre e il piccolo c?era una differenza di 40 anni e 23 giorni». Stessa musica arriva dal Sud, dal Gruppo Solidarietà di Potenza: «Qui i tribunali sono l?uno diverso dall?altro», dice Luciano Lebotti. «Alcuni stanno a contare i giorni e bocciano chiunque abbia superato il limite, altri considerano l?anno solare in cui il genitore compie i 40 anni, e così può capitare che ?regalino? qualche mese. Ma non di più». Quindi al di là delle rassicurazioni, il problema esiste. E le eccezioni rimangono davvero eccezioni.

La rivoluzione comincia a maggio
Quello che la Cassazione non dice, e nemmeno i giornali sempre pronti a strombazzare le sentenze-shock, è che tra poco nel campo delle adozioni cambierà tutto. Una prima rivoluzione è attesa tra pochi mesi, un?altra più in là. Ma è quasi certo che un giorno la differenza di età passerà da 40 a 45 anni, come prevede il testo unico di riforma della legge 184, e che forse verranno introdotti altri correttivi discussi come la possibilità per i figli adottivi di conoscere i genitori biologici, l?adozione ai single e alle coppie non sposate. Per ora il testo non prevede queste due ultime possibilità, ma parecchi emendamenti cercheranno di aprire anche queste porte. Uscendo dal campo delle ipotesi per tornare alla realtà, invece, dal 1° maggio la legge 476 che ha ratificato in Italia la Convenzione dell?Aja entrerà a pieno regime. «Per questa data si insedierà la nuova Commissione per le adozioni presso il ministero degli Affari sociali», spiega il dottor Paolo Onelli, responsabile dell?area minori per il dicastero di Livia Turco e tra i ?papà? della 476. «Compito della Commissione sarà rifare daccapo l?albo degli enti autorizzati, fissando nuovi criteri. Un compito molto importante perché dagli enti che saranno autorizzati dovranno passare tutte le pratiche di adozione internazionale che si concludono in Italia». Niente più viaggi all?estero, dunque, di coppie ?alla caccia? di un bambino, magari contando su uno zio missionario o un amico avvocato pratico di queste cose. Da quest?anno in poi (dopo la scadenza di maggio ci vorrà forse qualche mese per avere il nuovo albo) tutti dovranno rivolgersi agli enti. Una bella garanzia di trasparenza e legalità, ma anche un bel problema, perché finora solo una coppia su tre si affidava alle associazioni, le altre facevano da sole. Gli enti (oggi una trentina) saranno in grado di reggere una mole di lavoro triplicata? «Spero che in futuro saremo di più», ammette Fabio Nerbosi, coordinatore dell?associazione ?I cinque pani? di Firenze. «I tempi sono abbastanza lunghi e credo si potranno esaminare con attenzione le tante domande di riconoscimento che arriveranno». «L?assalto delle coppie non ci spaventa» ribatte invece don Battaglia, presidente de ?Il Conventino? di Bergamo. «Perché noi obblighiamo le famiglie a riflettere, a seguire corsi di formazione, ad aspettare l?abbinamento giusto. Non illudiamo nessuno. Quindi chi vuole tutto subito non verrà da noi». Il vero problema, però, è che di questa riforma non si parla ancora. È vicina, molto vicina, eppure nessuno ne sa niente. Giriamo l?obiezione a Paolo Onelli: «Abbiamo in cantiere una campagna informativa capillare», assicura. «C?è già un progetto definito, non siamo all?anno zero».

Informarsi, chiedere, insistere
Speriamo. Ma nell?attesa, che fare? Prima regola, non perdersi d?animo: adottare a 40 anni si può. Seconda, contattare uno dei 30 enti autorizzati di cui pubblichiamo gli indirizzi nella pagina seguente. Infine, focalizzare l?attenzione sull?interesse del bambino più che sulla propria voglia di essere genitori. Magari prendendo spunto dalla storia di Saverio Scalera, del direttivo di International Adoption: «Io e mia moglie avevamo rispettivamente 44 e 40 anni quando abbiamo deciso di adottare nostra figlia», racconta. «Essendo parte di un?associazione vedevo tante coppie venire da noi con la pretesa di adottare un neonato. Qualcuno arrivava addirittura a rifiutare l?abbinamento già concluso se il bambino aveva più di quattro o cinque anni. A volte questo è un segno di immaturità dei genitori: l?adozione non può colmare un vuoto che abbiamo dentro noi adulti, alle nostre condizioni, ma solo aiutare un bambino a ritrovare una famiglia. Quindi le condizioni le detta lui. Così quando ci hanno detto che era pronta per noi una bimba guatemalteca di sette anni, abbiamo detto subito di sì. Per questo secondo me la legge conta fino a un certo punto. Potrebbero anche decidere che si può adottare a sessant?anni, ma quello che conta rimarrebbe sempre la nostra disponibilità ad aprire il cuore a un bambino che ha veramente bisogno di noi».

La notizia ha fatto rapidamente il giro delle redazioni, poi delle televisioni, infine è rimbalzata alle associazioni, prese d?assalto per tre giorni. La Cassazione – così molti avevano capito – ha innalzato la differenza d?età utile per adottare. Non più i fatidici 40, ma 48 anni. E così migliaia di coppie italiane che la diga degli ?anta? l?hanno già superata hanno tempestato di telefonate gli enti autorizzati all?adozione, i tribunali per i minori, le redazioni dei giornali per saperne di più, proporre la propria candidatura, cercare un bambino da amare. Una bagarre inutile (la Cassazione non ha cambiato proprio niente, come vedremo) che però ha fatto emergere due fatti non trascurabili: da una parte l?assoluto vuoto di informazione sulla normativa delle adozioni, per cui in moltissimi sono convinti che compiuti i 40 anni ci si debba rassegnare a non avere più figli adottivi; dall?altra la voglia sempre più prepotente che ha preso migliaia di italiani: adottare a 40 anni. Diventare genitori all?età in cui cinquant?anni fa ci si preparava a diventare nonni, e venti o trent?anni fa si era già chiuso il capitolo figlioli. Un fatto normale in quasi tutta Europa (tranne che in Spagna, dove le cose vanno come da noi): in Germania non esiste differenza d?età massima, in Belgio si adotta fino a 60 anni, in Francia basta avere 15 anni più dell?adottato. Negli Stati Uniti, poi, l?adozione è aperta a tutti i maggiorenni, senza altri limiti precostituiti. In Italia, nonostante molti siano convinti del contrario, adottare ?a una certa età? si può: precisamente fino a 57 anni. Basta rinunciare a un neonato e prepararsi ad attendere qualche tempo. Un anno, due anni. Magari tre. Troppo? Molti dicono di sì. Perché il tempo passa e i bambini crescono. E adottare un robusto tredicenne, inutile nasconderselo, è molto più complicato che prendere con sé un bimbetto di due.

Due coppie su tre non ce la fanno
Il dibattito è aperto. E mentre tutte le principali associazioni che si occupano di adozioni sono contrarie ad aumentare la differenza d?età tra genitori e figli («un?idea assurda e inaccettabile» la definisce l?Anfaa, che propone di abbassare il limite a 35 anni), l?età delle coppie che bussano alla porta delle associazioni per avere un figlio adottivo continua a crescere. Secondo un nostro sondaggio tra gli enti autorizzati, oggi la fascia d?età più rappresentata va dai 37 ai 42 anni, mentre gli under 30 sono quasi spariti. Un dato confermato dall?età dei bambini che arrivano in Italia per essere adottati: uno su tre ha già più di 5 anni, e solo il 17% meno di due. Un fatto che si spiega certamente con la lentezza delle procedure in paesi poco efficienti, dove i passaggi dalla famiglia all?orfanotrofio ai servizi sociali e quindi al tribunale sono spesso appesantiti da inefficienze varie, ma anche con la maturità degli aspiranti genitori. Intanto, nei tribunali, le nuove richieste di adozione aumentano del 10% l?anno: 5768 nel 1996, 6217 nel 1997, 6926 nel 1998; i bambini che hanno trovato una famiglia, invece, sempre nel 1998 sono stati appena 2615. In pratica, per due coppie su tre il sogno di diventare mamme e papà rimane un sogno. Ecco perché ogni stormir di fronde della Cassazione suscita tanto clamore. D?altronde la Corte non è nuova a sentenze del genere. Dal 1994 ad oggi le richieste di deroga al limite dei 40 anni si sono moltiplicate, risolvendosi sempre a favore dei genitori; uno di questi pronunciamenti, in particolare, ha stabilito che nel caso di adozione di più fratelli, anche se il maggiore infrange la differenza dei 40 anni l?adozione può comunque avere luogo. Una sentenza che ha influenzato la procedura generale: oggi infatti si preferisce tenere uniti i fratellini nella famiglia adottiva piuttosto che uniti in istituto. «La Cassazione non fa altro che ribadire principi già contenuti nelle leggi» tiene a precisare Marco Griffini, presidente dell?Ai.Bi., uno dei più organizzati enti per l?adozione. «Quindi nonostante molti non capiscano o facciano finta di non capire, le deroghe al limite dei 40 anni ci sono. Basta non abusarne e soprattutto motivarle quando le si usa». Deroghe possibili, dunque. Ma frequenti? «Assolutamente no», smorza gli entusiasmi Daniela Bertolusso dell?associazione Amici di don Bosco di Torino. «Anzi, i tribunali sono rigidissimi, perfino spietati. Ho in mente il caso di una coppia a cui è stato rifiutato l?abbinamento con un bambino perché tra il padre e il piccolo c?era una differenza di 40 anni e 23 giorni». Stessa musica arriva dal Sud, dal Gruppo Solidarietà di Potenza: «Qui i tribunali sono l?uno diverso dall?altro», dice Luciano Lebotti. «Alcuni stanno a contare i giorni e bocciano chiunque abbia superato il limite, altri considerano l?anno solare in cui il genitore compie i 40 anni, e così può capitare che ?regalino? qualche mese. Ma non di più». Quindi al di là delle rassicurazioni, il problema esiste. E le eccezioni rimangono davvero eccezioni.

La rivoluzione comincia a maggio
Quello che la Cassazione non dice, e nemmeno i giornali sempre pronti a strombazzare le sentenze-shock, è che tra poco nel campo delle adozioni cambierà tutto. Una prima rivoluzione è attesa tra pochi mesi, un?altra più in là. Ma è quasi certo che un giorno la differenza di età passerà da 40 a 45 anni, come prevede il testo unico di riforma della legge 184, e che forse verranno introdotti altri correttivi discussi come la possibilità per i figli adottivi di conoscere i genitori biologici, l?adozione ai single e alle coppie non sposate. Per ora il testo non prevede queste due ultime possibilità, ma parecchi emendamenti cercheranno di aprire anche queste porte. Uscendo dal campo delle ipotesi per tornare alla realtà, invece, dal 1° maggio la legge 476 che ha ratificato in Italia la Convenzione dell?Aja entrerà a pieno regime. «Per questa data si insedierà la nuova Commissione per le adozioni presso il ministero degli Affari sociali», spiega il dottor Paolo Onelli, responsabile dell?area minori per il dicastero di Livia Turco e tra i ?papà? della 476. «Compito della Commissione sarà rifare daccapo l?albo degli enti autorizzati, fissando nuovi criteri. Un compito molto importante perché dagli enti che saranno autorizzati dovranno passare tutte le pratiche di adozione internazionale che si concludono in Italia». Niente più viaggi all?estero, dunque, di coppie ?alla caccia? di un bambino, magari contando su uno zio missionario o un amico avvocato pratico di queste cose. Da quest?anno in poi (dopo la scadenza di maggio ci vorrà forse qualche mese per avere il nuovo albo) tutti dovranno rivolgersi agli enti. Una bella garanzia di trasparenza e legalità, ma anche un bel problema, perché finora solo una coppia su tre si affidava alle associazioni, le altre facevano da sole. Gli enti (oggi una trentina) saranno in grado di reggere una mole di lavoro triplicata? «Spero che in futuro saremo di più», ammette Fabio Nerbosi, coordinatore dell?associazione ?I cinque pani? di Firenze. «I tempi sono abbastanza lunghi e credo si potranno esaminare con attenzione le tante domande di riconoscimento che arriveranno». «L?assalto delle coppie non ci spaventa» ribatte invece don Battaglia, presidente de ?Il Conventino? di Bergamo. «Perché noi obblighiamo le famiglie a riflettere, a seguire corsi di formazione, ad aspettare l?abbinamento giusto. Non illudiamo nessuno. Quindi chi vuole tutto subito non verrà da noi». Il vero problema, però, è che di questa riforma non si parla ancora. È vicina, molto vicina, eppure nessuno ne sa niente. Giriamo l?obiezione a Paolo Onelli: «Abbiamo in cantiere una campagna informativa capillare», assicura. «C?è già un progetto definito, non siamo all?anno zero».

Informarsi, chiedere, insistere
Speriamo. Ma nell?attesa, che fare? Prima regola, non perdersi d?animo: adottare a 40 anni si può. Seconda, contattare uno dei 30 enti autorizzati di cui pubblichiamo gli indirizzi nella pagina seguente. Infine, focalizzare l?attenzione sull?interesse del bambino più che sulla propria voglia di essere genitori. Magari prendendo spunto dalla storia di Saverio Scalera, del direttivo di International Adoption: «Io e mia moglie avevamo rispettivamente 44 e 40 anni quando abbiamo deciso di adottare nostra figlia», racconta. «Essendo parte di un?associazione vedevo tante coppie venire da noi con la pretesa di adottare un neonato. Qualcuno arrivava addirittura a rifiutare l?abbinamento già concluso se il bambino aveva più di quattro o cinque anni. A volte questo è un segno di immaturità dei genitori: l?adozione non può colmare un vuoto che abbiamo dentro noi adulti, alle nostre condizioni, ma solo aiutare un bambino a ritrovare una famiglia. Quindi le condizioni le detta lui. Così quando ci hanno detto che era pronta per noi una bimba guatemalteca di sette anni, abbiamo detto subito di sì. Per questo secondo me la legge conta fino a un certo punto. Potrebbero anche decidere che si può adottare a sessant?anni, ma quello che conta rimarrebbe sempre la nostra disponibilità ad aprire il cuore a un bambino che ha veramente bisogno di noi».

Alzare la soglia dei 40 anni? Giovanni Frangi LA LEGGE SIA SIMILE ALLA VITA

Ho adottato un bimbo l?estate scorsa: lui oggi ha due anni e mezzo, mia moglie 42, per cui secondo la legge in vigore abbiamo fatto ?appena in tempo?. Ma il problema comincia adesso, perché sia io sia mia moglie vorremmo adottare un altro bambino per dare un fratello a nostro figlio, ma non è possibile. Per legge infatti il secondo bambino deve avere almeno un anno in meno del primo (una decisione sensata che ricalca la natura), quindi l?ipotetico fratellino dovrebbe avere oggi circa un anno, il che farebbe alzare la differenza di età tra lui e mia moglie oltre la fatidica soglia dei 40 anni. Il mio potrebbe sembrare un caso particolare, ma non è altro che un aspetto di una situazione che riguarda tantissime coppie, in un modo o nell?altro. Oggi infatti ci si sposa sempre più tardi, e soprattutto si capisce sempre più tardi di non poter avere figli. È la società che è cambiata, e i tempi della vita e del lavoro che si sono dilatati, e non vedo perché una buona legge come quella sulle adozioni non si debba adeguare. Sono le leggi che devono adeguarsi alla vita, e non la vita alle leggi. Quindi io sono favorevole ad alzare il limite d?età, portandolo almeno a 45 anni. Non sarebbe meno importante poi accorciare i tempi delle adozioni, perché già è più complicato adottare un figlio grande, ma se poi i tempi per averlo si allungano a dismisura le difficoltà aumentano per tutti, per i genitori ma anche per il figlio. C?è chi ribatte che è nell?interesse del bambino avere dei genitori giovani, ed astrattamente può anche essere vero. Ma nella realtà, in base all?esperienza ciascuno sa che il meglio per un figlio è avere un padre e una madre che vogliono e sanno essere veramente genitori. E questo può succedere a trent?anni, a quaranta e anche più in là.

Alzare la soglia dei 40 anni? Pamela Villoresi genitori, pensateci in tempo

La legge attuale, che fissa la differenza di età tra genitori e figlio adottivo a 40 anni secondo me è sacrosanta. Non è possibile pensare di tornare indietro, al passato, quando le adozioni erano terra di nessuno e capitava che due sessantenni magari già malandati adottassero un ragazzino che dopo pochi anni si trovava orfano di uno dei due genitori e infermiere di quell?altro. La legge deve regolare questa materia così delicata e dunque spetta alla legge fissare un limite oltre cui non ci si possa spingere. Certo, oggi i figli si fanno molto più tardi che in passato: cinquant?anni fa ci si sposava a 18 anni, vent?anni fa i figli arrivavano entro i 30, oggi vicino ai 40. Per questo credo che il limite dei 40 anni, sebbene giusto, si possa spostare in avanti, per seguire le diverse tappe della vita di oggi. Ma non di più di due anni. Il mio non è assolutismo. Semplicemente trovo che l?interesse principale da tutelare sia quello del minore, che ha sempre diritto alla soluzione migliore (almeno sulla carta) e quindi ad avere due genitori giovani che possano ragionevolmente garantire che si prenderanno cura di lui per molti anni. Il bambino abbandonato ha già sofferto abbastanza, inutile caricare il suo futuro di una preoccupazione in più, anche se teorica. E poi il limite se mantenuto basso può incoraggiare qualche cinquantenne ad adottare i tanti ragazzini di dieci anni e più che vivono ancora in istituto e che nessuno vuole. Che fine farebbero questi piccoli se cadessero tutte le barriere? Semplice: non li vorrebbe più nessuno. Un ultimo consiglio alle coppie: non aspettate di avere più di 40 anni per decidervi ad adottare. È? brutto che l?adozione sia considerata l?ultima spiaggia, esauriti tutti i tentativi, naturali e artificiali, di avere un figlio biologico. Io ho adottato mia figlia a 28 anni, quando ero già mamma di altri due bambini. Il mio è solo un esempio, ma dimostra che adottare può essere una scelta buona di per sé, e non l?ultimo tentativo per riscattare una serie di fallimenti.

FAQ, 5 domande e 5 risposte ai dubbi più frequenti
È vero che chi ha più di 40 anni non può adottare?
No. La legge stabilisce solo che la differenza massima di età tra figlio adottivo e genitore deve essere di 40 anni, quindi chi ha 45 anni può adottare un bimbo di 5 anni (o più), chi ne ha 50 un bimbo di 10 anni e così via. Ne deriva che da noi si può adottare minori fino a 57 anni, età in cui si può adottare un diciassettenne.

Andare all?estero e adottare un bambino ?in proprio? è reato?
Oggi non è reato, ma lo sarà non appena verrà pubblicato il nuovo elenco degli enti autorizzati. Da quel momento tutte le adozioni internazionali da parte di coppie italiane dovranno essere effettuate attraverso tali enti (o appositi uffici pubblici che le Regioni hanno la facoltà, ma non l?obbligo, di istituire) e non sarà più possibile contattare privatamente i tribunali per i minori all?estero e sbrigare le pratiche con avvocati locali sganciati dalle associazioni. Oggi si stima che poco più del 30% delle adozioni si svolgano tramite enti autorizzati.
L?Italia ha ratificato la Convenzione dell?Aja sulle adozioni internazionali. Che cosa vuol dire e che cosa cambierà?
La Convenzione dell?Aja prevede alcune norme di tutela dei minori che i paesi firmatari si impegnano a rispettare. L?Italia l?ha ratificata nel 1998 con una legge, la 476, che entrerà a regime quest?anno. A maggio si insedierà una Commissione presso il ministero degli Affari sociali che pubblicherà il nuovo elenco degli enti autorizzati all?adozione internazionale. È previsto anche uno snellimento burocratico, per cui i Tribunali dovranno comunicare entro nove mesi alla coppia se la domanda di idoneità è stata accettata.

La sentenza della Cassazione che ha innalzato la differenza di età a 48 anni è valida per tutti?
No, nonostante i titoli di giornali e telegiornali non è cambiato niente. La Cassazione interviene solo su casi singoli e specifici, e il suo recente pronunciamento è stato a proposito di un uomo di 65 anni (e di sua moglie, 49) che aveva adottato una ragazza russa di 17 anni, da cui lo separano 48 anni. La Cassazione ha stabilito che l?adozione era legittima in quanto tra loro si era già creato un legame affettivo, e spezzarlo avrebbe danneggiato il minore. Questo è uno dei casi in cui la legge attuale prevede deroghe alla differenza di 40 anni.

Quanto costa adottare un bambino?
È difficile fare una stima per un?adozione con canali privati. Le spese fisse riguardano il viaggio e il soggiorno nel paese straniero, le spese legate ai tribunali e le parcelle degli avvocati, i cui costi variano da paese a paese. Gli enti autorizzati praticano tariffe diverse a seconda dei servizi forniti: corsi di formazione, preparazione dei documenti, organizzazione del viaggio, assistenza all?estero, traduzioni, assistenza legale. I costi possono quindi variare: si va da un minimo di 1/2 milioni (viaggio escluso) a 20/25 milioni tutto compreso. Metà delle spese sono detraibili dalle tasse.

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