Famiglia

Adolescenza: crescono tentativi di suicidio

Più frequenti tra i quindicenni e nelle fasce sociali più basse

di Gabriella Meroni

I tentativi di suicidio costituiscono un fenomeno in crescita nell’eta’ evolutiva sia per un incremento reale sia per una maggiore sensibilita’ ed attenzione al problema da parte degli operatori socio-sanitari e dei mass media. Il dato inquietante e’ emerso nell’ambito delle “Giornate pediatriche internazionali” in corso da oggi al 20 aprile a Torino. L’entita’ del fenomeno dei tentativi di suicidio sembra pero’ essere sottovalutata nelle stime ufficiali:”al di la’ dei dati statistici – e’ stato osservato infatti – e’ probabile che esista una specie di rifiuto mentale, sia da parte degli operatori che dei familiari, ad accettare l’idea che un adolescente e, a maggior ragione, un bambino possa attuare un tentativo per porre fine alla sua breve vita e di conseguenza sembra esserci la propensione inconscia ad attribuire ad eventi fortuiti, alla fatalita’, all’imprudenza o alla scarsa consapevolezza, l’origine dell’incidente”. Tra i mezzi maggiormente utilizzati per mettere in atto un tentativo di suicidio da parte degli adolescenti sembra prevalere l’ingestione di farmaci, che sono facilmente reperibili in casa. “Colpisce – sottolinea in una relazione il professor Roberto Rigardetto, della sezione di neuropsichiatria infantile del dipartimento di scienza pediatriche e dell’adolescenza dell’universita’ di Torino – il fatto che frequentemente sia utilizzato uno psicofarmaco, che simboleggia lo strumento attraversa il quale i genitori tentano di controllare e di curare la propria patologia o il proprio disagio psichico”. Per quanto riguarda le cifre relative a questo fenomeno: tra i pazienti ricoverati per tentativo di suicidio all’azienda ospedaliera materno infantile Sant’Anna, negli ultimi dieci anni, e’ stata raccolta una casistica di 27 soggetti nella fascia preadolescienziale, dodici maschi e quindici femmine, di eta’ compresa tra 8 e 13 anni, con un picco sui 12-13. La casistica comprende, invece, 29 pazienti nella fascia adolescenziale (16 maschi e 13 femmine) di eta’ compresa tra 13 e 16 anni, con un picco di incidenza sui 14-15 anni. La fascia sociale maggiormente rappresentata e’ quella medio-bassa (87%), e spesso di tratta di primogeniti o unicogeniti, con una incidenza della presenza di una patologia psichiatrica familiare. Incide anche la disgregazione del nucleo familiare: per il 52% dei casi studiati e’ normalmente costituito ma del restante 48%, la maggioranza ha genitori separati oppure e’ orfano di uno dei genitori. Sembrano essere causa di tentativi di suicidio tra i giovani anche le esperienze di perdite importanti, traumatiche o reali: oltre alla separazione o la perdita di uno dei genitori, anche la morte o la separazione di altre figure significative per il bambino. In molti casi vi e’ poi l’importanza di un evento “precipitante”:nel 61% dei casi, infatti, i genitori o il ragazzo stesso hanno riferito di un possibile evento scatenante come un litigio tra i genitori o tra i nonni, o la proibizione o un rifiuto. Di fronte a questa situazione gli esperti di neuropsichiatria infantile lanciano, dunque, un monito: “Nel 70% dei casi il tentativo di suicidio e’ stato preceduto da verbalizzazioni, minacce o messaggi il cui contenuto evidenziava l’intento, che se colti nel loro significato dai familiari o da un medico, avrebbero potuto far prevedere l’eventuale rischio e, quindi, preoccuparsi della situazione del ragazzo”.


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