Sondaggi

Adolescenti, che cos’è per voi la violenza? 

La Survey Teen di Fondazione Libellula ha coinvolto 1.592 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 19 anni. Per un adolescente su cinque non è violenza toccare o baciare qualcuno senza consenso, come non lo è, per più del 33%, geolocalizzare il partner o imporgli restrizioni sul vestiario. I dati sono più preoccupanti comparando le risposte delle femmine e dei maschi: un rapporto sessuale non consensuale è classificabile come violenza dal 98% delle ragazze, ma solo dall’86% dei ragazzi. La diffusione di immagini o video intimi, il revenge porn, è colpa di chi la subisce per un terzo dei giovani intervistati

di Alice Rimoldi

Fondazione Libellula ha chiesto ai giovani cos’è la violenza. C’erano proprio loro, i ragazzi delle scuole superiori, a concludere la presentazione della seconda Survey Teen presentata lunedì 28 ottobre negli spazi di Step Futurability di piazza Olivetti a Milano. Quei giovani che, si ripete sempre, sono il futuro ma risentono ancora dell’educazione e della cultura degli adulti nella loro vita.

Il primo dato arriva prima ancora di sedersi, la scritta proiettata sul muro colpisce subito: “Per il 25% degli e delle adolescenti è comprensibile perdere la testa dopo un tradimento e reagire con violenza”. 

Discriminazione e sessismo sono figli della cultura e lo testimoniano le parole di diverse canzoni che risuonano in una stanza attigua lungo il percorso. Dark Polo Gang, Sfera Ebbasta, Fabri Fibra, ma il problema non è nato oggi e allora vale la pena ricordare, tra i tanti, le dieci ragazze per Battisti e il “magari hai voglia e dici no” di Drupi già negli anni ’70.

Il sondaggio ha coinvolto 1.592 ragazzi tra i 14 e i 19 anni e ha dato risultati sconfortanti, lo ripetono anche il direttore generale di Fondazione Libellula, Giuseppe di Rienzo, e la responsabile della comunicazione, Flavia Brevi. “Senza confini” sono le parole chiave che emergono dallo studio realizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana per la Direzione del Personale – Aidp, Mindwork e Università Cattolica del Sacro Cuore.

Per un adolescente su cinque non è violenza toccare o baciare qualcuno senza consenso, come non lo è, per più del 33%, geolocalizzare il partner o imporgli restrizioni sul vestiario. Il 40% ritiene normale controllare di nascosto il cellulare e chiedere le password dei profili social. 

I dati sono più preoccupanti comparando le risposte delle femmine e dei maschi: un rapporto sessuale non consensuale è classificabile come violenza dal 98% delle ragazze, ma solo dall’86% dei ragazzi. La diffusione di immagini o video intimi, il revenge porn, è colpa di chi la subisce per un terzo dei giovani, ma osservando le risposte si nota che è così per il 19% delle ragazze e ben il 40% dei ragazzi.


Il consenso rimane quindi un concetto poco compreso, tant’è che per il 33% degli adolescenti un “no” femminile in realtà è un “sì” celato. Anche in questo caso lo affermano il 18% delle femmine e il 38% dei maschi.

Le molestie non si concretizzano solo negli atti, partono dalle parole, dal linguaggio che si usa abitualmente. Poco meno della metà, 43%, delle giovani intervistate hanno ricevuto commenti espliciti sul proprio corpo, così come un quinto dei ragazzi. 

La metà della popolazione tra i 14 e i 19 anni ha visto o sentito racconti di chi è vittima di violenze, nella maggior parte dei casi fisiche, 62%, verbali, 59%, e psicologiche, 55%. Nella metà dei casi l’autore è il partner o un ex. 

Numeri avvilenti, che devono però essere un punto di partenza per operare un cambiamento, proprio a partire dalle giovani generazioni. Nelle scuole, nei centri di aggregazione e sportivi, la comunità educante deve insegnare anche a conoscere e gestire le proprie emozioni, a relazionarsi nel rispetto dell’altro e riconoscendolo come pari, al di là del genere o del sesso. «Educhiamo le ragazze a difendersi, ma non i ragazzi a responsabilizzarsi. È nostra responsabilità come adulti insegnare ad entrambi un “alfabeto emotivo”», dice Flavia Brevi.

Si espongono anche gli adolescenti stessi: «Parlare di questo tema può aiutare a prenderne coscienza e ridurlo» dice uno di loro, mentre un altro racconta di come influenzi anche i bambini il modo aggressivo in cui alcuni genitori litigano tra loro o li rimproverano. «Dobbiamo parlarne e comprenderlo noi, che siamo gli adulti del futuro, per prevenirlo».

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