Politica

Adesso, i matti con sei figli alzano la voce

L’Associazione delle famiglie con almeno 4 figli si riunisce a Roma in protesta contro la Finanziaria. «O lo Stato comincia a riconoscerci o centinaia di famiglie avvieranno procedure di separazione»

di Chiara Sirna

Chissà se c?è un pizzico d?ironia nella scelta del 1° novembre, festa d?Ognissanti, per la celebrazione del loro primo congresso nazionale? E già, perché per Mario Sberna, presidente dell?associazione Famiglie numerose, per portare avanti una famiglia di almeno sei componenti bisogna essere o un po? santi o un po? matti. Soprattutto in Italia. Spara a zero Mario Sberna sull?assenza dello Stato in materia di sostegno a genitori e figli. È un fiume in piena, le contraddizioni del sistema fiscale e sociale italiano gli si accavallano una dopo l?altra nella mente, senza tregua. Poi tira le somme e la conclusione è amara: «La verità è una: più siamo, peggio stiamo».

Il figlio unico conviene
Sarà per questo che oggi si opta più facilmente per un figlio unico o al massimo due, quando va bene? Il calo delle famiglie numerose in quarant?anni è stato drastico: dai tre milioni del 1961 si è arrivati alle 371mila nel 2001 (censimento Istat) e poi alle 301mila nel 2004, di cui 50mila straniere. Sberna snocciola cifre ed esempi concreti. Le agevolazioni statali sono inversamente proporzionali al numero dei componenti: più si è in casa, più si paga. La soglia Irpef si ferma al settimo componente, il che significa al quinto figlio: dal sesto in poi si viaggia a peso d?oro. La tariffa sociale dell?acqua vale fino a 108 metri cubi, «l?equivalente di pochi sciacquoni al giorno», commenta ancora Sberna. Dopo di che il prezzo aumenta in relazione ai consumi. L?Ici corre di pari passo con la metratura della casa: il numero di quanti vivono tra le mura domestiche poco importa. «Per lo Stato la mia casa di 130 metri quadri è una reggia», spiega Sberna. «Peccato però che a viverci siamo in sette. A nessuno è mai venuto in mente che i metri a disposizione di ognuno sono di gran lunga inferiori a quelli di un single o un anziano solo, piuttosto che a una normale coppia?».

Insomma, di qualsiasi spesa si tratti, cartelle, astucci, libri, sport, pannolini, vestiti, bisogna moltiplicare per 4 o 5. Ma di sconti se ne vedono ben pochi. «Se devo pagare la tassa dei rifiuti mio figlio vale uno», spiega il presidente dell?associazione Famiglie Numerose. «Ma se chiedo un contributo a scuola per i libri, sul reddito Ise dal terzo in poi, ogni figlio vale 0,35. Praticamente un terzo. Questi sono i risultati di chi sventola la bandiera dell?economia di scala. E per fortuna sono fior fior di professionisti a creare questi sistemi di calcolo».

L?elenco sarebbe infinito, ma le famiglie, esauste e agguerrite più che mai, hanno deciso di passare ai fatti, mobilitandosi.

Il prossimo 1° novembre saranno in migliaia a Roma a far sentire la propria voce. Finora hanno già incontrato diversi parlamentari di maggioranza sperando di riuscire a ottenere qualcosa dalla Finanziaria.

Niente bonus, please
«Di urgente chiediamo», continua Sberna, «l?innalzamento dei coefficiente Ise a 0,50 a partire dal primo figlio e il prolungamento degli assegni familiari anche dopo i 18 anni perché non è possibile sospenderli quando i ragazzi devono studiare ». Niente bonus dunque, ma misure concrete, che sappiano dare respiro a lungo termine a chi tiene famiglia, e numerosa. Molte altre richieste, come la deduzione dal reddito di spese mediche, didattiche o di trasporti e il calcolo delle bollette di gas, luce e acqua in base al numero dei componenti familiari sono già state bocciate. Per il reddito Ise e gli assegni familiari resta uno spiraglio aperto fino al 7 novembre prossimo, data ultima per la modifica del maxi emendamento. Ma le speranze sembrano tenui. Perciò le famiglie si stanno preparando fin d?ora a una protesta dai toni molto più accesi: una separazione in massa per il prossimo aprile, in occasione del secondo convegno, per usufruire di migliori vantaggi fiscali.

«Dobbiamo ancora trovare un giudice», spiega Sberna. «Ma se non ci ascolteranno, una cinquantina di coppie dell?associazione arriverà alla separazione. Ormai ci hanno veramente tolto la speranza. Le sembrerà assurdo ma sarebbe l?unico modo per respirare economicamente. È un mio vecchio pallino, sa quante volte ho pensato a una separazione legale fittizia, perché se mi separassi da Egle improvvisamente il fisco diventerebbe clemente».

Calcoli alla mano, con il reddito attuale e cinque figli a carico la famiglia di Mario ed Egle Sberna arriverebbero a incassare 750 euro al mese in più. «Mia moglie con il suo solo reddito prenderebbe mille euro di assegni familiari contro i 212 di adesso», spiega, «e io con il mio solo stipendio pagherei l?Irpef al 23% anziché al 39%. Totale 750 euro in più al mese nelle nostre tasche. E la sa una cosa? Sarebbe proprio lo Stato a rimetterci!».

Lo Stato ci perde
Già, perché, per ora e se le cose non cambieranno, sarà Mario a rimetterci. Sbrena ha 44 anni, lavora nell?Ufficio missionario della Curia di Brescia, è consigliere comunale della Margherita. Mamma Egle ha un impiego part time e si occupa di assistenza agli anziani. Con cinque figli, di cui tre naturali, uno in affido e uno adottato, un mutuo da 408 euro che terminerà quando Mario avrà 72 anni, non c?è molto da scialacquare. «La spesa al discount e i vestiti usati che ci scambiamo con altre famiglie ci aiutano a far quadrare i conti», spiega mamma Egle. «Qui, le sirene del consumo non si avvertono proprio. I nostri bambini sono meravigliosi e non sono per nulla viziati».

Ma quanti sono i Mario Sbrena d?Italia? I nuclei con almeno sei componenti sono appena 309mila su un totale di oltre 22 milioni di famiglie. Perché non allargare la possibilità di associarsi alle famiglie con cinque componenti, chiediamo? «In effetti, ci stiamo pensando perché sono un milion 700mila le famiglie italiane con tre figli. Lo discuteremo il prossimo 1° novembre», promette Sbrena. Ad oggi sono poco più di un migliaio le famiglie iscritte all?associazione (20 euro, per chi può, la quota d?iscrizione). L?obiettivo è di raggiungere entro l?anno quota 10mila.

Info: Associazione nazionale Famiglie numerose
Quartiere La Famiglia – via XXI, 1
25126 Brescia – tel. 030.317122
www.famiglienumerose.it

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Prima il congresso poi l’udienza con il Papa

Insieme per contare di più, per parlare dei problemi e lanciare proposte concrete di aiuti fiscali. Al primo convegno nazionale delle Famiglie numerose martedì 1 novembre nel campeggio Country Club a Roma partecipano 2.500 genitori di tutta Italia. I lavori si aprono alle 14.30 con i saluti di monsignor Francesco Beschi, vescovo ausiliare di Brescia, e di Paolo Corsini sindaco (di centrosinistra) della città lombarda. Il programma prevede gli interventi di Sergio Nicolli, direttore della Pastorale familiare; Maria Pia Garavaglia, vice sindaco di Roma; Luisa Santolini, presidente del Forum delle famiglie; Luigi Bobba, presidente delle Acli. Il giorno seguente gli associati sono attesi in Vaticano da papa Benedetto XVI cui regaleranno un?opera in legno raffigurante la famiglia numerosa, realizzata da un artista del Trentino.

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Ai single il 14,3% della ricchezza, a noi il 9

Una recente ricerca dell?Istituto Tagliacarne per conto di Unioncamere ha evidenziato la sproporzione tra la percentuale di popolazione rappresentata e quella del reddito totale disponibile. Ai single, che rappresentano il 9,5% della popolazione, arriva il 14,3% del reddito totale. Favorite anche le famiglie di due persone, che costituiscono il 20,7% della popolazione ma detengono il 25,7% del reddito. Lo squilibrio in senso inverso si manifesta a partire dei quattro componenti: 29% della popolazione e 24,3% del reddito. Del tutto sbilanciata la situazione dei nuclei con cinque o più membri: 16% rispetto al 9% del reddito. Una costante l?emarginazione delle famiglie numerose a livello di reddito pro capite. Nel Sud è del 56,5% rispetto ai single dello stesso territorio, nel Centro-Nord del 53,5%.

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Cosa cambiare? Cominciamo dall’Ise

L?Ise (indicatore della situazione economica) e l?Isee (indicatore della situazione economica equivalente) sono parametri per conoscere la situazione economica del richiedente, utilizzati da enti o da istituzioni (ospedali pubblici, Asl, scuole, università, ecc.) che concedono prestazioni assistenziali o servizi di pubblica utilità (es. canone telefonico). La gestione della banca dati relativa al calcolo di tali indicatori è affidata all?Inps che acquisisce le notizie di base per il rilascio della certificazione che ha una validità annuale. Questo parametro scaturisce dalla somma dei redditi e del 20% del patrimonio mobiliare e immobiliare di tutto il nucleo familiare. L?Isee scaturisce invece dal rapporto tra l?Ise e il numero dei componenti del nucleo familiare in base a una scala di equivalenza stabilita dalla legge.

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