Non profit

Adesso i disabili parlino all’unisono

Parla Franco Bettoni, presidente dell'Anmil

di Franco Bomprezzi

La manifestazione di Roma «non deve rimanere un fatto isolato». Per questo dall’interno della Fand «lavoreremo per cercare di aggregare tutto il nostro mondo». Con un obiettivo: «Cambiare la cultura
che ha portato alla criminalizzazione degli invalidi» Alla guida dell’associazione numericamente più rilevante di persone con disabilità, Franco Bettoni, presidente di Anmil, può basare le sue riflessioni su un osservatorio vasto e radicato in tutto il territorio nazionale. Dopo la partecipazione convinta alla manifestazione del 7 luglio scorso, che ha visto per la prima volta scendere in piazza insieme Fand e Fish, molte sono le questioni calde ancora sul tappeto.
Vita: Presidente Bettoni, come valuta i nuovi dati Inail relativi agli infortuni sul lavoro?
Franco Bettoni: In linea generale si tratta di dati incoraggianti che premiano il lavoro svolto da istituzioni e parti sociali, ma meno incoraggianti sono i dati di settore. Infatti, al netto del calo occupazionale, in agricoltura e nei servizi i numeri non segnalano alcuna riduzione degli infortuni. E poi ci sono ancora troppi morti in edilizia: addirittura in aumento se si tiene conto del calo degli occupati. Anche il dato sulle malattie professionali desta grande preoccupazione. Ricordiamoci sempre degli oltre 250 morti che le malattie professionali legate alle lavorazioni del passato, come quella dell’amianto, continuano a consegnarci ogni anno. E in questo senso l’unificazione di Inail e Ispesl rappresenta un passaggio indispensabile verso la costituzione di un polo unico della sicurezza nei luoghi di lavoro sia sul fronte della prevenzione degli incidenti che su quello della ricerca.
Vita: Anmil è da poco diventata ufficialmente “patronato”, un riconoscimento importante. Che cosa cambia? A cosa state lavorando?
Bettoni: Per l’Anmil si tratta di un riconoscimento di grande rilevanza che giunge a coronamento di quasi 70 anni di attività. Gli obiettivi di questo nuovo “ente” saranno indirizzati a valorizzare il nostro patrimonio di esperienza nella presa in carico degli associati e di quanti richiedono i suoi servizi, con riferimento, fra l’altro, ad attività di consulenza e sostegno nell’iter delle pratiche previdenziali ed infortunistiche.
Vita: Per la prima volta da tanto tempo le associazioni delle persone disabili si sono mosse con una sola voce e con grande compattezza. Ma adesso ci sono nuovi obiettivi: l’osservatorio nazionale previsto dalla Convenzione Onu, la riforma del nomenclatore tariffario degli ausili, la revisione dei criteri per l’invalidità. Che ruolo può e intende svolgere Anmil? E se dovesse oggi indicare la priorità più importante, quale obiettivo vorrebbe raggiungere?
Bettoni: L’Anmil vive al proprio interno tutti i tipi di disabilità, da quelle psichiche a quelle motorie, uditive e visive, quindi non si limita a interventi mirati e specifici, ma difende e sostiene i diritti dei disabili a 360 gradi. Il suo ruolo all’interno della Fand è perciò di completo sostegno di tutte le sue battaglie. Fra i nostri obiettivi principali oggi c’è l’impegno a far sì che l’esperienza della manifestazione dello scorso 7 luglio non vada persa e non rimanga un fatto isolato. Noi crediamo nella necessità di stabilire e promuovere l’unità di intenti fra Fand e Fish. Il nostro sarà un impegno leale e senza pregiudizi per cercare di aggregare il mondo della disabilità e fare così in modo che gli obiettivi di tutti vengano raggiunti prima.
Vita: C’è un modello di previdenza e di welfare al quale si potrebbe fare riferimento? Che cosa impedisce al nostro Paese di assicurare una vita dignitosa alle persone disabili, anche a quelle che all’improvviso si trovano a impattare con una invalidità del tutto imprevista?
Bettoni: Per lo sviluppo futuro del welfare un punto di riferimento importante sarà il Libro Bianco del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. È moderno e va nel segno della cultura dell’uguaglianza e contro la discriminazione, ma per poterlo realizzare le difficoltà maggiori arrivano dalle barriere culturali della nostra società. Per questo motivo è sempre utile promuovere la comunicazione sulla disabilità, basta che si parli della categoria in modo corretto, evitando i toni dell’ultimo periodo in cui, all’interno delle discussioni sulla manovra finanziaria, c’è stato anche un crescendo di criminalizzazione degli invalidi civili. Come abbiamo comunicato anche al ministro Sacconi, noi intendiamo discutere le iniziative in atto e condividiamo le verifiche ed i controlli, ma auspichiamo un clima più sereno e una maggiore attenzione verso le situazioni di bisogno della categoria.


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