Non profit

Adesso basta con i trucchi dei politici

M assimo D'Alema ci perdonerà se lo inchiodiamo in un ritratto malandrino, per i suoi modi cinquecenteschi, regalatoci da Antonio Molino.

di Riccardo Bonacina

M assimo D?Alema ci perdonerà se lo inchiodiamo in un ritratto malandrino, per i suoi modi cinquecenteschi, regalatoci da Antonio Molino. Con lui, in questo numero, troverete le facce dei leader più famosi della politica italiana incastonate in ritratti simili. Li abbiamo voluti rappresentare così, come i nuovi Signori di un potere che, pur tra mille mal di pancia, si va ristrutturando cercando di riconquistare spazi non propri. Li abbiamo voluti rappresentare così, lontani, supponenti, narcisi, potenti, spesso vessatori. Una provocazione, certo, ma su un tema reale, su un allarme verissimo. La sensazione è che al di là delle discussioni sulle formule, sulle alleanze e alchimie bipolari ed elettorali troppo poco si sia ragionato e lavorato su cosa sia la rappresentanza in una società cambiata, complessa, in un orizzonte, anche per la politica, sempre più sovranazionale. Ai ragionamenti e alla sperimentazione di forme nuove di rappresentanza e di confronto tra politica e società civile chi governa ha preferito privilegiare gli appetiti meno nobili, la voglia di occupazione del potere, privilegiando il blandire al fare. Chi sta all?opposizione, al duro lavoro parlamentare fatto di commissioni, di emendamenti, di interpellanze ha preferito la retorica di improbabili e pericolosi slogan e le manifestazioni di piazza. Insomma non se ne può più. Ci vengono promesse leggi che poi non arrivano mai (i bambini in carcere per esempio). Abbiamo a che fare con ministri che passano serate in tv a discettare della libertà di sesso in carcere quando negli istituti penitenziari è difficile persino trovare un?aspirina. Ci vengono ammansite leggi come la carbon tax contro le emissioni inquinanti e poi scopriamo che sarà la benzina verde a costare di più e che del gettito previsto di 2.100 miliardi solo 300 (sic) saranno destinati a politiche ambientali, il resto servirà ad alleggerire gli oneri sociali alle aziende (perché non chiamarla allora labour tax?). Ci sono leggi ormai vecchie di due anni i cui regolamenti attuativi e adempimenti previsti non sono ancora definiti e già si parla di cambiarle (vedi legge sull?immigrazione e sulle Onlus). Che dire poi della beffa delle tariffe telefoniche e delle vuote Authority? Che dire di una politica fiscale vessatoria e complicata e invece così supina e clemente verso i propri sprechi, le proprie inadempienze, le proprie corruzioni così penetranti (sino alle palline del Lotto)? Che dire di partiti che si inventano leggi ed emendamenti per finanziare se stessi e le proprie attività editoriali e non sanno rendicontare un anno con l?altro come sono spesi i soldi dell?8 per mille destinati allo Stato? E dei tempi di una giustizia sempre più a orologeria e arbitraria? E dei dibattiti lunghi, infiniti, estenuanti e capaci di mandare in crisi alleanze e governi che vertono esclusivamente sui simboli (siano essi verdure o arbusti) e mai su una questione concreta? Che dire di chi ci chiamerà ancora una volta a un referendum per svuotarlo, come è successo sempre in questi anni, subito dopo o subito prima? Politica addio? Vi invitiamo ogni settimana all?impegno e alla responsabilità, per questo siamo sereni nel lanciare qui un allarme ultimativo, e più di una riflessione sulle possibili vie d?uscita.


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