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Addio mio commissario

La Cri rimane un ente pubblico, ma dopo anni avrà finalmente un presidente eletto dalla base.Nella corsa alla successione ecco i favoriti.

di Redazione

La Croce Rossa italiana eleggerà un suo presidente nazionale. La notizia è storica. Se infatti si escludono i quattro anni di reggenza di Maria Pia Garavaglia (dal 1998 al 2002), per 25 anni la Cri è stata guidata da un commissario governativo. Ultimo della serie: l?avvocato Maurizio Scelli che, salvo sorprese, dovrebbe passare il testimone entro fine anno. Il cammino verso la normalizzazione dell?ente è stato però ricco di ostacoli. Anche la recente crisi di governo ci ha messo del suo stoppando in zona Cesarini l?approvazione dello statuto, condizione necessaria per avviare il lungo processo elettorale. Silurato Sirchia, fatto il Berlusconi bis, Gianni Letta, il vero sponsor politico della riforma, ha però impresso la decisiva accelerata, consegnando nelle mani del neo ministro Storace il nuovo testo. Così il 6 maggio è arrivato il via libera da parte del Consiglio dei ministri. La democratizzazione delle procedure elettive e l?eliminazione dei rappresentanti dei ministeri dal consiglio di amministrazione sono senz?altro le novità più rilevanti del nuovo statuto. Sul primo punto è unanime il coro di soddisfazione. «Le elezioni sono l?unico passo che volevamo», afferma Enzo Scognamiglio, ispettore nazionale dei volontari del soccorso. «Con l?elezione dei vertici l?associazione si dirige verso la democrazia», gli fa eco Ludovica Lucifero, presidente nazionale del comitato femminile. «Finalmente vediamo la fine del tunnel», chiude Alberto Bruno, presidente del comitato provinciale di Milano. La reale autonomia dell?ente rischia di essere più formale che reale. Almeno questo è il pensiero di Massimo Barra, vicepresidente della Federazione internazionale che osserva: «è vero: il nuovo statuto esclude i ministeri dal cda. Ma il testo approvato prevede anche che i rappresentanti del governo siedano al tavolo dei revisori dei conti». Tradotto: ogni euro che uscirà dal borsellino della Cri dovrà ottenere il placet dei ministeri. Del resto era difficile pensare che lo Stato scomparisse dalla gestione di un ente nelle cui casse versa ogni anno dai 150 ai 200 milioni di euro. Tanto più che rimane confermata la natura pubblica dell?ente, caso unico in Europa. Da Ginevra Antonella Notari, la portavoce del Comitato internazionale, si trincera dietro a un secco «no comment». Ma le perplessità consegnate prima dell?approvazione dello statuto direttamente nelle mani di Paolo Bruni, capo della rappresentanza permanente presso le organizzazioni internazionali a Ginevra, fanno pensare che Oltralpe la delusione sia grande. Sembra invece tramontata l?ipotesi di creare una società per azioni anti burocrazia. Lo statuto non vi dedica alcun accenno. Mai dire mai, però. Proprio la natura pubblica dell?ente consentirebbe di creare anche in un secondo momento una società per azioni interamente partecipata dalla Croce Rossa. In Italia nel frattempo sale la febbre elettorale. Dopo l?approvazione del regolamento, le operazioni di voto seguiranno un complesso meccanismo simile a quello delle elezioni americane e i 300mila volontari sceglieranno il numero uno attraverso rappresentanti territoriali. Il favorito? Difficile fare previsioni. Ma alcuni nomi incominciano a trapelare. Il più gettonato, per capacità ed esperienza, è proprio quello di Barra. Il carattere esuberante e la fama da bulldozer, però, ne potrebbero frenare la corsa. Di ottime chance è accreditata anche Fiorella Caminiti, capo della componente giovanile della Cri, che non pare però troppo convinta di assumere l?incarico. Ruolo che invece piacerebbe a Scognamiglio. Un nome che ad oggi però non gode della popolarità necessaria per tagliare il traguardo da vincitore. Un ruolo importante lo giocheranno anche le logiche territoriali. In questa prospettiva i sondaggi vedono in pole position la presidente del comitato regionale del Lazio, Antonella Piacente. Seguita a ruota dal piemontese Teresio Delfino, fra l?altro parlamentare dell?Udc. E Scelli? Lui continua a giurare sul suo disimpegno. Ma dopo la scottatura dello sfortunatissimo esordio in politica (coinciso con la débâcle del centrodestra alle regionali), non si può escludere che sia proprio lui l?uomo nuovo della Cri.


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