I colloqui orali sono finiti, Laura è stata l’ultima. Poi abbiamo iniziato freneticamente a porre le firme sui compiti, a testimonianza dell’attribuzione collettiva dei voti dati alle prove scritte. La professoressa di matematica, che si è sobbarcata il gravoso compito di compilare i verbali, con un clic di mouse li ha stampati tutti in un attimo, poi si è passati al rito della chiusura del pacco contenente tutti i compiti – legato con lo spago e sopra la ceralacca – a suggellare la fine dello scrutinio. Il presidente ha apposto il timbro della scuola e noi le firme sul pacco, e in quel preciso istante mi sono detto che la 3 F non esisteva più.
Che cosa resta dell’esame di maturità? Le lacrime di Albertina davanti ai risultati, non pienamente rispondenti alla media dei voti conseguiti a giugno, la tesina di Sofia sul vino e la letteratura greca, ma anche gli effetti negativi dell’alcol sul nostro organismo, quando si esagera. Il volto di Serena scavato dalla tensione, proprio lei che in cinque anni ha ostentato una sicurezza più volte invidiata dai compagni di classe. La mamma di Clarissa, 37 anni, cui la figlia aveva intimato di stare fuori dall’aula, e costretta perciò a origliare. La felicità di Micol, ultrà del Milan, che da aprile paventava la bocciatura, la dissertazione di Sandro sulla maschera nel teatro latino, aiutato fino all’inverosimile pur di levarcelo dai piedi.
Di questa maturità resta lo stupore della professoressa di greco, nel sentire parlare con cognizione di causa gli studenti dell’atletica nella Grecia antica, con relativi collegamenti con lo sport odierno. Resta l’invito rivoltomi da un gruppo di studenti a fare l’Interrail con loro, e quello dell’inseparabile trio Micol, Serena e Jacopo a girare la Toscana in auto, come se fossi un loro compagno di scuola. Mi illudo di rivederli tutti in palestra a settembre, entusiasti di fare lezione, anche se so che ognuno avrà preso la sua strada. Addio gloriosa e irripetibile 3F, che agli esami di maturità ha portato ginnastica.
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