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Addio allo sceicco anti-velo

Muhammad Sayyid Tantawy era un leader moderato

di Redazione

Lo sceicco Muhammad Sayyid Tantawy, guida dell’università islamica egiziana di al-Azhar, è morto oggi in Arabia Saudita, dove si trovava in visita. Lo ha annunciato poco fa la tv di stato egiziana, spiegando che il religioso è stato colto da una crisi cardiaca. Tantawi era uno dei più importanti teologi del mondo musulmano sunnita ed è stato al centro di recenti polemiche per aver vietato alle studentesse l’uso del niqab, il velo integrale, nelle aule dell’università islamica da lui guidata.


Oltre che per la prestigiosa carica che ricopriva, era noto in tutto il mondo per le posizioni moderate – per alcuni troppo progressiste – assunte anche di recente su temi controversi come l’uso del velo islamico. Nominato Gran Mufti d’Egitto il 28 ottobre 1986, giorno del suo 58esimo compleanno, Tantawi ha ricoperto la carica per dieci anni, fino a quando è stato nominato dal presidente egiziano Hosni Mubarak alla guida della moschea e dell’università di al-Azhar, uno dei principali centri d’insegnamento religioso dell’Islam sunnita, fondanto nel decimo secolo. Di recente aveva fatto parlare molto di sé, sollevando anche accese polemiche, per essersi espresso a favore della proposta di legge francese sul divieto assoluto di indossare il velo islamico nelle scuole e nelle università. Una direttiva analoga aveva rivolto pochi mesi fa alle studentesse del suo ateneo, chiedendo loro di non coprirsi con il velo integrale durante le lezioni. La sua iniziativa aveva scatenato un vespaio di polemiche, con dure prese di posizione contro di lui da parte di altri religiosi dell’intero mondo islamico, di politici legati al movimento dei Fratelli Musulmani (che da sempre lo accusava di essere troppo vicino al governo) e di alcune organizzazioni di studentesse, che arrivarono a organizzare manifestazioni e gruppi di protesta su Facebook contro l’iniziativa.


Oltre ad aver emesso diverse fatwa (editti religiosi) contro il terrorismo e l’estremismo islamici e contro pratiche come la mutilazione genitale femminile, Tantawi aveva anche preso posizione a favore dell’aborto, nel caso in cui la gravidanza fosse il frutto di uno stupro. Subito dopo gli attentati dell’11 settembre, dichiarò che la chiamata al jihad contro l’Occidente rivolta a tutti i musulmani da Osama bin Laden non era “valida né vincolante”, che “tra il jihad secondo l’Islam e l’estremismo religioso c’è la stessa differenza che c’è tra terra e cielo” e che il Corano “vieta espressamente tutto ciò di cui i Talebani e al-Qaeda vanno orgogliosi”. Fu lui, nel 2004, a guidare la preghiera per i funerali del leader palestinese Yasser Arafat, definendolo “difensore della causa palestinese, che agì con coraggio e onestà”.

Convinto sostenitore del dialogo tra credo diversi, Tantawi non esitò a prendere posizione contro il controverso discorso sulle religioni pronunciato a Ratisbona da papa Benedetto XVI. “Le frasi del papa sono offensive per l’Islam e per i musulmani, oltre ad essere il frutto di un errore scientifico – affermò in quell’occasione – Il pontefice dovrebbe scusarsi con chiarezza e giustificare quanto ha detto”.

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