Economia

Addio all’aziendina meccanica per occuparsi dei più deboli

Pietro Manenti produceva carrelli elevatori nella Bergamasca. Per condividere l’impegno sociale di alcuni amici ha venduto l’impresa e si è fatto manager di una coop sociale.

di Luca Fiore

Pietro Manenti, consigliere delegato del consorzio Sol.Co Priula in provincia di Bergamo, faceva l?imprenditore e rischiava di tasca sua. Aveva un?azienda che produceva carrelli elevatori speciali. Si ritrova poi, agli inizi degli anni 90, a fare l?assessore ai Servizi sociali del comune di Seriate, dove comincia a conoscere il mondo della cooperazione e del volontariato. Vede nascere in questi anni una rete di rapporti e amicizie con persone impegnate nel sociale. «Nella vita si fanno degli incontri precisi», spiega, «e bisogna comprendere perché accadono». Dopo qualche anno, infatti, uno di quegli amici lo va a cercare, e gli fa una proposta che lo sorprende come un fulmine a ciel sereno:«Era Johnny Dotti, consigliere delegato di Cgm (presidente allora della coop sociale Servire per l?inserimento di soggetti svantaggiati) che mi chiedeva di andare a lavorare con lui per rimettere ordine nell?organizzazione, che a seguito di ben 4 spin-off cominciava a perdere colpi». Una proposta difficile, che portava con sé molte conseguenze: «Si trattava di cambiare completamente prospettiva, di passare dalla logica del fare a quella dell?essere e per me questo orizzonte costituiva una sfida entusiasmante. Significava infatti coniugare le mie capacità professionali con il significato delle cose». E l?impresa? Ceduta al miglior offerente. Da quel momento l?ex imprenditore, rimboccatosi le maniche, si tuffa nel mondo del non profit forte delle conoscenze e dell?esperienza passata. «Nel mio lavoro mi sono fatti guidare dal principio per cui occorre creare un equilibrio tra le risorse di un ente non profit: la base sociale, il know-how e i mezzi economico- finanziari». Perché, spiega, «l?impresa sociale è come un tavolo a tre gambe, se una è più corta il tavolo traballa: occorre un?armonizzazione tra le varie risorse. Queste cose adesso sono ampiamente conosciute e superate, dieci anni fa no». La razionalità dell?imprenditore si addolcisce: «Bisogna però stare attenti: l?organizzazione ne chiama sempre altra e ciò che era nato con entusiasmo rischia di essere soffocato dai meccanismi». E se gli chiedete che cosa abbia imparato nella veste di imprenditore sociale, risponde senza esitazioni: «La logica della condivisione : ci vuole un maggior consenso rispetto a quando si è in due o in tre a decidere».


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