Politica

Addio al derby, c’è il bilancio da far quadrare

Antella e Grassina, società della provincia fiorentina con cinquant'anni di storia alle spalle, sono le prime vittime. Così chiudono.

di Redazione

P er oltre cinquanta anni le due squadre di calcio hanno alimentato un campanilismo esasperato tra i cittadini di Grassina e quelli di Antella, due piccoli centri nei pressi di Firenze, rispettivamente di 13 mila e 4 mila abitanti. La buona o la cattiva sorte dell’una e dell’altra squadra, ha costituito per anni occasione di animate discussioni nei bar delle due cittadine toscane, ne poteva essere altrimenti visto che distano tra loro meno di tre chilometri. Perfino la costituzione delle rispettive squadre di calcio, sembra un dispetto reciproco: gli ultimi mesi del ‘45 per Antella e i primi mesi del ‘46 per Grassina. La posizione di bassa o di alta classifica, ha consentito, ora all’una ora all’altra, il passaggio di categoria o la retrocessione, fino a qualche anno fa, quando il pubblico seguiva le gare domenicali garantendo quasi 2000 presenze. A porre fine agli sfottò e al campanilismo, non è stato il buon senso sportivo delle due tifoserie, ma la pay tv. La possibilità di vedere la squadra del cuore giocare in diretta, attraverso un apposito abbonamento, stando seduti sulla poltrona davanti alla tv di casa o nella saletta di un bar, ha spinto progressivamente molti spettatori a disertare il calcio minore. Quello stesso pubblico, che fino a ieri seguiva dal campo sportivo i risultati del campionato di calcio di serie A con la radiolina all’orecchio, oggi se ne infischia dei colori paesani. «Nel giugno del ‘98, il calo vorticoso del pubblico unitamente ai costi di partecipazione al campionato, ci ha spinti a sciogliere le due società sportive e a costituire una sola squadra, il Valdema, che ora milita nell’Eccellenza» afferma Massimo Colucci presidente e autore dell’operazione. «Il pubblico, che faceva registrare 1500 presenze, si è ridotto fino agli attuali 150 spettatori», racconta, «Giochiamo in un unico stadio e abbiamo 9 squadre, dai pulcini agli juniores, che a vari livelli soni impegnati nei vari campionati. Anche il settore giovanile ha subito un contraccolpo, perciò abbiamo dovuto dimezzare le squadre, oggi vi sono 270 giovani tesserati che partecipano all’attività calcistica». Altre società hanno chiuso i battenti. «La Federazione gioco calcio trascura le nostre problematiche, abbiamo sollecitato più volte il presidente nazionale Luciano Nizzola, ma loro ascoltano solo la voce del grande calcio, ci considerano unicamente numeri da mettere in bella mostra quando si parla di calcio giovanile». In Toscana, le piccole società in lotta hanno costituito un coordinamento regionale: «Una delle prossime domeniche tutte le squadre regionali si asterranno dalle partite, per richiamare l’attenzione di dirigenti federali e di politici. Il calcio minore non deve morire» dicono da Firenze. Negli anni passati le squadre di Grassina e Antella rappresentavano occasione di impegno volontario di molti cittadini e di animate discussioni,«oggi nei bar non discute più nessuno» conclude amaramente il presidente del Valdema. Un mondo, quello del calcio dilettantistico, che rischia di sgretolarsi in breve tempo, inghiottito dagli interessi delle grandi squadre di calcio.


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