Volontariato
Addio a Regina Sironi “mamma” di tanti bambini
Era il segretario generale di ABIO, la Fondazione che porta migliaia di volontari nei reparti pediatria, per alleviare il tempo del ricovero. Da sempre protagonista attiva del Comitato editoriale di Vita
Gentile, sorridente, sempre molto concreta. Regina Sironi (nella foto accanto a Lorella Cuccarini) la ricordiamo, fedelissima e puntuale, alle riunioni del Comitato editoriale di Vita: quasi sempre presente, anche quando la malattia aveva iniziato a renderle più faticosa la vita, perché era convinta che ascoltare, coordinarsi, decidere insieme le priorità, e poi muoversi insieme, fosse una scommessa decisiva per il non profit e quindi anche per quella “sua” bellissima realtà, Fondazione Abio. Lei ne era l’anima, rivestendo il ruolo di Segretario generale. Regina Sironi se n’è andata, all’età di 67 anni, e lascia un grande vuoto. Nell’Associazione di volontariato ospedaliero rivolto ai piccoli pazienti, era entrata negli anni 80 come volontaria e ne aveva seguito la crescita passo passo. Sino a quella che lei raccontava come la vera svolta, arrivata nel 1999: quell’anno era decollato il Progetto Ospedale Amico, in linea con lo stile ABIO e la sua mission – per la sua complessità e rilevanza economica. Accolto con molti timori e qualche perplessità legata al timore di perdere, con lo sviluppo e la diffusione sul territorio nazionale, quelle caratteristiche di spontaneità e semplicità che ne avevano caratterizzato la nascita e i primi anni, il Progetto ha portato alla realizzazione di 42 sale gioco nelle pediatrie dei vari Ospedali italiani, finanziando anche l’attività di formazione per gli aspiranti volontari e consente, di conseguenza, la nascita di molte Sedi ABIO. ABIO, così è diventata sempre più conosciuta ed apprezzata per la solidità organizzativa e per la qualità degli interventi di assistenza, grazie alla dedizione di un numero sempre maggiore di volontari. «È stato l’orgoglio della nostra storia, della gratuità e della qualità dell’azione nei confronti dei bambini ospedalizzati a far crescere ABIO», spiegava con orgoglio Regina Sironi, che in quella che allora era un’associazione era entrata come volontaria negli anni 80.
Raccontava sempre con grande felicità l’esperienza nella formazione dei nuovi volontari (oggi oltre 4500), che ABIO riusciva sempre ad arruolare, grazie alla sua mission e alla sua efficienza organizzativa. Ma sul tavolo del Comitato editoriale metteva anche la sua indignazione per l’indifferenza dello Stato e ci invitata a battaglie sacrosante come quella sull’Iva al 20% per i giocattoli regalati ai reparti pediatrici. «Lo Stato ruba ai bambini» titolava Vita. Raccontava lei: «La cosa incredibile è che sul totale delle donazioni raccolte e da noi girate agli ospedali sotto forma di arredi e giochi, 115mila euro li abbiamo dovuti versare allo Stato italiano, per pagare l’Iva. In tutt’Europa pagano il 4%!».
A tutti gli amici di ABIO l’abbraccio e la preghiera di tutti gli amici di Vita.
Il nostro e “suo” collaboratore Carlo Mazzini, ci ha inviato questo ricordo
Ma chi era la signora Sironi? Era da molti anni la Segretaria Generale della Fondazione ABIO, ente che coordina le associazioni di bambini in ospedale sparse sul territorio (circa 60).
Questo per le cronache.
Per chi, come me, è stato per tanti anni un consulente della Fondazione, la signora Sironi è stato un esempio di dedizione, di cura del particolare, di attenzione ai destinatari finali, i bambini e le loro famiglie.
Ma anche così, temo di non farvi capire chi era la signora Sironi, e me ne dispiace, perchè non sapete cosa, anzi, chi vi siete persi. Era una donna decisa, convinta che tra leggi, circolari e tutto ciò che la burocrazia ci fa passare, si dovesse assolutamente trovare un modo legale e legittimo per realizzare i progetti.
Mi ha stressato parecchio, sapete, perché diceva che non era pensabile che qualcuno giù a Roma non avesse la benché minima idea di cosa volesse dire aiutare i bambini in ospedale.
Era una persona concreta, che andava al nocciolo delle questioni.
Era una persona dura, ma di quella durezza che ti aiuta a crescere, non una durezza fine a se stessa.
Era una persona che diceva quello che pensava, ma soprattutto che pensava a quello che diceva. Nella sua serietà, era capace di molto affetto; mi ha chiamato molte volte quando ho avuto uno dei miei bambini in ospedale per un mese. E io non ho mai smesso di ringraziarla per il fatto che quel mese sia stato più leggero per mia figlia perché c'erano i volontari ABIO che le facevano trascorrere ore di spensieratezza.
Quei volontari – che subiscono una formazione seria, adatta all'ambiente in cui operano – sono il più grande lascito che la signora Sironi ha lasciato a tutti noi.
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