Non profit

Addio 5 per mille, la risposta di Prodi ai contribuenti

Finanziaria. Al Senato passa il "tettuccio" di 100 milioni. Inascoltati tutti gli appelli. E adesso?

di Gabriella Meroni

Respinto. Approvato. Il 5 per mille è morto, viva il 5 per mille. La commissione Bilancio del Senato ha bocciato l?emendamento giusto e approvato quello sbagliato, è passato il tettuccio, nel 2008 avremo l?1 per mille.
Questo per la cronaca; per la politica, è una sconfitta generale: di chi aveva promesso e non ha mantenuto (Ferrero, per esempio), di chi (Benvenuto-Bobba-Ferrante) ha scritto un emendamento firmato da 70 senatori che doveva spaccare il mondo e invece è stato liquidato in un fiat; di chi ancora pochi giorni fa firmava petizioni e appelli pro 5 per mille (Enrico Letta) avendo già caricato la doppietta per impallinarlo; di chi pontificava pro sociale sui giornali (Pierferdinando Casini) e poi nemmeno si curava di far intervenire un senatore del proprio partito in commissione.

A leggere il resoconto sommario della seduta della Commissione Bilancio del 1° novembre c?è da rimanere di sale: tolti di mezzo alcuni emendamenti ininfluenti, interviene il sottosegretario all?Economia, Alfiero Grandi a sostegno dell?emendamento governativo (quello appunto del tetto a 100 milioni); ci si aspetterebbe una levata di scudi, soprattutto da parte di quei senatori che avevano firmato la proposta contraria, e invece dalla maggioranza tutti zitti; parlano Vegas (FI) e Baldassarre (An) annunciando il voto contrario, ma sono dell?opposizione, niente di strano; l?emendamento del governo passa in un lampo, quello Benvenuto-Bobba-Ferrante – firmato, lo ripetiamo, da 70 senatori della maggioranza – è respinto in un altro lampo. Facile, no?

Giorni dopo, a bocce ferme, cerchiamo Luigi Bobba. Deluso? «Ma no», prova a giustificarsi il senatore, «non è ancora detto, abbiamo messo a punto un ordine del giorno che impegna il governo?». Va bene, però tutti sappiamo che l?ordine del giorno non è vincolante, e intanto in aula c?è andato il testo sbagliato. E adesso che si fa, diplomazia a parte? «Adesso si spera in una legge». Ok, siamo tornati al realismo.

Sbarramento e tetto
Facciamo un passo indietro. Temendo – o subodorando – la bocciatura del 5 per mille in commissione, la settimana scorsa la triade Bobba, Ferrante e Benvenuto è stata ricevuta dal presidente del Consiglio, Romano Prodi proprio per parlare del futuro del 5 per mille. È Bobba a raccontarci come è andata. «Il presidente ha capito che il fenomeno 5 per mille è così rilevante che non può più essere lasciato in balia della Finanziaria e delle trattative di fine anno», spiega. «Si deve quindi regolare adeguatamente, con una legge dedicata. Indietro non si torna: il 5 per mille non sparisce, semmai si modifica, magari riprendendo la proposta firmata da Benvenuto e Jannone e rendendola più compiuta e specifica». Con il presidente, prosegue Bobba, il dialogo si è approfondito fino a toccare alcuni aspetti non trascurabili, ma che al contrario potrebbero – se confermati in un eventuale progetto di legge – modificare profondamente il volto, i limiti e gli scopi della misura.

I principali sono due: lo sbarramento e il tetto pubblicitario. Bobba li spiega così: «Ci sono organizzazioni che hanno ottenuto pochissime scelte, poche decine, a volte meno. In questi casi è evidente che spende di più lo Stato a mettere in piedi la pratica amministrativa delle domande, dei controlli e dei pagamenti rispetto a quanto l?associazione incassa. Quindi non conviene». Be?, forse non converrà allo Stato, ma all?associazione comunque conviene, perché qualcosa gli arriva? «No, ci perde, perché i soldi della pratica sono sempre del contribuente, quindi anche suoi. Se si mettesse uno sbarramento – cioè una cifra minima da raggiungere per accedere al contributo – si spingerebbero le associazioni ad aggregarsi e collaborare per raggranellare più fondi. E poi c?è la questione delle spese pubblicitarie: chi può permettersele? Solo le grandi organizzazioni, che quindi incassano sempre di più, a scapito degli enti minori». Mi lasci indovinare: mettiamo un tetto anche qui? «L?idea è questa, sì, porre un limite alla spesa pubblicitaria per il 5 per mille, per favorire le realtà medio-piccole. Comunque sono solo ipotesi, sia chiaro?».

I miracoli di Halloween
E meno male, diciamo noi. Non di ipotesi ma di (quasi) certezze parla invece il sottosegretario Alfiero Grandi, delineando il futuro del 5 per mille di qui alla fine del mese: «L?obiettivo è innalzare, alla Camera, la posta di bilancio da 100 a 200 milioni», assicura, «anche se in verità i margini di manovra non sono ampi e i fondi sono quelli che sono. Anche trovare questi 100 milioni non è stato uno scherzo. Comunque l?importante è che il 5 per mille sia stato confermato». Sì, ma col tettuccio che lo rende un 1,5 per mille (anche per questo continua la campagna su www.alziamoiltetto.it, che ha raggiunto le 12mila firme). E la volontà dei contribuenti? «Non credo che ci sia da parte del governo un?incertezza a risolvere il problema. In questo momento però non saprei dove per trovare la copertura. Se avessi avuto le risorse, mi creda, l?avrei già fatto». Le crediamo, onorevole, ci mancherebbe. Anche se nella notte, ormai del giorno dei Morti, la commissione Bilancio, prima di mandare a nanna i suoi componenti stanchi ma felici, ha estratto per magia da un cilindro in cui non si trovavano 300 milioni in più per il 5 per mille qualcosa come 5,8 miliardi (miliardi!) di maggiori spese. Tra i miracolati di Halloween, varie ed eventuali come il Museo dell?emigrazione italiana, la ferrovia Pescara-Roma, l?Istituto Jean Monnet dell?università di Napoli, la minoranza linguistica slovena e la rinegoziazione dei mutui di Sviluppo Italia.

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