Ad Adam Scott la giacca verde dell’Augusta Masters di golf sta bene. E non solo perchè ha il physique du role. Il ragazzo di Adelaide (33 anni da compiere a luglio) il simbolo del primato se l’è meritato, battendo al play off l’argentino Cabrera e diventando così il primo aussie a trionfare nel torneo che si svolge in Georgia. Ma Adam non ha vinto solo contro gli avversari (tra cui il “rinato” Tiger Woods) ma soprattutto contro se stesso.
Open di Gran Bretagna 2012, il più vecchio e prestigioso torneo del mondo. Mancano cinque buche alla fine e Scott è in testa con quattro colpi di vantaggio sul sudafricano Ernie Els. Adam non ha mai vinto un Major e il suo avversario è da otto anni che non ne vince uno. Sembra una situazione da poter controllare ma l’australiano crolla, alla 18sima buca perderà di un colpo. Una botta da stroncare un bisonte. Ma Scott la prende con discreta filosofia (“Sono molto deluso ma ho giocato così bene questa sera che non me la posso prendere”) e ricomincia a giocare. Non vince più tornei ma settimana scorsa al primo appuntamento importante dell’anno fa centro. Vincendo prima di tutto le sue paure.
Come fanno solo i grandi campioni, per esempio lo statunitense Matthew Emmons, per tutti Matt. Una medaglia d’oro ad Atene 2004 nella carabina a 50 metri. Nella stessa Olimpiade perse il titolo olimpico nella carabina a tre posizioni all’ultimo colpo per aver fatto dieci, ma nella postazione vicina e nel 2008 si “ripetè” con un 4 nell’ultimo e decisivo tiro di finale. Da primo a quarto. Ma Matt non ha smesso anzi. Nel 2012 a Londra si è presentato nella carabina a tre posizione e sul podio ci è arrivato, terzo dietro a Niccolò Campriani. Che di Emmons è amico e in conferenza stampa post olimpica ha detto. I campioni non si riconoscono da quante gare vincono, ma da come si rialzano dopo una sconfitta. Matt è sempre stato una fonte d’isipirazione per me, un modello da seguire. Sono orgoglioso che sia seduto qui accanto a me”
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