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Ad Ancona il primo fermo per le ong targato Piantedosi, ma gli sbarchi sono a Lampedusa
Dopo l’approvazione del “decreto Piantedosi” è arrivato il primo fermo amministrativo nei confronti della Geo Barents di Medici Senza Frontiere con l'escamotage di un cavillo burocratico. E a Lampedusa non si fermano gli arrivi. In porto come in hotspot le condizioni igieniche e sanitarie sono sempre più critiche. Dall'inizio dell'anno sono sbarcati oltre 13067 migranti, nel 2022 erano 5273
Dopo l’approvazione alla Camera del “decreto Piantedosi” arrivano i primi fermi e le prime multe per le navi delle Ong, come in parte avvenuto negli scorsi anni, alla ricerca del cavillo burocratico che possa impedire alle navi di raggiungere le zone di ricerca e soccorso nel Mediterraneo.
È toccato alla Geo Barents di Medici Senza Frontiere a cui è stato notificato il fermo amministrativo e una multa di 10 mila euro: «La Capitaneria di Porto di Ancona ci contesta, alla luce del nuovo decreto, di non aver fornito tutte le informazioni richieste durante l’ultima rotazione che si è conclusa ad Ancona con lo sbarco di 48 naufraghi. In particolare viene contestato di non aver condiviso i dati del VDR (Voyage Data Recorder), richiesti a Geo Barents subito dopo l’assegnazione del porto di Ancona. Mai prima di questa occasione era stato richiesto a Geo Barents la condivisione dei dati VDR ed il Comando nave ha sempre fornito tutte le altre informazioni relative alla missione, come il diario di bordo», comunica in una nota Medici senza frontiere che spiega: «I dati VDR hanno lo scopo di fornire, in una forma sicura e sempre disponibile, informazioni riguardanti la posizione, il movimento, lo stato fisico, il comando e il controllo di una nave nel periodo che precede un incidente marittimo. Le informazioni memorizzate nel VDR devono essere utilizzate, secondo le normative vigenti, in un’investigazione successiva ad un incidente marittimo. Il soccorso dei 48 naufraghi non rientra in questa casistica ed è per questo che il comandante non ha attivato questa procedura, ma ha condiviso come sempre, tutte le altre informazioni relative alla missione». Medici senza frontiere valuta ora azioni legali mentre riceve la solidarietà delle altre Ong: «È chiara la volontà del Governo di colpire il soccorso civile in mare».
In uno scenario privo di navi di soccorso nei primi due mesi del 2023 si registra un aumento degli arrivi superiore circa al 75 percento rispetto al periodo gennaio-febbraio dello scorso anno. Stando ai dati del cruscotto statistico del Ministero dell’Interno al 24 febbraio sono 13067 i migranti arrivati via mare in Italia rispetto ai 5273 dello scorso anno.
Una dimostrazione ulteriore di come non ci sia nessuna correlazione tra sbarchi e Ong. Tra i motivi che spingono i migranti a partire c’è sicuramente il miglioramento delle condizioni del mare, ma anche la capacità di gruppi di criminali di riorganizzarsi. È quanto accertato dalla Procura di Agrigento che attraverso una complessa operazione investigativa ha individuato una nave madre, un peschereccio tunisino, che trainava un barchino in ferro a largo di Lampedusa.
A bordo vi erano cittadini tunisini che avevano pagato circa 11 mila dinari tunisini, pari a tre-quattro mila euro, cifra che i migranti di origine subsahariana non potrebbero permettersi. «Uno scenario che ci fa guardare la destabilizzazione della Tunisia con grande attenzione», spiega Salvatore Vella, procuratore di Agrigento.
A Lampedusa proseguono gli sbarchi, dopo i tremila arrivati in 48 ore nei giorni scorsi, altri barchini sono arrivati autonomamente accompagnati in porto da motovedette della guardia costiera e della guardia di finanza. All’interno dell’hotspot di Contrada Imbriacola dove nei giorni scorsi è morta una giovane donna della Costa D’Avorio rimangono ancora 1150 ospiti a fronte di una capienza di 420 persone.
In porto i volontari del Forum Lampedusa solidale cercano di fare il possibile, ma i continui sbarchi rilevano oggi anche una situazione critica dal punto di vista igienico e sanitario: «Ci sono solo quattro bagni, quando c’è acqua, ogni sera siamo costrette a raccogliere rifiuti di ogni tipo, vestiti intrisi di benzina, bottiglie con urina. Chiediamo alle istituzioni di intervenire», raccontano Suor Ausilia, Suor Ines e Suor Paola, le tre sorelle che con il progetto Fare ponte tra i lampedusani e gli immigrati dell'Uisg accolgono i naufraghi al molo Favarolo. Ma nell’isola non manca la solidarietà, una signora lampedusana ha donato alle tre suore i bancali che aveva nella sua abitazione per costruire nuove panchine quanto più necessarie in porto durante l’arrivo dei migranti.
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