Famiglia

Action Aid: solo sostenendole si batte la fame

Questo il commento ai dati Fao che dimostrano come una maggiore uguaglianza di genere potrebbe ridurre di 100-150 milioni il numero degli affamati

di Redazione

«Garantire parità alle donne che lavorano in agricoltura nei Paesi in via di sviluppo è l’unica strada per ridurre la fame». Così Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid, la più grande organizzazione non governativa in Italia nella lotta alla povertà e alla fame, commenta i dati del rapporto SOFA presentato oggi dalla FAO che dimostrano come una maggiore uguaglianza di genere potrebbe ridurre di 100-150 milioni il numero degli affamati.
«La strada per ridurre la fame passa dall’uguaglianza tra uomini e donne nell’accesso non soltanto alla proprietà della terra, ma anche al credito, ai mercati, alle tecnologie e ad una adeguata formazione, che oggi viene preclusa alle donne in molti paesi del Sud del mondo», continua De Ponte. «A loro devono essere garantiti questi diritti non solo in quanto donne, ma soprattutto in quanto persone».
Nonostante il ruolo cruciale che ricoprono all’interno dei rispettivi nuclei famigliari rurali – spiega l’ultimo rapporto di ActionAid “Il Pane e le Rose”, presentato stamattina alla Provincia di Roma – le donne contadine spesso non ricevono adeguato sostegno da parte delle istituzioni locali e nazionali, né sono sempre riconosciute come soggetti economici da coinvolgere nei programmi di sviluppo rurale, oltre a dover spesso affrontare discriminazioni nella proprietà ed eredità della terra. La ricerca di ActionAid ha rilevato ad esempio che in Uganda le donne ottengono il 9% del credito agricolo; in Malawi solo il 7% delle donne capofamiglia riceve sostegno alle attività agricole (contro il 13% degli uomini capofamiglia).
«La femminilizzazione dell’agricoltura è andata di pari passo con la femminilizzazione della povertà e con una decrescita degli investimenti pubblici nel settore agricolo», spiega ancora Marco De Ponte. «I piccoli agricoltori rappresentano i tre quarti della popolazione affamata del pianeta e la maggior parte di essi sono donne».
«Pur nelle differenze di contesto», spiega ancora ActionAid nel suo rapporto, «le condizioni di vita delle donne agricoltrici presentano degli aspetti simili sotto ogni latitudine». «Così come a livello globale c’è un riconoscimento dell’importante ruolo che le donne svolgono nel settore agricolo, anche in Italia avanza la stessa retorica», conclude De Ponte. «Purtroppo ad essa non corrispondono né a livello globale, né nazionale, politiche che consentano alle agricoltrici di sviluppare il loro potenziale come motore di cambiamento e, in alcuni casi, come elemento essenziale alla riduzione della fame nel mondo».


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