Politica

Action Aid: «La proposta richiede un’articolazione più approfondita»

Questo l'intervento dell'associazione al dibattito sulla redazione della Legge Quadro del Terzo settore avviato con l'incontro tra il Premier Matteo Renzi e le organizzazioni del Comitato Editoriale di Vita. «La riforma deve essere discussa e vagliata insieme a tutte le anime del Terzo Settore».

di Redazione

Action Aid, nella persona del suo segretario generale aggiunto Luca De Fraia, risponde alla sollecitazione del Premier relativa alla Riforma sul terzo settore,  con le seguenti riflessioni.
 
·       La proposta Renzi è condivisibile nella sua generalità, ma, come ovvio in queste circostanze, richiede un’articolazione più approfondita per poter essere vagliata nelle sue possibile ricadute operative.

·       In questo senso, vale la pena riaffermare che una riforma di questa natura deve essere discussa e vagliata insieme a tutte le anime del Terzo Settore, attraverso le forme di rappresentanza che si è dato e si vorrà dare, come riconoscimento della sua essenziale caratteristica di autonomia dalla società politica.

·       Serve attenzione nel tener conto delle diverse specificità presenti nel TS; ad esempio, sia rispetto al tema della governance e partecipazione (non può essere uniformata a numeri o quote) sia rispetto al diverso livello di professionalizzazione che si ritrova nel Settore. Nelle riflessioni del documento Renzi è assente la considerazione del ruolo politico che molte delle nostre associazioni svolgono, attraverso la rappresentazione diretta verso le istituzioni di interessi, istanze e progetti di riforma delle scelte politiche di questo Paese.

·       E’necessaria chiarezza anche sulla questione della sussidiarietà, la quale non può essere scambiata per sostituzione del welfare dello Stato. Nelle istruzioni pubbliche collettive vediamo la responsabilità di assicurare il godimento dei diritti fondamentali di tutti i cittadini; non crediamo che la “pillarizzazione” o “vaucherizzazione” rapporto Stato – associazionismo di Terzo Settore – cittadini sia la strada da seguire.

·       Va ben chiarita la relazione con il privato for profit, che viene articolata in termini di complementarietà, e andrà specificata in maniera approfondita rispetto ai temi della trasparenza e accountability, tenendo conto anche delle comunicazioni sul settore privato della Commissione Europea e le reazioni della società civile organizzata a livello europeo.

·       La dichiarata ambizione di convocare durante la Presidenza italiana dell’Unione gli “stati generali” del Settore a livello europeo richiede una piena comprensione del quadro regionale. Colpisce la mancanza nel testo di forti riferimenti al quadro europeo ed internazionale (fatto salvo per il tema della reciprocità di servizi civili di altri Paesi).

·       Nel documento non c’è chiarezza in merito a una strategia per incentivare dei processi aggregativi nel Settore, il quale dovrebbe assumere le caratteristiche necessarie per attrarre risorse e per maturare le abilità per impiegarle al pari di quanto avviene in alcuni degli altri grandi Paesi europei. In questi Paesi la capacità strutturale del Settore è stata oggetto di investimenti da parte delle istituzioni nazionali, che hanno portato all’affido di progettazioni dal carattere transnazionale grazie alla presenza di capofila dimensionati economicamente e attrezzati per eseguire progetti di larga scala.

·       Stupisce l’enfasi sugli strumenti di “controllo” e la mancanza di riferimenti al ruolo promozionale delle istituzioni pubbliche quali l’Agenzia, che proprio per la mancanza di un tale mandato si caratterizzava negativamente rispetto a esperienze simili, quali quella della Charity Commission britannica.

·       Vanno chiariti i possibili intrecci con altri percorsi di riforma all’esame del Parlamento come il “jobs act” e la delega fiscale. A tal proposito, bene il punto 23 (5×1000), che va approfondito a partire dalla stabilizzazione, e bene i punti dal 24 in poi, che vanno prioritizzati secondo la reale capacità di mobilitare risorse, tendendo all’eliminazione di inspiegabili differenze nel trattamento fiscale di soggetti diversi del Terzo Settore (ed evitando condizioni di fiscalità ampiamente favorevoli per i partiti)

·       La consultazione deve andare avanti; deve proseguire il dialogo con le rappresentanze di reti e anche con chi voglia contribuire direttamente. Il percorso consultivo – oltre al quadro generale – va istituzionalizzato anche nel caso degli atti specifici che dovranno seguire. A tal proposito il testo presenta ancora un certa incertezza terminologica tra “volontariato” e “terzo settore” quando sembra, in riferimento alla sola 266, richiamare l’importanza delle reti solo per quel che riguarda il volontariato.

De Fraia conclude: «Faremo pervenire le nostre osservazioni anche alle rappresentanze istituzionalizzate e al Governo».

 


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