Politica
Acqua pubblica gestione privata
Caso Puglia, Mongelli replica a Petrella. Il presidente degli industriali pugliesi però ammette: «Le imprese non usino le risorse idriche potabili»
L?intervista a Riccardo Petrella, neo presidente dell?Acquedotto pugliese, ha fatto discutere. Il professore chiamato da Nichi Vendola a guidare la più grande rete idrica d?Italia e terza d?Europa ha idee molto controcorrente. Che hanno fatto saltare sulla sedia Gianni Mongelli, presidente degli industriali pugliesi. Vita lo ha intervistato.
Vita: Riccardo Petrella ha detto no all?acqua privata. Sostiene che il ?mercato? avvantaggerebbe solo gli azionisti e non la collettività. Che cosa risponde?
Gianni Mongelli: L?acqua è assolutamente pubblica e tale deve rimanere: la privatizzazione, del resto, è imposta dalla legge, ma non riguarda la proprietà, bensì la distribuzione e la manutenzione degli impianti. La precedente gestione Divella aveva solo introdotto criteri di efficienza.
Vita: Petrella dice che le imprese assorbono l?80% dell?acqua e pagano il 10% dei costi, mentre le famiglie pagano il 90% e consumano il 10%.
Mongelli: Non ci sono dati a sostegno di questa ipotesi. Piuttosto pensiamo che le imprese sono costrette a usare l?acqua potabile per usi industriali, un?inefficienza grave a cui bisogna porre rimedio. E le aziende non pagano meno delle famiglie.
Vita: Che cosa proponete allora?
Mongelli: Quello che noi vorremmo è una gestione condivisa, che mantenesse pubblica la fase ?a monte? della fornitura di acqua, dai grandi bacini idrici fino agli insediamenti urbani, e lasciasse in tutto o in parte ai privati la distribuzione capillare nelle città e i servizi collegati, che ne guadagnerebbero in efficienza. Così si ricaverebbero risorse da destinare ai grandi investimenti infrastrutturali, ad esempio per ridurre le perdite che Petrella stesso lamenta.
Vita: Sulla stampa pugliese è rimbalzata la polemica sulle assunzioni dei figli di politici locali subito prima del cambio di dirigenza. Come criterio di efficienza è singolare?
Mongelli: Penso che i cognomi eccellenti non si debbano favorire, ma nemmeno penalizzare. Basta che ci sia trasparenza sui meriti di ciascuno.
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