Welfare

Acqua: occorre un contratto mondiale

"Acqua è un bene comune dell'umanità" come ha dichiarato Danielle Mitterrand in chiusura del Convegno di Montecatini

di Redazione

“E’ necessario riconoscere che l’acqua è un bene comune dell’umanità” – ha dichiarato Danielle Mitterrand presidente della Fondazione “France e Libertè” e membro del Comitato internazionale nel corso dell’intervento al convegno sullo stato dell’acqua in Italia promosso dal Comitato Italiano per il Contratto Mondiale dell’Acqua e dalla Provincia di Pistoia concluso oggi a Montecatini – “L’accesso all’acqua deve essere riconosciuto un diritto fondamentale e non un bisogno – merce come affermato all’Aja nel marzo del 2000 dalla Banca Mondiale e dai potenti del mondo. I fiumi, l’acqua, le nuvole, la terra non possono essere oggetto di sovranità e di possesso, ed è per questo che è stato creato il Comitato Internazionale per il Contratto Mondiale dell’acqua. Non è possibile che le imprese multinazionali siano i padroni del mondo scavalcando le sovranità democratiche nazionali e internazionali. Noi con la realizzazione di queste iniziative crediamo che sia possibile costruire un nuovo mondo basato su valori di solidarietà, cittadinanza, democrazia, contro la mercificazione. E’ il vivere insieme che è importante, il futuro ci appartiene “insieme”, non solo ai potenti. Tutto ciò che è condiviso si perpetua, tutto ciò che non lo è muore. E questo vale anche per l’acqua”. Il secondo filone di approfondimento emerso nel corso della tavola rotonda della mattinata è stato quello dell’applicazione della legge Galli in Italia. Ricci, ex sindaco di Arezzo ha ricostruito l’esperienza di Arezzo nell’ambito dei processi di privatizzazione, evidenziando la positività di questa prima esperienza italiana, che ha mantenuto il controllo della nuova società di gestione, con il 52% delle azioni. Il quadro complessivo dell’applicazione della legge è stato presentato da Riccardo Canesi del Comitato di Vigilanza sull’uso delle risorse idriche, che ha messo in risalto i ritardi ancora esistenti sia rispetto alla costituzione degli 89 ATO (Ambiti Territoriali Ottimale) previsti nelle regioni italiane. Sul piano della ricognizione delle opere esistenti delle risorse idriche, che costituisce una delle finalità istituzionali degli ATO, è emerso che solo 7 regioni hanno completato questo censimento, che il ritardo maggiore si registra nel Nord d’Italia dove nell’82% dei casi non sono state avviate. Tra le regioni in ritardo Lombardia e Val d’Aosta detengono il primato. Contrariamente al Sud d’Italia, dove sono in fase di completamento il 72% delle ricognizioni, mentre il centro ha terminato questa fase. Canesi ha espresso la preoccupazione per la proposta governativa di Piano di investimenti per il Sud di cui non si conosce anche a livello di legge finanziaria la tipologia di opere previste. Sono investimenti nell’ambito della legge Galli o sono opere d’emergenza? Su questo il Comitato di Vigilanza ha chiesto un’audizione alle competenti commissioni parlamentari. Canesi ha sottolineato che la siccità nei paesi del Sud Italia non si risolve con la costuzione di nuove opere, ma è determinata dalla incompletezza delle opere infrastrutturali già esistenti, da una cattiva gestione degli acquedotti, e dalla concessione pressocchè gratuita dell’acqua all’agricoltura: infatti nel Sud c’è la maggior percentuale di ettari irrigati con acqua potabile.


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