Il WWF aderisce alla raccolta di firme per i referendum contro la privatizzazione. Una partita decisiva, per l’ambiente, per la collettività. E anche per il portafogliodi Dante Caserta
L’acqua è un bene comune sul quale non si può speculare. Purtroppo in Italia è in atto da anni un processo verso la privatizzazione di questo bene che ha subìto una forte accelerazione nel novembre del 2009 quando, con un voto di fiducia, è stata approvata una norma della legge comunitaria che, riformando l’art. 23 bis della legge n. 133/2008, costringe i Comuni ad affidare entro il 31 dicembre 2011 la gestione del servizio idrico integrato a soggetti privati.
L’obbligo di privatizzare la gestione comporta di fatto la privatizzazione della risorsa poiché è evidente che poco importa che si continui a dichiarare il principio che l’acqua è pubblica se poi la sua gestione deve essere affidata a privati che hanno come obiettivo la ricerca del profitto. In settori come questo, la privatizzazione dei servizi porta a monopoli che generano inefficienza, maggiori costi per la collettività e maggior consumo di risorsa.
Del resto, contrariamente a quanto è stato sostenuto, laddove la privatizzazione dell’acqua si è già verificata non vi è stato alcun miglioramento del servizio ed i cittadini sono stati obbligati a pagare bollette sempre più alte come è accaduto ad Aprilia, nel Lazio, dove le bollette sono aumentate in alcuni casi del 500%.
Ma più in generale la Corte dei Conti nel suo recente rapporto «Risultati e obiettivi delle operazioni di privatizzazioni di partecipazione pubbliche» (deliberazione n. 3/2010) ha evidenziato come in alcuni settori, tra cui l’acqua, la privatizzazione non ha comportato vantaggi per la collettività, ma anzi aumenti ingiustificati ai quali non sono corrisposti i necessari investimenti per migliorare il servizio.
Per combattere il pericolo della mercificazione di questo bene primario, un fronte amplissimo, fatto di associazioni, comitati, sindacati, diocesi, ecc. ha depositato presso la Corte di Cassazione tre quesiti referendari che mirano ad abrogare la norma approvata dall’attuale governo nel novembre del 2009 e altre norme varate dai governi del passato che, nel loro insieme, portano a considerare l’acqua come una merce finalizzata a produrre profitti.
La raccolta delle firme è partita il 24 aprile scorso registrando fin da subito un enorme successo. Il WWF, tra i promotori dei tre quesiti referendari, è certo che la salvaguardia del bene acqua necessiti risparmio ed efficienza, perché l’acqua, come l’aria che respiriamo, dipende dai cicli naturali e la sua qualità è strettamente collegata alla conservazione dell’ambiente ed alla prevenzione di ogni forma di inquinamento. Questo impone una visione d’insieme e la possibilità d’intervento su ogni fase del ciclo e della gestione dell’acqua che solo la pubblica amministrazione può e deve avere.
www.wwf.it/acque
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.