Sostenibilità

Acqua: consumi triplicati, risorse dimezzate

I dati sono emersi nel corso di un summit Onu a Forl

di Gabriella Meroni

Si e’ concluso il Meeting Intergovernativo del Programma Ambiente delle Nazioni Unite tenutosi a Forli’ e dedicato all’emergenza acqua. I numerosi rappresentanti dei Governi europei e mediterranei, insieme alle organizzazioni internazionali e socio-ambientaliste presenti, hanno evidenziato quanto sia allarmante il quadro relativo alle risorse di acqua potabile disponibili. Alcun dati semplici, ma estremamente chiarificanti: se da una parte dal 1950 al 1990 il consumo di acqua e’ triplicato, dall’altra rispetto a 50 anni fa l’acqua sulla Terra e’ diminuita del 40 per cento e, secondo stime scientifiche, nel 2020, sotto la spinta della crescita demografica e per effetto dell’inquinamento, tre miliardi di persone non avranno acqua. Sono di questi giorni le notizie che arrivano da Palermo, le prime avvisaglie di un emergenza non piu’ legata all’estate che colpisce un paese europeo e non un paese del Sud del mondo. Infatti oltre il 60 per cento delle grandi citta’ europee sfrutta eccessivamente e in malo modo le proprie risorse idriche. A cio’ si aggiunge il grave fenomeno della diminuzione delle precipitazioni che coinvolge l’intera area euromediterranea, fenomeno dovuto ai cambiamenti climatici, a loro volta aggravati dall’effetto serra. Nel corso degli ultimi decenni si sono verificati numerosi ed allarmanti fenomeni di siccita’ che hanno colpito paesi come il Marocco nel 1980-85, la Grecia nel 1982-83, la Tunisia nel 1985-89, ancora la Grecia nel 1988-90, la Francia nel 1988-92, Cipro nel 1989-91, la Spagna e ancora il Marocco nel 1990-95, la Tunisia nel 1993-95, Cipro e Israele nel 1995-2000, e l’elenco e’ lontano dall’essere esaustivo. Non ci sono dubbi – evidenziano alle Nazioni Unite – che alla carenza cronica di acqua si aggiunge una cattiva utilizzazione e distribuzione delle risorse idriche disponibili. Considerando che l’acqua copre il 97,5 per cento della superficie terrestre la desalinizzazione apparirebbe come la soluzione piu’ immediata al problema, soprattutto per l’agricoltura e le industrie. Il costo relativamente basso degli impianti, favorito dalla crescente privatizzazione, indurrebbe le regioni mediterranee a considerare la desalinizzazione come una soluzione possibile ai propri bisogni d’acqua. Attualmente sul pianeta esistono 12.500 impianti di desalinizzazione che forniscono 20 milioni di metri cubi d’acqua al giorno (ossia l’1% della produzione mondiale d’acqua potabile). La riunione dell’ONU ha pero’ sollevato alcuni interrogativi sulla validita’ del sistema, sulle attuali tecniche di installazione degli impianti e sulle stesse procedure di desalinizzazione dell’acqua, le tecnologie in uso risultano spesso obsolete, l’analisi dei costi energetici insufficiente e scarso lo studio ed il monitoraggio sull’impatto ambientale degli impianti che andrebbero considerati delle vere e proprie strutture industriali. Di fronte agli scenari illustrati dai vari responsabili governativi nel corso della riunione, i Paesi presenti hanno messo a disposizione le informazioni in loro possesso e relazionato sui piani di sviluppo degli impianti nel proprio paese, affidando, in conclusione, al Segretariato della Convenzione di Barcellona il compito di acquisire dati certi sull’impatto ambientale degli impianti ed elaborare linee direttrici comuni di controllo e analisi, finalizzate a ridurre i rischi derivanti da una impropria gestione degli impianti di desalinizzazione nell’area mediterranea.


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