Politica
Acli: “Una legge di bilancio poco coraggiosa, dimenticati i giovani”
L'Associazione sottolinea in una nota che "questa manovra finanziaria da un lato cerca di porre rimedio alla crescita dell’inflazione e all’aumento dei prezzi, ma dall’altro si occupa, e male, di introdurre misure che non aiutano le categorie sociali più svantaggiate". Aver abolito il Reddito di cittadinanza, "un sussidio che aiuta 3 milioni e 380mila individui, è ingiusto e rischioso per la tenuta sociale del Paese"
di Redazione
«Siamo consapevoli che la prima legge di bilancio di un Governo formatosi appena un mese fa non avrebbe certo potuto rivoluzionare il Paese, ma ci aspettavamo scelte più coraggiose, soprattutto a beneficio dei giovani, i veri assenti in questa manovra finanziaria che, se da un lato cerca di porre rimedio alla crescita dell’inflazione e all’aumento dei prezzi, dall’altro si occupa, e male, di introdurre misure che non aiutano le categorie sociali più svantaggiate». È il commento delle Acli al provvedimento dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. «Crediamo sia un grave errore l’abolizione del Reddito di cittadinanza, una misura che sicuramente ha bisogno di correzioni ma che aiuta e ha aiutato, in un momento complicato, milioni di cittadini. Non possiamo dimenticare che in Italia i poveri assoluti si trovano anche all’interno di famiglie con un una persona occupata, e che tanti lavoratori percepiscono uno stipendio così basso che non è sufficiente a garantire una vita dignitosa a loro e al nucleo familiare a loro carico», prosegue la nota diffusa oggi.
«Siamo sicuri che il problema sia solo quello dell’occupabilità? Tanti percettori dell’Rdc sono over 50, difficilmente reinseribili in un circuito di formazione e poi di ricerca lavoro, perché la povertà non è quasi mai solo di natura economica: non bastano perciò le misure monetarie, e noi lo abbiamo detto fin da subito, quando dal Reddito di inclusione si passò al Reddito di cittadinanza, perché la presa in carico delle persone in difficoltà risponde ad un bisogno immediato a cui però poi bisogna dare un seguito, creando infrastrutture di welfare permanenti, che si occupino di una persona a 360 gradi. C’è anche in ballo la questione degli immigrati, il Rdc era destinato a chi poteva dimostrare 10 anni di residenza nel nostro Paese, per noi tale soglia andava abbassata a 2 anni. Non si può abolire una norma a causa di chi ha infranto la legge e ha percepito il sussidio ingiustamente, perché seguendo questo principio non bisognerebbe neanche chiedere le tasse, visto che esistono da sempre coloro che le evadono. Ci riserviamo di approfondire il testo e di capire quale sarà poi la norma definitiva e, soprattutto, quali riflessi avrà nel tempo ma siamo fin da ora a disposizione per dare il nostro contributo al Parlamento in ottica di un miglioramento del Reddito di cittadinanza ma abolire un sussidio che aiuta 3 milioni e 380mila individui è ingiusto e rischioso per la tenuta sociale del Paese».
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