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Acli: presentate firme per la legge 328

Bobba: «Sulla legge è calato un preoccupante silenzio»

di Gabriella Meroni

Mille firme sui tavoli per il welfare allestiti dal governo: sono quelle di sindaci e amministratori pubblici di tutta Italia e di tutti gli schieramenti, raccolte dalle Acli ”per salvare dall’ oblio e dal fallimento” la legge 328 sulla riforma dell’ assistenza sociale e sanitaria, e presentate oggi a Roma. A piu’ di tre anni dalla sua approvazione, infatti – ha affermato il presidente nazionale delle Acli, Luigi Bobba – sulla legge e’ ”calato un preoccupante silenzio e ora il ritardo nella sua applicazione mette a rischio il futuro delle politiche sociali in Italia”, che gia’ ”mancano non solo di risorse ma anche di una strategia”.”Mille euro per il secondo figlio non costituiscono una politica organica per la famiglia – ha sottolineato come esempio – ci vuole ben altro”. Ed ecco i numeri: dal 2000 ad oggi solo quattro degli undici decreti attuativi previsti dalla legge 328 sono stati emanati dal governo. Ma, soprattutto, ”restano ancora da definire i livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale”. A livello locale, poi, solo la meta’ delle Regioni si e’ dotata o si sta dotando degli strumenti legislativi necessari per attuare la legge. Il rischio, secondo le Acli, e’ che si creino in Italia 20 welfare diversi, uno per ogni Regione, e che a livello locale si continui a utilizzare le risorse economiche in modo disarticolato. Le Acli chiedono quindi che il governo e le regioni ”si prendano le loro responsabilita’ e predispongano le risorse economiche necessarie affinche’ la 328 non rimanga solo una bella legge manifesto”. Sottolineando inoltre come la riforma del welfare sia ”la vera grande riforma istituzionale”, auspicano l’ istituzione di una commissione bicamerale ad hoc. La 328 e’ una legge imperfetta – ha detto dal canto suo Emanuele Ranci Ortigosa, presidente dell’ Istituto di ricerche sociali (Irs) che ha monitorato l’ applicazione della legge – ma ha avuto un forte impatto sul terreno culturale della concezione delle politiche e dei servizi sociali. Rimane comunque in gran parte inattuata e ”anche il libro bianco del Ministero del welfare praticamente la ignora”.


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