Cultura
Acli, portare Lideale in europa
È un ritorno al futuro, dice il leader aclista, nei nostri caratteri originari ci sono elementi di grande modernità.
di Redazione
Osare il futuro, nella nuova Europa, con questo tema, le Acli a congresso, il ventunesimo dalla fondazione, prima a Milano (30 marzo) e poi a Bruxelles (31). A presiederlo sarà Luigi Bobba che guida 800 mila associati in tutta Italia e all?estero.
Presidente, la scelta di celebrare questo congresso del 2000 nel cuore dell?Europa ha un valore fortemente simbolico…
Non solo. Nelle associazioni parlano spesso più i gesti e le esperienze che le parole: l?Europa non è ?laggiù? ma è già qua. Lo vediamo tutti i giorni tra i particolarismi ?di ritorno? alla Haider, fino alla questione del cioccolato. L?Europa è nella vita quotidiana. alla legislazione, basta vedere oggi la polemiche sul diritto del lavoro dopo la lettera sottoscritta da D?Alema, non c?è più un fatto rilevante della vita politica e legislativa ma anche di quella culturale, nel modo di consumare, che non abbia a che fare con l?Europa. E c?è un secondo motivo: le Acli sono già una realtà europea per aver seguito gli emigranti…
…Per questo avete fondato la Fai Federazione Acli Internazionale. Insomma un percorso iniziato…
Il congresso è dedicato anche a questa ?Italia fuori dall?Italia?, a questa rete che può essere una risorsa per l?integrazione europea e una proiezione del nostro Paese su tutta la realtà non solo europea. Bisogna ricordare questa grande potenzialità che ha l?Italia, grazie al fatto che il lavoro si è globalizzato prima delle merci e prima della finanza.
Discutere anche dell?identità della vostra associazione. Ma come si può essere ?cristiani e lavoratori?, in una società in cui i primi si sono rarefatti e i secondi sono profondamente trasformati, quasi irriconoscibili?
Una trasformazione che ci obbliga a non essere più un?associazione che vive in un mondo cattolico, un mondo che già che dà forma in qualche modo all?identità, alla coscienza, ai percorsi o all?orizzonte culturale delle persone. Siamo obbligati a fare un lavoro spirituale e cultural-formativo nello stesso tempo, che forse i nostri padri fondatori non avevano bisogno di fare. Un lavoro spirituale perché ci è richiesta una prima evangelizzazione da fare di persone che incontriamo nei nostri circoli e nei nostri servizi. Dobbiamo quindi rafforzare la scelta cristiana, perché non essendoci più un cristianesimo ?d?ambiente?, la nostra fede o è una scelta o poco più di un vago e generico filantropismo.
Anche il lavoro è profondamente cambiato, rivoluzionato…
Si vive un singolare paradosso: il lavoro e dunque la conoscenza che è incorporata nel lavoro continua ad essere il fattore principale di produzione di valore della ricchezza. Allo stesso tempo mai come oggi i lavoratori si trovano in una situazione esposta al rischio, alla precarietà, ad una flessibilità non regolata nei processi lavorativi radicalmente trasformati dalle nuove tecnologie.
Il punto chiave sono i diritti formativi delle persone: bisogna mettere in grado il lavoratore di avere una protezione che incorpora in sé, dunque la sua capacità di avere riflessione, conoscenza, saperi, tecnologie. Con un accesso in modo non discriminatorio. Diversamente questa situazione potrà condurre a una situazione più equa. Anzi ci porterà ad una situazione più ingiusta. Non viene meno il lavoro, ma cambia la sua natura. Se non riusciamo a cogliere queste nuove contraddizioni, a trovare risposte che modernizzino quel lavoro, allora rischiamo di andare fuori binario.
Le Acli danno servizi ma, come lei spesso ricorda, anche educazione e formazione fanno parte del vostro specifico associativo e che, talvolta, sono rimaste in secondo piano. Il congresso segnerà un cambio di rotta?
Credo che questa sfida sia posta alle Acli ma, più in generale, a tutto il mondo del Terzo settore. Nel momento in cui lo Stato tende a ?esternalizzare? molte delle sue attività e dei suoi servizi, il non profit rischia di diventare prigioniero di una logica organizzativo-aziendale. Non che ci sia qualcosa di sbagliato ma se oggi non si dedicano energie a ricostituire gli elementi fondanti d?azione sociale volontaria, difficilmente possiamo svolgere appieno il nostro compito.
Allora dove vanno le Acli?
È una specie di ?Ritorno al futuro?. Nei nostri caratteri originali ci sono elementi di grandissima modernità. A noi il compito, non tanto di celebrarli in maniera nostalgica ma di coglierne la valenza generativa e la sfida attorno al presente. Saremo fedeli alla nostra storia e, al tempo stesso, generatori di storia.
Mezzo secolo di storia
Con la loro complessa struttura di servizi e iniziative, di organizzazioni di volontariato e imprese sociali, di centri studi e di formazione, le Acli, Associazioni cristiane lavoratori italiani costituite nel 1944, rappresentano un vero e proprio sistema volto a organizzare una grande rete di difesa, aiuto e promozione dei lavoratori e di quanti vivono in condizioni di subordinazione e di emarginazione.
Presenti, con rappresentanze di emigrati, anche in molti Paesi del mondo (dall?Europa al Sud Africa, dagli Stati Uniti al Canada, dall?Australia al Sud America) le Acli offrono, attraverso le loro articolazioni territoriali e settoriali, tutta una serie di servizi, i principali dei quali sono: assistenza in campo previdenziale, fiscale e socio sanitario (patronato Acli); formazione socio-culturale, orientamento e formazione professionale di giovani e adulti, occupati e disoccupati (Enaip); attività e servizi culturali e ricreativi (Enars); promozione sportiva (U.S. Acli); politiche giovanili (Acli-giovani); promozione delle diverse forme d?arte e spettacolo e autorganizzazione del turismo degli associati e delle loro famiglie (Unasp-Acli); tutela dell?ambiente (Anni verdi); consulenza e assistenza tecnica alle cooperative sociali (Consorzio Solaris); cooperazione internazionale e aiuto allo sviluppo (Ipsia); studi e ricerche (Iref).
Soci fondatori di alcune delle realtà più rappresentative dell?universo italiano del non profit, come il Forum permanente del Terzo settore e la Banca popolare etica, le Acli curano inoltre le pubblicazioni periodiche Aesse, Acli oggi, Questa generazione e Quaderni di azione sociale.
La sede nazionale del movimento si trova in Via Marcora 18/20, 00158 Roma, tel. 0658401, fax 065840615, internet: www.acli.it
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.