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Acli: Olivero, non saliremo mai sullOccidente Express
Al convegno di Torino: I cattolici e il futuro del Paese
di Acli
Il cattolicesimo sociale italiano non potrà mai salire sull?Occidente Express. È quanto affermano le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, impegnate oggi a Torino nel secondo laboratorio nazionale di cultura politica intitolato ?I cattolici e il futuro del Paese?. Ospiti Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl, Andrea Riccardi, della Terza Università di Roma, Franco Garelli, dell?Università Statale di Torino, Luigi Campiglio, pro-rettore della Cattolica di Milano, Luigi Bobba, già presidente nazionale delle Acli, e Mimmo Lucà, leader dei Cristiano Sociali.
Facendo riferimento al ?Manifesto per l?Occidente? e all?iniziativa dell?Occidente Express, il treno che partirà domenica in cerca di supporter e sostenitori, il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero ha dichiarato, introducendo il convegno: «Lasceremo altri partire su quel treno, noi non ci saliremo». «Che l?Europa sia in crisi, come affermano gli autori del Manifesto, non v?è dubbio alcuno» spiega Olivero. «Il fatto è che di fronte ad una crisi si aprono sempre due strade, la possibilità di una regressione o di un avanzamento. Ci si può chiudere a presidiare la fortezza sotto assedio, in un atteggiamento insieme difensivo e aggressivo, oppure, con identica consapevolezza del pericolo, si può entrare in campo aperto, si può lasciare il porto e prendere il largo: Duc in altum, come ci ha insegnato Giovanni Paolo II nella Tertio Millennio Adveniente».
«Il cattolicesimo sociale italiano ? continua Olivero ? ha da sempre percorso questa seconda strada e così, credo, continuerà a fare. Non ci spaventano le res novae, le sfide della globalizzazione, dell?immigrazione, della post-modernità, ma ci sentiamo piuttosto chiamati a rafforzare, purificandola, la nostra identità, al servizio di un vero dialogo, di un incontro fecondo con altre culture, tradizioni, fedi religiose. Senza arroccarci o chiuderci nell?egoismo, ma osando anche metterci in discussione, mettere a nudo le nostre debolezze oltre che esporre i nostri valori, le nostre ?conquiste di civiltà?».
Ha ricordato quindi le parole di Benedetto XVI agli ?amici musulmani? di Colonia, nell?agosto del 2005: ?Non possiamo cedere alla paura né al pessimismo, dobbiamo piuttosto coltivare l?ottimismo e la speranza?. E ancora, il suo messaggio per l?ultima giornata mondiale della pace: ?Dinanzi ai rischi che l?umanità vive in questa nostra epoca, è compito di tutti i cattolici intensificare, in ogni parte del mondo, l?annuncio e la testimonianza del ?Vangelo della Pace?.
«Tutto questo ? ha aggiunto il presidente delle Acli ? non lo troviamo nel ?Manifesto per l?Occidente? cui pure in diversi hanno voluto aderire. L?impostazione appare totalmente difensiva, con forti rischi regressivi: da una parte, la tentazione di utilizzare il cristianesimo a fini meramente strumentali e in termini antagonistici, di contrapposizione; dall?altra, la sensazione di suggerire che il ruolo dei credenti in politica sia la tutela degli interessi ecclesiastici».
Quanto ai contenuti del Manifesto, Olivero ha posto in maniera critica due considerazioni. La prima: «l?Occidente non coincide con il Cristianesimo, che va oltre e lo trascende. L?annuncio cristiano a tutti gli uomini, non solo agli occidentali, non è un piagnisteo, né una crociata, ma un messaggio di liberazione». La seconda: «Colpisce nel documento l?assenza totale di ogni spirito di auto-critica. Si fa solo l?elogio dell?Occidente – ?che è vita, civiltà, libertà? – ma non si denuncia nessun limite, neanche quelli che la storia ha inequivocabilmente dimostrato. Basti pensare al coraggio di verità di cui Giovanni Paolo II ha dato prova durante il Giubileo del 2000, quando ha celebrato la ?purificazione della memoria?, chiedendo perdono a Dio per i peccati dei figli della Chiesa?. Nel Manifesto per l?Occidente non c?è traccia di questa cultura del perdono».
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