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Acli: «non si privino di rappresentanza quelle all’estero»

È l’appello che arriva dall’America Latina in vista dell’imminente Conferenza di Roma che discuterà le ipotesi di riforma dei Comites e del Cgie

di Redazione

“Non escludere le associazioni dalle forme istituzionali di rappresentanza degli italiani all’estero”. L’appello arriva direttamente dall’Argentina, il Paese che secondo l’ultimo Rapporto sugli Italiani nel mondo ospita il maggior numero di italiani residenti. A lanciarlo sono le Acli, quelle italiane e quelle argentine insieme, che ieri a Buenos Aires hanno incontrato i presidenti delle Associazioni regionali della Lombardia, della Toscana, della Sardegna, della Campania, della Calabria e della Sicilia.
Tra pochi giorni, infatti (il 30 novembre) si svolgerà a Roma, al Ministero degli Esteri, la terza assemblea plenaria della Conferenza Permanente Stato, Regioni/Province autonome, Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero), dove si discuterà delle diverse proposte di riforma degli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero, Comites e Cgie in particolare.
«Il rischio», ha spiegato Michele Consiglio, responsabile del dipartimento Rete mondiale aclista, «è che da questi organismi siano esclusi o messi ai margini proprio le forme associative, che hanno contribuito e contribuiscono al benessere delle comunità, comprese quelle che sono costituite in Italia e che hanno posto l’esperienza migratoria al centro dei loro obiettivi e delle loro politiche».
Andrea Olivero, presidente delle Acli in Italia e della Federazione delle Acli internazionali, lo ha ribadito con forza «Senza le associazioni, senza la società civile, non c’è e non ci può essere democrazia». Piuttosto «l’occasione della riforma va colta per rilanciare il ruolo fondamentale delle associazioni come luoghi di partecipazione e di costruzione di legami sociali, rafforzando la rete tra le diverse realtà esistenti perché si realizzino percorsi innovativi comuni».

 

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