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Acli, la scomparsa di “Meco” Rosati, uomo del dialogo

Dopo Emilio Gabaglio, addio anche a un altro storico presidente aclista, anche lui alla guida del movimento in una stagione piena di tensioni ecclesiali e politiche. Ricordato come uomo del confronto con la sinistra - unico rappresentante cattolico invitato ufficialmente alle esequie d Enrico Berlinguer - e della ricostituita intesa con le gerarchie, pontefice Giovanni Paolo II. Il no, da parlamentare Dc, all'intervento italiano nella Guerra nel Golfo del 1991

di Giampaolo Cerri

È il momento del cordoglio e della memoria per gli aclisti italiani.

Dopo la scomparsa di uno storico presidente come Emilio Gabaglio, ecco che si spegne anche Domenico Rosati, altra guida storica delle Acli. Rosati, come Gabaglio del resto, aveva avuto la responsabilità di guidare le associazioni cristiane dei lavoratori in una fase delicatissima quando, dopo la stagione conciliare, si era aperta nel laicato cattolico la discussione sull’unità in politica, sul rapporto con lo storico partito che la incarnava, la Democrazia cristiana, e sulla necessità di una apertura alle forze progressiste, anche in una fase in cui il Paese discuteva sui diritti civili (legge sul divorzio e referendum abrogativo del 1974). Una discussione che non poteva non avere, e le ebbe, tensioni coi vescovi e col papa, Paolo VI, più aclista della storia.

D’altra parte fu proprio Rosati che, ai primi degli anni ’80, ricostruì con le gerarchie, Giovanni Paolo II pontefice, un solido rapporto.

Già nella tarda serata di ieri, appena ricevuta la notizia della scomparsa di Meco Rosati, come molti attivisti lo ricordavano ancora, dalla sede centrale, era arrivata questa nota che riproduciamo di seguito integralmente.

La nota ufficiale

«Con Domenico Rosati scompare non solo un dirigente, quale egli è stato per lunghissimi anni, ma la vera e propria memoria storica delle Acli , alle quali egli ha consacrato pressoché tutta la sua lunga esistenza. Era infatti nato nel 1929 a Vetralla, nel Viterbese, rimanendo legato per tutta la sua vita alla terra natale. Laureato in Giurisprudenza, giornalista professionista, fu stretto collaboratore di Livio Labor ed in particolare diresse a  lungo “Azione sociale”, allora settimanale, facendone un periodico di battaglia nella fase di maggiore rilevanza pubblica -ecclesiale, politica e sociale- del Movimento aclista, affrontando temi scottanti come il Concilio Vaticano II ed il suo recepimento, la fine dell’unità politica dei cattolici, la contestazione studentesca ed operaia, i primi tentativi di unità sindacale.

Ottavo Presidente nazionale, fu eletto nel maggio del 1976 in un momento molto delicato nella storia dell’associazione che vedeva l’incrinarsi del rapporto con la Chiesa per l’ipotesi socialista formulata quando presidente era Emilio Gabaglio, culminata nella deplorazione di Paolo VI del 19 giugno 1971. Fu però proprio sotto la sua presidenza che l’Associazione ristabilì un solido rapporto con la gerarchia ecclesiastica culminato nell’incontro del gennaio 1983 con Papa Giovanni Paolo II.

Le Acli di Rosati ebbero anche il merito  di ricostruire l’unità con le forze più avanzate all’interno del Movimento, operando contemporaneamente per superare una visione rigidamente classista dei rapporti sociali, e cercando di cooperare anche con i movimenti di sinistra. Il più grande segno di questa cooperazione fu senza dubbio l’organizzazione, il 21 maggio 1983, della marcia della Pace Palermo-Ginevra in cui si chiedeva a sovietici e americani di giugnere ad un compromesso sugli euromissili.

La festa a Palazzo Grandi, Roma, per i 90 anni di Rosati, il 6 febbraio del 2019

Il legame e il dialogo sempre vivo che instaurò anche con il Pci,  gli valsero l’invito dei dirigenti di via delle Botteghe Oscure ad intervenire, unico rappresentante del mondo cattolico, il  13 giugno del 1984, in piazza San Giovanni, ai funerali di Enrico Berlinguer.

L’impegno nella Dc

Eletto al Senato nelle liste della Dc nel 1987, Rosati vi si impegnò con grande determinazione, senza però venir meno alle sue idee, come dimostrò la scelta pacifista da lui compiuta di votare contro la missione militare nel Mar Rosso durante la prima Guerra del Golfo, e fu forse per questo che la sua permanenza a Palazzo Madama fu di una sola legislatura.

Da allora si impegnò alacremente nell’attività pubblicistica e storiografica, pubblicando importanti volumi di storia delle Acli, collaborando con la Caritas e rimanendo sempre vicino alle Acli fino alle ultime fasi della sua vita.

Una vita spesa per la promozione dei lavoratori nella giustizia e nella democrazia alla luce dell’insegnamento evangelico, con uno sguardo sempre lucido e attento alle vicende della politica italiana, con il sarcasmo e l’arguzia che lo hanno sempre contraddistinto, Domenico Rosati ha sempre tenuto acceso  un amore sincero  per le Acli, anche una volta finito il suo mandato, e testimoniato dalla sua costante presenza non solo durante gli incontri nazionali ma anche circolo per circolo, sede per sede, in tutta Italia. Le Acli si stringono con affetto e nella preghiera alla sua numerosa famiglia».

Le esequie

I funerali di Domenico Rosati si terranno a Roma domani, mercoledì 16 ottobre, alle ore 10,00 presso la parrocchia Santissima Trinità a Villa Chigi in via Filippo Marchetti 36 Roma.

Le foto, in apertura e all’interno, sono del sito Acli.

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