Dibattiti

Acli, il lavoro “degno” per rigenerare la democrazia

Mentre si discute di salario minimo, la storica associazione dei lavoratori cristiani ribadisce che «il lavoro misura la vita civile di un Paese. Se il lavoro è povero, sottopagato, insicuro, diviene nuova schiavitù e si trasforma in negazione della democrazia»

di Alessio Nisi

Lavoro

Riformare la politica, partendo dalla democrazia interna ai partiti, per garantire una classe dirigente scelta veramente dai cittadini. E poi una riflessione lucida sul lavoro e sul salario degno, quella misura fin grado di garantire una vita libera e dignitosa alle persone. Sono queste due delle proposte che emergono dalla riflessione di Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, e contenute nel suo discorso di chiusura al convegno dedicato a “La centralità della persona. Per un rinnovamento delle culture democratiche del lavoro”.

Rigenerare la democrazia

«Oggi ci troviamo a rispondere a questioni complesse: le nuove frontiere della bioetica, la deturpazione dell’ambiente, l’avanzare dell’intelligenza artificiale e di un capitalismo liberista, il ripiegamento delle relazioni umane», sottolinea Manfredonia.


Per il presidente delle Acli, «il personalismo può essere una chiave di lettura per rigenerare la democrazia che sento particolarmente come responsabilità delle forze sociali, quindi delle associazioni e dei sindacati, perché il cittadino non si senta solo e non senta i luoghi delle istituzioni lontani e che il suo partecipare non conti niente, che le istituzioni non possano migliorare la sua vita».

Riformare la politica a iniziare dai partiti

Secondo Manfredonia, «prima di parlare di presidenzialismo e di autonomia differenziata, bisognerebbe riformare la politica, partendo dalla democrazia interna ai partiti, che devono essere protagonisti di un’attività educativa e formativa,  arrivando fino alla riforma della legge elettorale, che dovrà garantire una classe dirigente scelta davvero dai cittadini e non cooptata dall’alto».

Il lavoro

L’altra grande questione, continua Manfredonia, «è il lavoro, che misura la vita civile di un Paese. Se il lavoro è povero, sottopagato, insicuro, diviene nuova schiavitù e si trasforma in negazione della democrazia. Al di là della discussione sul salario minimo, noi è da tempo che diciamo che ci vuole un salario degno, per garantire una vita libera e dignitosa alle persone, e dobbiamo trovare un indice che lo può determinare, senza dimenticare anche un ragionamento sul guadagno massimo consentito, di cui si parla troppo poco e che è invece un tema centrale».   

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.