Non profit

Acli: Casarini si metta il cuore in pace

L'ufficio stampa delle ACLI replica ad alcune dichiarazioni rilasciate dal leader delle "tute bianche"

di Acli

Con una “nota” dell’ufficio stampa le ACLI prendono atto di alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa dal leader delle “tute bianche” Luca Casarini, secondo le quali – a proposito della dissociazione delle ACLI dal Genoa Social Forum – «a questo punto non è il Presidente delle ACLI a porre problemi a noi: dopo le sue dichiarazioni saranno, semmai, gli aclisti a porne a lui». «Le ACLI – ricorda Casarini – non appartengono al GSF, anche se molti loro iscritti stanno con noi».
«Casarini – invita la “nota” delle ACLI – torni ad occuparsi di scudi, tute bianche, balestre, “zone rosse” ed altre simili amenità anziché lanciare ridicoli sospetti sulla legittimazione dei vertici delle ACLI. E se proprio vuole infischiarsene delle parole del Presidente Bobba, tenga almeno conto di quanto emerso in un sondaggio tra gli 850 partecipanti al recente Convegno di Vallombrosa sul rapporto tra le ACLI e il movimento anti-globalizzazione».
In merito agli avvenimenti di Genova, i partecipanti al sondaggio esprimono tendenzialmente un’opinione negativa (68%) sull’operato dei leaders del Genoa Social Forum, sostengono (63%) che è necessario tutelare tanto il diritto a manifestare quanto quello di salvaguardare l’ordine pubblico e che solo il 13,5% ritiengono che a continuare a coordinare e guidare il movimento anti-globalizzazione debba essere il Genoa Social. Forum.
Casarini si metta dunque il cuore in pace. Se, come dice lui, veramente ritiene che la base aclista sia tutt’altra cosa rispetto ai vertici, si rivolga direttamente agli aclisti e si candidi – come è prassi in democrazia – alla carica di Presidente al prossimo Congresso.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.