Non profit
Acli: 4 sì per il 12 e 13 giugno
Un documento della Presidenza nazionale dà le indicazioni agli iscritti sui quattro quesiti
di Redazione
Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani invitano i propri iscritti a recarsi alle urne per i referendum del 12 e 13 giugno ed esprimono l’indicazione a votare quattro sì ai quesiti proposti. È un documento della Presidenza nazionale a formalizzare la posizione delle Acli ed offrire le motivazioni principali delle scelte su acqua, nucleare e legittimo impedimento.
Il referendum abrogativo è «uno strumento incompleto e insufficiente da solo a governare le grandi questioni». Malgrado ciò, scrivono le Acli, «rimane un passaggio fondamentale verso la democrazia partecipativa». Purché l’esercizio del diritto di voto dei cittadini sia letto come «punto di partenza per un dialogo fecondo sui temi che riguardano l’Italia e il suo futuro».
È soprattutto sui due quesiti riguardanti la gestione dei servizi idrici che i circoli e i territori delle Acli si sono mobilitati. Lo dimostra il milione e 400 mila firme che l’associazione ha contribuito a raccogliere: «Nessuna proposta di referendum, nella storia della repubblica italiana, aveva mai raccolto un sostegno così ampio da parte della popolazione». È il segno che «sull’acqua si gioca una partita vitale per il futuro», affermano le Acli, che invitano a votare due sì contro la privatizzazione forzata dei servizi idrici perché «l’acqua è un bene comune, non un bene economico», e «non si possono creare profitti da un bene comune». Oltretutto, aggiungono, «c’è il rischio reale di un aumento per le tariffe dei consumatori», senza garanzia alcuna per il miglioramento dei servizi.
Occorre «ripensare il modello di gestione dei servizi idrici», precisano le Acli, che auspicano il coinvolgimento in questo settore dell’impresa sociale – società civile, fondazioni, istituzioni – nella prospettiva di costruire «modelli di gestione privatistici, ma con finalità pubbliche». Un «nuovo modello di economia civile» che «potrebbe prendere avvio proprio dalla gestione di beni comuni come l’acqua o l’energia».
Anche sul nucleare, «pur non avendo aderito al comitato referendario», le Acli invitano a votare sì per abrogare le norme che disciplinano il ritorno delle centrali in Italia. «Una scelta di buon senso – scrivono – dettata dal principio di precauzione che vale per noi in tutte le questioni nelle quali è in gioco il rapporto tra tecnica e vita». E in questo caso, almeno «allo stato attuale», «i rischi sembrano prevalere sui benefici».
Infine il legittimo impedimento. Anche in questo caso le Acli non sono state tra i promotori, ma «chiamati a scegliere, il 12 e 13 giugno votiamo sì». «Sebbene il nostro Paese possa aver bisogno di garanzie per le alte cariche istituzionali – si legge nel documento – non può essere una legge ordinaria a introdurle attraverso una forzatura della maggioranza di governo. È necessaria invece una legislazione costituzionale approvata a larga maggioranza. Ma soprattutto, in un momento di difficoltà condivise dalle famiglie e dai cittadini, con il nostro sì esprimiamo tutta la nostra contrarietà ad un’azione politica che ha posto questo tema al centro dell’attenzione per mesi interi, a scapito dei reali bisogni dei cittadini».
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