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Achini (CSI):«La partita educativa è l’unica che nessuno può perdere»
Oggi il Consiglio dei Ministri ha nominato Giovanni Malagò Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, eletto dal Consiglio nazionale del 19 febbraio, per il quadriennio 2013-2016. In Giunta anche CSI-Centro Sportivo Italiano. Abbiamo intervistato il presidente Massimo Achini.
Un altro quadriennio nella stanza dei bottoni dello sport italiano…
Siamo orgogliosi di poter dire che, anche nei prossimi quattro anni, c’è un po’ di oratorio nelle Giunta nazionale del Coni. Siamo convinti di poter portare un significativo contributo a tutto il sistema sportivo italiano valorizzando lo sport come strumento di educazione. Ringrazio la Giunta precedente come dirigente sportivo e come persona per l’importante esperienza.
Giovanni Malagò rappresenta una nuova gestione, cosa cambierà per il CSI?
Nulla perché noi siamo sempre al servizio del sistema sportivo italiano con questa grande passione educativa. Probabilmente in questo momento in cui lo sport italiano vivrà un momento di cambiamento, una sorta di svolta epocale, non possiamo che essere contenti due volte per esserci per offrire il nostro contributo. A Giovanni Malagò ci lega una stima e un’amicizia di lunga data e ne conosciamo bene la sensibilità educativa e siamo entusiasti di poter far parte di questa Giunta.
Quali sono le priorità che porterete avanti?
CSI rappresenta tutti gli enti di promozione sportiva. In questa chiave vogliamo dare un contributo ad alcune sfide che secondo noi sono importantissime. Che sono la valorizzazione dello sport per tutti, che significa dare forza e voce allo sport di base, alle 90mila società sportive che operano nel Paese che si basano solo sul volontariato. Vogliamo contribuire ad aumentare il tasso di pratica sportiva degli italiani, tenuto conto che l’operazione ha risvolti positivi sotto il profilo sociale, sanitario, educativo.
Il programma di Giovanni Malagò darà la giusta attenzione agli aspetti educativi dello sport?
Quella educativa resta l’unica partita che oggi nessuno si può permettere di perdere.
La questione educativa deve diventare la questione centrale di tutte le politiche del Coni.
Insieme alle medaglie che sono importanti deve avere pari dignità lo sport come strumento di educazione alla vita. Penso che si vada verso una stagione dove il Coni voglia riaffermare la sua presenza sul territorio con i Coni point e rafforzare un lavoro di sensibilizzazione verso lo stile di vita sportivo e sano nelle scuole.
Il nuovo Coni vuole attirare sempre più sponsor che, come si sa, celebrano i supercampioni. Non c’è il rischio che si perda di vista lo sport di base?
È un rischio e un’opportunità. Lo sport per tutti e lo sport di base erano indicati come priorità nei programmi dei due candidati alla presidenza che li descrivevano con chiarezza e con coraggio. Conoscendo Malagò sono molto fiducioso. Se entreranno ulteriori sponsor per lo sport di vertice, si libereranno risorse per lo sport di base.
Nel mondo dello sport paralimpico pensa ci sia stata delusione per il fatto che in Giunta non sia entrato Luca Pancalli, sostenuto da Raffaele Pagnozzi, l’altro candidato.
Mi auguro di no. La figura di Pancalli si è talmente affermata nel sistema italiano che gode della stima da parte di tutti. Credo che lo sport paralimpico sia valorizzato in questo quadriennio.
Qual è la prima cosa che ha segnato nella sua agenda da portare all’attenzione del Coni?
La valorizzazione dello sport in parrocchia. Oggi in Italia ci sono oltre 10mila gruppi sportivi parrocchiali che vengono trattati come le altre società sportive. Nel senso che dal punto di vista burocratico sono vincolate a tutte le normative di una palestra, ad esempio, sono obbligate alla registrazione dell’atto costitutivo dal notaio. Ma un conto è avere 200 tesserati che vanno in palestra e un altro è avere 200 ragazzini che sono seguiti non solo dal punto di vista dell’attività motoria ma anche del comportamento. Rispettando regole di massima trasparenza, si potrebbe creare nel registro delle società sportive una sezione per i gruppi parrocchiali destinatari di uno snellimento burocratico.
Lo sport in oratorio è vivo? Resiste nonostante tutte le altre attività che svolgono i bambini?
Lo sport in oratorio non rappresenta il passato, ma un’occasione per il presente e per il futuro. Questo è il contributo che vogliamo dare al nuovo Coni. Se lo sport di oggi vuole ritrovare se stesso, i valori che può trasmettere, deve ritornare a essere se stesso a partire di valorizzare quella componente dello sport in oratorio che ha sempre fatto parte del sistema sportivo italiano.
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