Immigrazione
Accordo Italia-Albania, esternalizzare le frontiere è una politica fallimentare
93 voti favorevoli, 61 contrari e nessuna astensione. Questa mattina l’aula del Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge di ratifica dell'accordo Italia-Albania. Ma questo è un Accordo che getta le basi per la violazione del principio di non respingimento e per l’attuazione di pratiche di detenzione illegittima
di Anna Spena
93 voti favorevoli, 61 contrari e nessuna astensione. Questa mattina l’aula del Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge di ratifica dell’accordo Italia-Albania.
L’accordo prevede la realizzazione, su territorio albanese, ma con fondi italiani, di due strutture dove allestire centri per la gestione di migranti illegali. Inizialmente potrà accogliere fino a 3mila persone che rimarranno il tempo necessario per espletare le procedure delle domande di asilo ed eventualmente rimpatrio.
Già nelle ore immediatamente successive alla firma dell’Accordo (avvenuta a Roma il 6 novembre 2023 nrd) l’avvocato ed esperto di diritti umani e diritto d’asilo Fulvio Vassallo Paleologo aveva dichiarato: «Colpisce immediatamente la portata disumanizzante dell’accordo, se solo si mette in evidenza l’uso pregiudiziale del termine “irregolari”, quando non addirittura “illegali”, per indicare tutte le persone soccorse in mare da navi militari italiane e condotte in Albania, ad eccezione di donne in gravidanza, persone vulnerabili e minori. In palese violazione delle norme interne ed europee che non prevedono procedure accelerate in frontiera al di fuori del territorio europeo e che impongono per tutti lo sbarco in un porto sicuro indicato dall’autorità che coordina le attività di ricerca e salvataggio, riconoscendo comunque a tutte le persone, senza alcuna discriminazione, a seconda della natura e della nazionalità della nave soccorritrice, il diritto di chiedere protezione internazionale secondo regole fissate da Direttive e Regolamenti europei, oltre che dalla Convenzione di Ginevra del 1951 in materia di asilo».
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L’accordo rischia «di danneggiare migliaia di persone che verrebbero portate in Albania e detenute dopo il loro salvataggio in mare. In base all’accordo, le persone rimarrebbero sulle navi diversi giorni prima di raggiungere l’Albania. Questa distorsione delle regole di ricerca e salvataggio è pericolosa, mette a rischio vite umane e colpisce persone che si trovano già in condizioni di vulnerabilità a causa delle circostanze dei viaggi, segnando un capitolo vergognoso per l’Italia», spiega Matteo De Bellis, ricercatore di Amnesty International su migrazioni e asilo. «Le persone sbarcate in Albania e portate nei centri, compresi i richiedenti asilo, sarebbero automaticamente detenute, senza la possibilità di lasciare le strutture fino a 18 mesi. Secondo il diritto internazionale, la detenzione automatica è intrinsecamente arbitraria e quindi illegale. È veramente il momento che le istituzioni europee riconoscano che l’accordo Italia-Albania creerebbe un sistema illegale e dannoso, che deve essere fermato. Invece di mettere a rischio la vita delle persone, le autorità dovrebbero garantire l’accesso a una procedura di asilo efficace e a vie di accesso sicure e regolari».
«Il Protocollo d’intesa tra Italia e Albania è di fatto una costosa operazione di propaganda che ha l’obiettivo di impedire ai migranti di mettere piede sul suolo italiano e che rischia di provocare delle violazioni di diritti umani e disparità di trattamento tra migranti che approdano in Italia e in Albania. Il focus dell’intesa ruota intorno al trasferimento e al trattenimento dei migranti soccorsi in acque internazionali dalle navi delle autorità italiane in un Paese che non fa parte dell’Ue e non è vincolato a rispettarne principi umanitari né normative», commenta l’organizzazione umanitaria Emergency.
Infatti per la sua collocazione geografica, Shengjin, il porto deputato allo sbarco dei migranti che si trova nell’Albania del nord, non dovrebbe essere considerato “place of safety” per chi viene soccorso nel Mediterraneo centrale: arrivare fin lì significa costringere i naufraghi a un viaggio più lungo del necessario, posticipando la richiesta di asilo e l’accesso a servizi essenziali, come cure mediche e supporto psicologico.
«Ci troviamo dunque di fronte a un nuovo capitolo della politica di esternalizzazione delle frontiere che ha già dimostrato di essere fallimentare per la protezione dei migranti e ha incoraggiato la tratta di esseri umani e la ricerca di via illegali per entrare in Europa, rendendo le traversate più pericolose, con oltre 22 mila morti nel Mediterraneo Centrale dal 2014 ad oggi, di cui oltre 2.400 solo nel 2023», conclude Emergency. «Senza contare che questo accordo prevede un costo anche economico per la duplicazione di uffici e strutture, per la costruzione e la gestione dei due centri, per una sorta di indennità da versare all’Albania e per la spola delle navi italiane tra le due sponde dell’Adriatico, risorse che potrebbero essere usate per un’accoglienza dignitosa, progetti di cooperazione internazionale nei Paesi di origine e per creare vie legali di accesso in Europa».
Credit foto Lapresse/Paolo Santalucia
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